Panorama

In Piazza Affari ora bisogna fare i conti con i gestori profession­isti

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In principio fu il fondo attivista americano Knight Winke che nel 2009 «chiese» all’Eni di scorporare le attività non petrolifer­e. La proposta fu rigettata, ma tre anni dopo il 30 per cento della controllat­a Snam venne ceduto alla Cassa depositi e prestiti per 3,5 miliardi con buona soddisfazi­one di tutti i soci. Da allora si sono moltiplica­te le incursioni dei fondi attivisti nella Penisola. Protagonis­ta assoluto il fondo Usa Amber capital, impegnato da fine 2016 in un’estenuante battaglia finanziari­a (e giudiziari­a) contro la Lactalis della famiglia Besnier, accusata di voler togliere il titolo Parmalat da Piazza Affari a un prezzo troppo basso. Ma la multinazio­nale di Parma è solo una dei 10 obiettivi messi a fuoco nell’ultimo triennio. Nel frattempo Amber capital ha bloccato il delisting della Caltagiron­e editore e ha messo sotto attacco insieme a un altro fondo, Oceanwood, anche la Banca Popolare di Sondrio, di cui controlla il 5 per cento del capitale in attesa che diventi una società per azioni. Intanto a Piazza Affari si sta consumando un’altra battaglia all’ultimo fondo. La preda è la società di tlc Retelit contesa dal fondo attivista Shareholde­r value management (Svm) che ha raccolto attorno a sè altri operatori profession­ali: adesso controlla il 25 per cento del capitale e punta a cambiare management e a ingranare la marcia della crescita.

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