Come uno scambio di microbi buoni
Così la scrittrice Naomi Alderman ha definito il suo rapporto con la (più nota) collega Margaret Atwood. Una sorta di empatia artistica. Che ha dato frutti duraturi. E accomuna i tanti sodalizi nati negli anni grazie all’iniziativa Mentor & Protégé, progr
Succede che si studi scrittura creativa, che si progettino videogiochi, che si pubblichino libri e che si venga ben recensiti. Che il Guar
dian ti affidi una rubrica sulle nuove tecnologie e che prestigiose riviste letterarie ti indichino, alla soglia dei 40 anni, tra i giovani scrittori più promettenti del 2013. Sempre alla soglia dei 40, però, succede che lo stile sia formato, ma l’idea per il «Grande Romanzo» non sia ancora arrivata.
Era più o meno a questo punto della sua carriera creativa Naomi Alderman, londinese classe 1974, quando nel 2013 entrò a far parte del programma Rolex Mentor& Protégé che, a cadenze biennali, propone i nomi di celebri artisti come potenziali Maestri i quali poi, in collaborazione con Rolex Institute, determinano il profilo dell’Allievo con cui intendono lavorare.
Ogni Maestro riceve un compenso di
100 mila franchi svizzeri. Ogni Allievo ottiene invece una borsa di studio di 40 mila franchi per il periodo di insegnamento, al termine del quale, se ne scaturisce un’opera, una pubblicazione, un’esibizione o un evento pubblico, può chiedere altri 30 mila franchi per finanziarne la produzione. Un programma ambizioso, lanciato nel 2002 per «contribuire a tramandare il patrimonio artistico mondiale», in cui ogni anno sono selezionate discipline diverse: nel 2018–2019 riguarderanno l’architettura, la danza, la letteratura e la musica, nel 2020–2021 sarà il turno del cinema, del teatro, delle arti figurative.
Un’iniziativa prestigiosa in cui nel passato hanno partecipato «Maestri» come Philip Glass, Robert Lepage, Anish Kapoor, Martin Scorsese, Mira Naira, Toni Morrison, Gilberto Gil, Brian Eno, Robert Wilson, solo per citarne alcuni.
Quest’anno, il programma filantropico multidisciplinare creato da Rolex Institute ha appena annunciato che riunirà, nel periodo di insegnamento che coprirà il 2018 e il 2019, l’architetto britannico di origini ghanesi David Adjaye, che ha scelto di lavorare con Mariam Kamara, 38 anni, nigeriana, la quale sta sperimentando nei suoi progetti nuovi adattamenti alle tecniche locali africane; il musicista indiano Zakir Hussain con Marcus Gilmore, 31 anni, fra i batteristi Usa più innovativi; la coreografa canadese Crystal Pite con Khoudia Touré, 31 anni, senegalese, pioniera della street dance urbana; e lo scrittore irlandese (oggi stabilitosi a New York) Colm Toíbín con Colin Barrett, 35 anni, anch’egli irlandese, la cui raccolta di racconti Young Skins ha ricevuto il First Book Award del Guardian. Rolex Mentor&Protégé chiede a ma
estri e allievi di interagire per almeno sei settimane durante il periodo di mentorato, che ha durata biennale. Ma parecchie coppie scelgono di trascorrere insieme molto più tempo. È quel che è accaduto alla scrittrice Naomi Alderman.
La sua mentor, nel 2013, fu la (più nota) collega canadese Margaret Atwood, la narratrice che ha rilanciato a livello globale la fantascienza immergendola nella psicologia sociale e nell’antropologia. «Un rapporto che ha creato un “click” reale nella mia vita, al di là di quel che può accadere tra un maestro e un allievo, ed è divenuto intensamente personale, come lo sono tutte le amicizie vere» ha dichiarato Alderman.
Il frutto di questo rapporto virtuoso, che dura ancora oggi, è stato per Naomi un romanzo distopico che molto ha delle atmosfere e degli obiettivi di The
handmaid’s tale della Atwood (divenuto di recente una serie televisiva su Hulu, pluripremiata) pur conservando una sua distintiva voce narrativa. Parliamo di The
Power, romanzo uscito in Italia nel 2017 per le edizioni Nottetempo con il titolo
Ragazze elettriche: racconto violentissimo di un mondo governato dalle donne in cui si mescolano abusi, misticismo e globalizzazione e che, dopo aver vinto il prestigioso Baileys Prize, diverrà anch’esso una serie tv.
Il rapporto tra le due scrittrici, però, ha cambiato anche Margaret Atwood:«Gli scambi tra scrittori, com’è noto, sono difficili da immaginare. Parole, parole, parole, direbbe Amleto e nulla che si possa fotografare, come accade per esempio, nella danza» dichiara la scrittrice. «Ciò nonostante, a volte uno scambio vero si verifica. Pensatelo come una trasmissione di microbi buoni: invisibile, eppure potentissima».