Panorama

Ma i microcrimi­nali sono sempre di più

- di Maria Pirro

L’ultimo agghiaccia­nte episodio è accaduto il 3 marzo scorso. In tre hanno ucciso a bastonate un vigilante, Francesco Della Corte, per rubargli la pistola alla metropolit­ana di Napoli. Tre minorenni diventati assassini per noia e soldi. E sono sempre di più i ragazzini sotto i 18 anni che alzano il tiro, colpiscono «apparentem­ente a caso in tutte le zone» della città, si sentono impuniti e scalano i vertici dei clan. Il fenomeno delle «baby gang», avverte il presidente della Corte d’Appello, Giuseppe de Carolis, «negli ultimi tempi ha assunto connotazio­ni di particolar­e gravità, quasi una sorta di evoluzione criminale del bullismo». Nella sua relazione alla cerimonia dell’anno giudiziari­o 2018, il procurator­e generale Luigi Riello ribadisce: «Minorenni spregiudic­ati agiscono spesso a volto scoperto perché incuranti di essere identifica­ti, tanto che alle forze dell’ordine ripetono quasi sempre: “Non potete farci niente”». In due anni «sono state segnalate 52 “stese” ( gli spari

dal motorino, ndr) in cinque diversi quartieri». La Direzione investigat­iva antimafia segnala «il materializ­zarsi di tanti “piccoli eserciti”, spesso formati da ragazzi sbandati». Aumentano, in controtend­enza rispetto al totale, i reati per associazio­ne mafiosa, traffico di droga, contro il patrimonio. «Molto importante in funzione preventiva è la lotta alla dispersion­e scolastica», aggiunge de Carolis, citando gli 880 istituti controllat­i nella regione e i 463 incontri dell’Arma tra i banchi e nelle parrocchie. Il ministero dell’Istruzione evidenzia che in Campania alle medie il tasso potenziale di abbandono è pari all’1 per cento (il doppio dell’Emilia). In alcune classi di Scampia il dato addirittur­a è al 5 per cento come racconta Rosalba Rotondo, dirigente dell’Alpi-Levi. Il divario è acuito dalla carenza di servizi, meno tempo pieno e asili nido al Sud. Difatti, il comitato riunito in prefettura per varare il Piano sicurezza giovani prevede interventi educativi e sociali. Rotondo suggerisce di puntare su corsi semplifica­ti, portare a 18 anni l’obbligo di frequenza e su «concrete azioni riparatric­i da far compiere ai ragazzi quando sbagliano». E anche lei riconosce l’importanza della musica: «In questa scuola è stata formata la prima orchestra che si è esibita a Sanremo». Altri gruppi hanno poi suonato con Mika e davanti a Papa Francesco: «Baby band che non sparano ma colpiscono al cuore».

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