Il tuo verso è come un rap
Nonostante la supremazia digitale la poesia continua a esercitare la sua attrazione, nuove generazioni incluse. Perché come certe creature, sostiene Francesca Genti, ha un potere magico.
Magica e invincibile come l’unicorno. Ma anche «rinascente» dalle proprie ceneri come la fenice. Così è la poesia, che anche in epoca digitale trova nuove forme per circolare, sui social, attaccata ai muri o nei reading, le letture in pubblico che sono tornate di moda. È contemporanea e continua ad avere lettori di tutte le età ( Panorama, da alcune settimane, dedica la sua ultima pagina a un inedito in versi). Ecco, quella di Francesca Genti nel suo libro La poesia è un unicorno (Mondadori) è una lunga e bruciante dichiarazione d’amore che riafferma la forza di questa espressione. Lei, 43 anni, è una «poeta» (invece del canonico poetessa: tiene a questa formula, usata anche al femminile) e scandaglia in 152 pagine di prosa i perché la poesia sia capace, attraverso le epoche, di sintetizzare con un verso il mondo. Dei versi osserva però
con ironia anche i luoghi comuni comu e i pregiudizi (quando «non ci si capisce niente» o «basta andare a capo»). Lo fa - e questo è un merito - mettendosi dalla parte del lettore non addetto ai lavori. Perché la poesia continua ad affascinare? Parla di emozioni umane in modo sintetico. Può anche essere marginale rispetto alla propria epoca; poi, in quella successiva, come un fiume carsico riemerge e s’impone. Se ne trova molta sui social, con un livello spesso discutibile. L’amplificazione che ne fa la Rete è positiva. Poi, bisogna selezionare nel «mare magnum». I giovani apprezzano la poesia perché è sempre un linguaggio che va verso il futuro. Amore, nostalgia, perdita... i temi si ripetono da sempre.
« IL MONDO CHE VI PARE DI CATENE TUTTO È TESSUTO DI ARMONIE
La lirica poesia amorosa, può parlare ma il latino di qualunque Lucrezio cosa. ha anche C’è la scritto parola un impura trattato in poesia. in versi sulla natura. Non esiste Qual Il Cantico è il più delle bel creature componimento di Francesco antico? d’Assisi: dopo 800 pure anni le Rime lo capiamo di Guido e Cavalcanti. ci emoziona ancora. Scelgo E tra quelli moderni? Amo i versi di Sandro Penna: con pochissime parole e una metrica limpida esprime enormi verità. Tra i contemporanei, invece, scelgo la veneziana Silvia Salvagnini con la raccolta Il seme dell’abbandono. A proposito, in letteratura ci sono stati più poeti che «poete»... Quando bruciavano come streghe le donne che scrivevano, era difficile rivelarsi. Dal Novencento in poi si contano esempi assoluti: Amelia Rosselli, Silvia Plath, Wislawa Szymborska e, grandissima, Mariangela Gualtieri. I suoi «riti sonori» di lettura sono un’esperienza lisergica, straordinari. Attrezzi del mestiere: la rima è antiquariato? Al contrario, dà ritmo, sottolinea il cantabile. Pensiamo all’uso che se ne fa nei rap. Un consiglio alle schiere di aspiranti poeti? Non credere di essere unici. Anche da poeti si è in compagnia del proprio dna di lettori. Bisogna farsi contagiare da chi è venuto prima e quindi trasgredire. La poesia non dà pane, si dice. Lei gestisce un asilo domestico e la Sartoria Utopia una «capanna editrice» - non «casa editrice», sempre per usare le sue parole - che realizza a mano libri di versi. Per me la poesia è una vocazione. La devo scrivere anche se non mi dà da vivere. Nella storia ci sono stati poeti che hanno vissuto di ciò che componevano. Di molti di loro, però, si è perso persino il nome. Occorre essere all’altezza dei propri versi. Nel suo discorso per il Nobel, Eugenio Montale s’interrogava se oggi serva la poesia. Secondo lei? È utile come filastrocca per calmare un bambino, così come funziona da invettiva contro i potenti... Continua a servire per fare i conti tra noi e il mondo.