ATTENTI AI TOPI POCO COTTI E AI BICCHIERI D’ACQUA
di Caterina e Giorgio Calabrese; moglie e marito: tecnologa alimentare lei, medico nutrizionista lui.
I viaggi portano spesso anche in Paesi in via di sviluppo, dove le tradizioni alimentari e la preparazione dei cibi seguono un canone di elaborazione non sempre coincidente con gli standard elevati di noi italiani. La sicurezza alimentare è una componente fondamentale dell’allungamento della vita. In Italia le condizioni igieniche di produzione, allevamento ed elaborazione del cibo sono particolarmente curate. Il primo nemico da evitare fuori è il crudismo, specie di carni e pesci. Se si tratta di animali selvatici, poi, la salubrità e assenza di patologie non può essere accertata e garantita neppure per la popolazione locale. Nei paesi asiatici possono essere proposte carni di serpenti, scimmie, orsi, topi... La prima difesa è la cottura profonda. Le malattie potenzialmente contraibili possono essere molto pericolose per l’uomo, a cominciare dall’ebola. Le acque locali, inoltre, non sempre hanno i nostri standard di sicurezza e sanitizzazione, quindi il loro uso può trasmettere batteri locali, innocui per gli autoctoni, in qualche modo immunizzati, ma non per noi. Naturalmente, anche i cubetti di ghiaccio, ottenuti con acqua locale sono da evitare. Tra le bevande a cui dire di no, i liquori del posto, come i distillati, che possono essere ottenuti senza eliminare le parti nocive e la cui gradazione alcolica può essere sconosciuta. Il consiglio è quello di consumare acque in bottiglia chiusa e frutti sbucciabili, non semplicemente rinfrescati con acqua. Meglio astenersi anche da piatti che prevedano miscugli di cibi: potrebbero essere rimanenze non fresche. Certo, chi viaggia anche per assaporare la cucina locale, deve poterlo fare, ma proteggendosi al meglio: ponderando, cioè, le scelte.