Questi libri mi hanno salvato
Romanzi e poesie capaci di far innamorare, superare un lutto, una crisi. Parola del guru letterario John Freeman.
Il quarto numero della sua rivista, di cui ha appena lanciato l’edizione italiana con le edizioni Black Coffee, è dedicato agli «scrittori del futuro»: John Freeman, classe 1974, critico, talent scout letterario, trendsetter editoriale ed ex direttore della prestigiosa ma istituzionale rivista Gran
ta, ha deciso di dare a questa impresa il suo nome, Freeman’s. «Atto politico» e «questione etica»: così ha spesso definito la lettura, che ha promosso in ogni sua forma, compreso un libro per chi vuole avvicinare i grandi della letteratura: Come
leggere uno scrittore (Codice). Inevitabile che gli chiedessimo di svelarci quali libri gli hanno cambiato la vita. Infanzia: il libro che mi ha fatto scoprire i libri. «Quando avevo sei anni mia nonna, grande viaggiatrice, mi ha regalato una copia del Piccolo Principe: mi ha trasportato in un’altra dimensione e mi ha fatto capire che la meraviglia non deve necessariamente passare da un impegno morale. Da bambini sappiamo che gli animali non parlano, che non possiamo volare e che il mondo è un posto rotondo. Ma questo libro mi ha chiesto per la prima volta di
fare un salto con l’immaginazione». Vent’anni: il libro che mi ha fatto innamorare. «Ero all’università, seguivo un corso sul romanzo russo e leggevo An
na Karenina per la prima volta. Proprio allora ho incontrato la prima donna con cui sono stato sposato. Nessuno di noi due alla fine della nostra relazione si è steso sui binari, ma come inizio è stato abbastanza trascendente. La lezione che Tolstoj mi ha insegnato è che l’amore è bello e tragico al tempo stesso, e le due cose non si possono separare». Maturità: il libro che mi ha fatto
uscire da una crisi. «Ce ne sono tanti, vorrei dirne due. Il primo è una raccolta di poesie di Allen Ginsberg, Kaddish. Il Kaddish è la preghiera ebraica che si dice per qualcuno che è appena morto e quel libro ruota intorno alla madre di Ginsberg, malata mentale. Mi sono innamorato di lui, poeta dell’eccesso e della libertà. Ma quando mio fratello più piccolo è stato ricoverato per schizofrenia, aver attraversato quel dolore mi ha aiutato a capire, ad accettare. L’altro titolo è L’anno del pen
siero magico di Joan Didion, che insegna come ci sia lo choc prima dell’impatto del dolore. È stato fondamentale quando è mancata mia madre». Oggi: la mia ultima scoperta. «Mieko Kawakami, la giovane scrittrice giapponese preferita da Haruki Murakami, che è anche una delle 29 “Voci dal futuro” nel nuovo numero di Freeman’s. Ex cantante, attrice, poetessa, è specializzata in romanzi brevi, strani e inquietanti, una sorta di Edgar Allan Poe giapponese. Le edizioni e/o hanno acquistato all’ultima fiera di Francoforte i diritti per Italia e America, quindi la leggerete presto anche voi».