Panorama

L’onere (onorevole)

QUANTO VERSANO I PARLAMENTA­RI AI LORO PARTITI

- (P.N.)

Di necessità virtù: con l’abolizione del finanziame­nto pubblico, per sopravvive­re le forze politiche devono praticare un’inflessibi­le e tassazione di senatori e deputati.

A mali estremi, estremi rimedi. I partiti, dopo l’abolizione del finanziame­nto pubblico, corrono ai ripari «tassando» gli eletti. La macchina organizzat­iva delle forze politiche, tra campagne elettorali, sedi e personale, ha infatti un costo. Che nella XVIII legislatur­a, con la fine dei rimborsi elettorali, sarà più difficile da coprire. Tutte le formazioni politiche provano ad aggirare l’ostacolo, imponendo o aumentando la quota che ogni parlamenta­re dovrà sborsare alle casse dei partiti. Al Nazareno sono i più cari: il Pd chiede a deputati e senatori una donazione di 2.000 euro mensili, spalmati tra federazion­e nazionale (1.500) e regionale (500). Il tesoriere dem, Francesco Bonifazi, ha introdotto anche un versamento iniziale di 30 mila euro, che il parlamenta­re ha la facoltà di rateizzare nell’arco della legislatur­a. I duri e puri del M5s, che dell’abolizione del finanziame­nto pubblico hanno fatto un’arma di propaganda elettorale, pretendono da ciascun eletto 300 euro al mese. Da destinare non al M5s, la struttura politica del movimento, ma all’associazio­ne Rousseau, entità autonoma e distinta presieduta da Davide Casaleggio. I 331 parlamenta­ri grillini verseranno ogni anno sul conto corrente privato dell’associazio­ne di proprietà della famiglia Casaleggio un totale di un milione e 191 mila euro. Sorride anche Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni, passato da 9 a 50 parlamenta­ri, incasserà mille euro al mese da ogni eletto. Per tutti i deputati meloniani c’è, inoltre, il sacrificio di un obolo iniziale di 20 mila euro. Anche Forza Italia fa i conti con il taglio del rimborso elettorale: Silvio Berlusconi chiederà ai parlamenta­ri 800 euro al mese oltre un contributo di inizio legislatur­a pari a 30 mila euro. Infine, la Lega di Matteo Salvini: nello Statuto è prevista una quota dell’indennità da versare al movimento senza stabilire l’importo. Ecco, della politica il tariffario è questo. Punta a creare un sistema di finanziame­nto parallelo per sostenere i costi della democrazia nella Terza Repubblica.

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