LARRY SABATO
docente di politica alla University of Virginia, fondatore e direttore del Center for Politics.
«Lo speaker che sognava un partito più
inclusivo, aperto a elettori neri, ispanici e immigrati allettati da una visione giovane e ottimista, è stato abbandonato» scrive il
New York Times. «Le crepe nel partito sono più evidenti che mai, con i populisti che seguono la guida del presidente Trump, contrapposti a ciò che rimane della corrente più tradizionalista di Ryan». Il Washington
Post parla invece della «devastante tempistica» del repubblicano, che ha annunciato il suo ritiro a sette mesi dalle elezioni di Midterm, rendendo ancora più incerte le sorti del Grand Old Party alla Camera. Avendo annunciato il suo ritiro, sarà difficile che Ryan riesca a convincere gli altri repubblicani che devono correre a novembre per essere rieletti a rimanere e combattere. Quando un partito si trova davanti una battaglia molto dura, se il generale si ritira nelle retrovie non aiuta. È presto, invece, per valutare cosa potrebbe accadere nel 2020. Si possono prevedere scenari in cui Trump verrà sconfitto, perché il Paese è stufo dei continui drammi, dei tweet odiosi e degli scandali. Ma ci sono anche scenari plausibili in base ai quali vincerà: se i democratici nominano un candidato debole e rimangono divisi in autunno, con esponenti di un terzo partito che prendono voti sufficienti per consentire al tycoon di riconquistare la Casa bianca.