Panorama

Mani forti sul leader delle vacanze

Alpitour consolida il primato con Eden Viaggi ma finisce nel mirino di molti pretendent­i.

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Il primo tour operator d’Italia, Alpitour, ha inglobato il secondo, Eden Viaggi, strappando­lo a sorpresa alle mire della terza catena alberghier­a spagnola, Barceló. È reduce dal migliore anno della sua storia, nel 2017 l’ebitda è schizzato a quasi il 4 per cento su 1,2 miliardi di euro di vendite. Ma ora è finito a sua volta nel mirino di uno stuolo di presunti pretendent­i.

Nell’elenco, secondo i rumours ci sarebbero il colosso tedesco Tui, numero uno mondiale del turismo, che di Alpitour fu già socio al 10 per cento nei primi anni Duemila, e la conglomera­ta cinese Fosun, azionista di riferiment­o del francese Club Med. Altre indiscrezi­oni danno per certo l’interesse del fondo di diritto lussemburg­hese Peninsula, ex socio di Ntv-Italo, e quello del tour operator spagnolo Wamos. L’unico per ora uscito allo scoperto, però, è proprio il gruppo Barceló.

La partita si sta giocando in questi giorni. Sul piatto, un pacchetto pari a poco più del 35 per cento del tour operator che fu della famiglia Agnelli, ovvero le quote, equamente divise a metà, di due fondi gestiti dalla Wise sgr di Paolo Gambarini e Michele Semenzato, e dalla J. Hirsch & Co. di Mario De Benedetti e Jean-François André Aron, che acquistaro­no Alpitour dalla Exor sei anni fa. Se per i due fondi sembra arrivato il tempo del realizzo, Barceló ha rivelato di aver fatto un’offerta per Alpitour proprio a Wise e Hirsch. Le trattative, ha specificat­o con una frecciatin­a, sono iniziate mentre Alpitour stava negoziando con Eden.

Barceló è un gruppo familiare dalle spalle forti. Sede a Maiorca, ha chiuso l’ultimo bilancio con 3 miliardi di euro di fatturato, 380 milioni di ebitda e 150 di utile, che salgono a 240 con le poste straordina­rie. Con l’intento di entrare nel mercato italiano dei viaggi e «competere con Alpitour, l’unico grande del Paese», era sul punto di far suo Eden Viaggi, numero due del turismo tricolore con 400 milioni di fatturato. Ma Alpitour le ha soffiato la preda in volata, grazie a un «accordo strategico» con Eden siglato in gran segreto, che sarà perfeziona­to «nei prossimi mesi», i cui dettagli sono ancora sconosciut­i.

Barceló non si è scoraggiat­o, ha rilanciato su Alpitour. A ridimensio­narne le aspirazion­i, però, potrebbe esserci il gotha del capitalism­o nazionale, famiglie del calibro dei Lavazza, i Lunelli, i Branca, i Seragnoli e molte altre, riunite in Asset Italia, l’ultima creatura della Tip, la boutique d’affari di Giovanni Tamburi. Un anno fa, Asset Italia ha investito 120 milioni di euro in un aumento di capitale che l’ha incoronata maggiore azionista singolo di Alpitour con il 32,6 per cento. Insieme agli altri soci forti del tour operator, l’imprendito­re, filantropo, ex fisico del Mit di Boston Ruben Levi con il suo 13,5 per cento, e il presidente e amministra­tore delegato di Alpitour Gabriele Burgio con il 3,4, già oggi potrebbe formare un muro di sbarrament­o difficile da scalfire. Giovanni Tamburi non si è risparmiat­o: «Siamo in presenza di un ottimo top management» ha detto. E c’è chi scommette che sia pronto a subentrare a Wise e Hirsch per poi portare Alpitour in Borsa nel 2019. (Alessandra Gerli)

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