Patrick Cutrone, il cielo in una maglia
A soli 20 anni Patrick Cutrone è appena stato convocato per giocare in Nazionale. Dopo la disfatta dei Mondiali, la rifondazione parte (anche) da lui.
Così, proprio così, non l’aveva pensato neanche lui: 18 marzo 2018, prima convocazione in Nazionale. Patrick Cutrone, 20 anni appena compiuti, 1.036 minuti giocati in Serie A con sette gol, 662 minuti giocati in Europa League con quattro gol, attaccante titolare del Milan essendo partito da ragazzo aggregato alla prima squadra per fare numero o quasi. Nazionale italiano nel primo capitolo della ricostruzione del D.S., ovvero del Dopo Svezia, capitolo più triste e amaro della storia del calcio italiano. Spazio ai giovani? Eccolo. Non è solo anagrafe, è anche voglia. Perché Cutrone rappresenta un modo nuovo di essere calciatore esordiente: è la grinta che supera il talento, è lo spirito che doppia la qualità estetica, sono i numeri che prescindono dall’età e dai due skills di cui sopra, ovvero talento e qualità estetica. Cutrone è quello che serve, perché segna e lotta, perché è arrivato a giocarsela con quelli che, parole sue, «fino a poco tempo fa guardava solo in televisione e alla playstation». Convocato per le amichevoli contro Argentina e Inghilterra. Convocato per quei sette gol in campionato e quattro in Europa League e pure per quell’esultanza che racconta molto di com’è: gol del pareggio contro il Chievo, convalidato dal Var, lui lontano dalle telecamere impazzisce di gioia, fa quasi il giro del campo, sorride, poi alza la testa al cielo.
Il significato è semplice e bellissimo: Cutrone di oggi è il Cutrone che ha sempre sognato di essere. La ricerca della felicità realizzata. Aveva otto anni quando entrò nel Milan. Lo voleva l’Inter. La storia l’ha raccontata suo padre: Patrick fece un provino coi nerazzurri, segnò otto gol, la società però decise di aspettare. A quel punto arrivò il Milan: era la squadra per cui tifava Patrick e a quel punto per accordarsi bastò una stretta di mano. Centotrentasei gol nel corso del decennio nel vivaio rossonero. Un’ultima stagione davvero importante in Primavera. Faceva il piccolo pendolare con i suoi genitori che lo accompagnavano. Oggi lo ripete spesso: a loro deve tutto quello che è arrivato, perché bisogna avere pazienza, voglia, amore e disponibilità. Sapete quante probabilità hanno i bimbi delle giovanili di una squadra come il Milan di arrivare in Serie A? Il 2,7 per cento. E solo perché il Milan è una di quelle squadre che i suoi giovani li porta nel gruppo dei grandi. Perché per gli altri la percentuale è più bassa. Non è solo una scommessa sul futuro economico, come molti potrebbero pensare. È la fiducia in un cammino in cui tuo figlio è felice, convinto, sereno. Sa che è difficile, ma ci crede. Si impegna, lotta, soffre, gioca, segna. I genitori hanno sostenuto un’idea, oltre che un desiderio. La Nazionale. Capito? Na-zio-na-le. Non fa niente che sia la più sbiadita di sempre, conta che arrivarci è un traguardo. Patrick ha indossato la maglia di tutte le rappresentative giovanili: under 15, 16, 17, 18, 19, 21. Ha sempre giocato e sempre segnato. Esultando sempre come un pazzo. Per il puro piacere della gioia di fare quello che faceva. Che è quello che fa.