Panorama

In fabbrica arriva l’operaio Robocop

Molte aziende dell’auto stanno sperimenta­ndo l’esoschelet­ro per ridurre la fatica e aumentare la produttivi­tà dei lavoratori. In Italia c’è già chi parla di schiavismo. E ti pareva...

- di Guido Fontanelli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

In fabbrica sta arrivando una rivoluzion­e

che potrà cambiare in meglio la vita dei lavoratori, ma innesca anche un dibattito sul fronte etico: è giusto che gli operai utilizzino gli esoschelet­ri, cioè quegli apparecchi indossabil­i che permettono di ridurre la fatica e di aumentare la produttivi­tà? È bastato che una decina di dipendenti dello stabilimen­to Fiat-Fca di Melfi iniziasse una sperimenta­zione con alcuni di questi esoschelet­ri per scatenare una serie di reazioni negative. Come quella di Gianni Leggieri, consiglier­e regionale del Movimento 5 Stelle, secondo il quale l’adozione di una simile tecnologia per aumentare la produttivi­tà del lavoratore nella fabbrica, e quindi il profitto di Fca, è addirittur­a una nuova forma di schiavismo. Anche il sindacato è combattuto tra le paure di sfruttamen­to e l’evidente migliorame­nto delle condizioni del lavoro. Gli esoschelet­ri possono essere attivi, cioè motorizzat­i, o passivi, come un sostegno alle gambe che sorregge il lavoratore quando è accucciato, o legato a un braccio per alleviare la fatica mentre compie una delicata saldatura. La sperimenta­zione di questi strumenti è particolar­mente avanzata nel settore automobili­stico. La Ford sta provando esoschelet­ri realizzati dall’azienda americana Ekso Bionics: hanno una colonna di metallo per alleggerir­e la pressione della schiena e le braccia sono caricate a molla per aiutare gli operai a realizzare i movimenti di sollevamen­to ripetitivi (di solito più di 70 all’ora). «Il mio lavoro richiede di lavorare sopra la testa, quindi quando torno a casa la schiena, il collo e le spalle di solito fanno male» ha raccontato Paul Collins, operaio della Ford. «Da quando ho iniziato a usare il giubbotto non sono dolorante e ho più energia». Pragmatico, il sindacato americano United Auto Workers guarda con interesse a queste nuove tecnologie, visto che aumentano la sicurezza e riducono la fatica.

Negli Usa la General Motors sta te- stando il RoboGlove, guanto robotizzat­o che moltiplica la forza di presa del lavoratore, mentre la Bmw sperimenta l’esoschelet­ro Airframe creato dall’americana Levitate Technologi­es: è stato provato da 66 dipendenti, ed essendo molto leggero e poco invasivo gli operai hanno chiesto di continuare a usarlo anche dopo il periodo di test. All’Audi la sperimenta­zione è stata avviata negli stabilimen­ti di Ingolstadt e Neckarsulm: riguarda un esoschelet­ro che pesa solo 3 chilogramm­i e riduce del 20-30 per cento gli sforzi durante i turni di lavoro.

Anche se gli esoschelet­ri vengono

testati in altri settori, come la metallurgi­a o l’edilizia (per carichi pesanti), l’industria dell’auto è la più coinvolta perché ha lavorazion­i sofisticat­e e perché i suoi dipendenti stanno invecchian­do: in Occidente gli operai dell’automotive hanno un’età media di 54 anni. È evidente che gli esoschelet­ri possono rendere più produttiva una persona con i capelli grigi, allungando­ne la vita lavorativa.

«Noi pensiamo che questi strumenti serviranno a ridurre la fatica e lo stress e dovranno essere utilizzati solo se il lavoratore lo desidera» sostiene Maurizio Cremonini, responsabi­le marketing e business developmen­t della Comau (gruppo Fca, 1,5 miliardi di ricavi). Comau è socia, insieme all’islandese Össur, di Iuvo, società spin-off dell’Istituto di Bio Robotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa: alla fiera Automatica che si terrà dal 19 al 22 giugno a Monaco di Baviera, Iuvo presenterà un nuovo esoschelet­ro tutto italiano destinato al mondo del lavoro. n

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Audi, Bmw, Fca, Ford, General Motors, Hyundai sono alcune delle aziende che stanno testando l’uso di esoschelet­ri nelle loro catene di montaggio.
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