Made in Gilda
Il FuoriSalone secondo la sua geniale ed «esigente» ideatrice.
Dopo ventisei anni alla direzione di Interni e ventotto dal primo FuoriSalone (che ha inventato, nel 1990), Gilda Bojardi è ancora spalancata alle sorprese come una bambina davanti al mare. «Quante cose mi piacciono su cento che vedo? L’ottanta per cento» dice la signora del design italiano. Che poi, d’esser chiamata così, non ne vuol sapere: «Signora io? Sono una ragazza cresciuta, semmai» dice, con la “erre” di Fiorenzuola, dov’è nata. Insieme a partner come Audi ed Eni Gas e Luce anche quest’anno Interni darà vita a un “salone dentro il salone” con una serie di appuntamenti, installazioni e conferenze sul tema House in motion ospitati da tre location della Milano più bella e nascosta: l’Università degli Studi, l’Orto Botanico di Brera e Audi city lab, un cortile di cinquantasei metri di diametro al numero 11 di Corso Venezia. È consapevole d’essere temuta? Io? Non ne ho per nulla la percezione. Eppure. Ogni tanto mi sfogo, tutto qui. Ma sempre meno, a dir la verità. Forse son diventata troppo buona. Esigente, quello sì. Cosa succederà dentro l’Audi city lab? È l’ex seminario arcivescovile inaugurato nel 1620, con un cortile circondato da 152 colonne. Ospiterà un’installazione creata da MAD Architects, un anello luminoso del diametro di 30 metri che si rifletterà in uno specchio d’acqua. Il progetto è di un giovane architetto cinese: Ma Yansong/MAD Architects ( ne parliamo anche a pagina 87, ndr). Non sembra una fanatica del made in Italy. Al contrario, tra le sedici architetture all’Università degli studi ci saranno opere di Lissoni, Cibic, Rampello, Bellini e tanti altri giovani. All’Orto Botanico sorgeranno le settecento casette ecosostenibili e interattive di Mario Cucinella. Ma da un punto di vista delle idee il nostro scopo è mettere a confronto progettuali-
tà differenti per cultura, per età, per approccio. I giovani stranieri più interessanti? Gli strumenti di controllo della domotica creati da Yves Béhar per Hive sono bellissimi. Come la HouseEmotion dei giovani turchi di Tabanlioglu Architects, un cubo di bacchette metalliche con un cuscino morbido all’interno, che evoca il seno materno. Come si riconosce l’opera di un designer giovane da quella di uno più maturo? Generalizzando, dall’utilizzo pionieristico di tecnologie non consolidate o sperimentali. In Italia sappiamo fare solo divani e tessuti o siamo tecnologicamente all’avanguardia? Le installazioni sono create grazie a materiali concepiti da aziende innovative: penso ad Abet Laminat per la struttura di Colors on the Move di Aldo Cibic, o alle lastre in gres porcellanato di Casalgrande Padana e Italcer, in grado di purificare gli ambienti in cui vengono posate. Il concetto di design sembra allargarsi sempre di più, tant’è che inaugurerete gli eventi con uno spettacolo di danza contemporanea. Sarà una performance nel Baldacchino di Stanton Williams, con le coreografie immaginate dalla figlia. Lui, che è geniale, si trova sulla sedia a rotelle. Ci sembrava un dialogo poetico e bellissimo.