COM’È NATA E DOVE È ARRIVATA L’INDAGINE DEI MAGISTRATI FRANCESI
Dà conferenze in mezzo mondo. E a Parigi lo dicono superattivo nei suoi uffici in rue Miromesnil. Ma la giustizia francese non si è dimenticata di Nicolas Sarkozy, ex presidente e oggi ormai cittadino comune. Nei giorni scorsi è stato fermato dalla polizia nel quadro di un’inchiesta su presunti finanziamenti illegali della sua campagna elettorale (trionfante) alle presidenziali del 2007. Li avrebbe sborsati Muammar Gheddafi, ai tempi molto amico dell’ambizioso politico francese. L’inchiesta venne avviata sulla base di una nota ufficiale dell’allora regime libico, divulgata nel 2012 dal sito Mediapart, che evocava 50 milioni di euro di bustarelle a Sarkò. Uno degli intermediari tra Parigi e Tripoli, Ziad Takkiedinne, ha poi ammesso nel novembre 2016 di aver portato personalmente tra il 2006 e il 2017 cinque milioni in banconote dalla Libia fino agli uffici di Sarkozy, che era ministro degli Interni. E nel gennaio scorso un altro intermediario presunto, Alexandre Djouhri, è stato arrestato a Londra. Così i magistrati parigini si sono impossessati dei suoi documenti personali, apparentemente molto interessanti, mentre nel frattempo alcuni ex diginitari del vecchio regime di Gheddafi avrebbero accettato di parlare. A tutto questo si aggiunge, in un’atmosfera da vera spy story, la morte sospetta a Vienna nel 2012 di Choukri Ghanem, ex ministro del petrolio di Gheddafi annegato nel Danubio, che nelle sue note scriveva dei finanziamenti a Sarkozy. Senza contare la figura di Bachir Saleh, altro uomo forte dell’ex regime, che si rifiuta di venire a Parigi a testimoniare. Vive in Africa del Sud. Dove è stato ferito in una sparatoria a fine febbraio.