Dopo le case, ora su Airbnb affitto le persone
(E DÀ LORO UN LAVORO)
Il portale che ha rivoluzionato il modo di fare turismo, oltre agli appartamenti, ora punta a fornire esperienze uniche ai turisti di tutto il mondo. Generando nuove e redditizie opportunità. Un esempio: la nonna che insegna a fare le tagliatelle, in un anno, ha incassato 60 mila euro.
Nonna Nerina Tamanti ha 81 anni, ma le sue mani non sono mai stanche. Per una vita hanno lavorato in campagna e ora, quando potrebbero godersi un meritato riposo, due volte alla settimana ancora impastano farina, acqua e uova per creare rustiche e apprezzatissime fettuccine e pappardelle. Nonna Nerina non tira la pasta col mattarello per i suoi tre figli, sette nipoti e un pronipotino, ma per gli ospiti che ogni lunedì e mercoledì entrano a casa sua attirati dalle recensioni positive che centinaia di persone le hanno dedicato sul portale Airbnb: la piattaforma che ha rivoluzionato il modo di viaggiare di milioni di persone con una app per lo smartphone che permette di affittare case private per le proprie vacanze.
Per assistere a una sua lezione, partecipare sporcandosi le mani di uova e farina, scolare la pasta e degustarla al dente col sugo di funghi e piselli, le persone non solo sono disposte a spendere 85 euro, raggiungendola a Palombara Sabina, un paese sulle colline, a 40 chilometri da Roma.
Lei è una delle 50 mila persone che, in tutto il mondo, hanno deciso di mettere la propria «esperienza» in affitto su Airbnb. Trasformando una passione in un redditizio lavoro. «Sono già più di 300 i turisti che hanno assaggiato i suoi primi» dice Brian Chesky, il Ceo e co-fondatore di Airbnb che Panorama ha incontrato a San Francisco. «Nonna Nerina in un anno ha incassato 60 mila dollari» aggiunge il numero uno di Airbnb. Dal palco del Masonic Auditorium,
davanti a un pubblico di 3.500 persone (di cui 150 giornalisti), le gesta della «Charismatic Nonna» sono state citate come esempio del nuovo corso di Airbnb. «C’è anche chi è arrivato a guadagnare oltre 200 mila dollari in un anno». Le esperienze, in sperimentazione da alcuni anni solo in alcune località, «trasformano il viaggio in qualcosa di nuovo, più autentico» spiega Chesky. «Fanno scoprire il lato nascosto delle destinazioni, raccontano tradizioni e creano connessioni tra le persone, rivelando luoghi e costumi che non si possono trovare nei programmi dei tour operator».
Nonna Nerina non se ne intende di tecnologia e non ha mai acceso il computer. A pubblicare le sue gesta su Airbnb sono state la nipote Chiara con sua cugina Giada, cui sono bastati pochi clic sul web. Candidarsi a diventare un fornitore di esperienze è semplice e sembra riscuotere molto successo in Italia. Un dato rende meglio l’idea: da Napoli e costiera amalfitana, dove Airbnb ha appena aperto la possibilità di «vendere esperienze», in una settimana sono arrivate oltre 400 richieste. Domande che il portale valuta con attenzione prima di pubblicarle sul sito. Deve garantire qualità, originalità, sicurezza e, soprattutto, continuità del servizio. Entro giugno partiranno anche Venezia, le Cinque Terre in Liguria, Sicilia e Sardegna. Le iscrizioni sono già attive. «Queste iniziative piacciono a chi le vive, ma anche a chi le fornisce. Permettono di diventare artefici del proprio destino».
Per inventarsi un lavoro, l’unica cosa che serve è conoscere bene le usanze del luogo in cui si abita. In queste pagine ci sono alcuni esempi di italiani che hanno «svoltato» grazie ad Airbnb. C’è chi conduce i turisti alla scoperta di monumenti nascosti, chi fa scoprire come si prepara il parmigiano o il limoncello e chi insegna l’arte antica di forgiare un gioiello. Gli eventi preferiti sono enogastronomici, il 25 per cento di quelli prenotati. Una curiosità: l’Asia ha di gran lunga la più vasta offerta nel food, quasi il 50 per cento.
Le esperienze di Airbnb sono state lanciate quasi in sordina nel novembre 2016. A oggi sono attive in 60 differenti città. «Le prenotazioni durante il 2017 sono aumen-
tate del 2.500 per cento e la categoria è cresciuta 25 volte più rapidamente di quanto abbia fatto il servizio di affitto case durante il suo primo anno di vita» dice Chesky.
Per chi non conosce nel dettaglio Airbnb forse è utile una digressione storica. Il sito che oggi punta sulla vendita di esperienze è nato 10 anni fa dalla fantasia di tre studenti squattrinati a San Francisco: Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk. Tre nomi che alla maggior parte delle persone possono dire poco, fino a che non li si accomuna ad Airbnb, di cui sono gli inventori.
Se la passavano così male da non riuscire a pagare l’affitto della casa in cui coabitavano. Per questo decisero di affittare parte del loro alloggio a turisti di passaggio che non volevano spendere troppo in hotel. Per 20 dollari a notte misero a disposizione un materasso gonfiabile, connessione wifi, una piccola scrivania e la colazione. In una mese incassarono mille dollari. Un successo da cui nacque l’idea e il nome del loro primo sito: «Airbed and breakfast» ( materasso ad aria e prima colazione). Era il 2008.
Sembra di parlare di una epoca giurassica, invece sono passati solo 10 anni. Da quella intuizione Brian, Joe e Nathan (si vogliono fare chiamare per nome) hanno creato una fortuna e un impero che ha stravolto il modo di viaggiare. Con 4.5 milioni di soluzioni abitative distribuite in 81mila città, Airbnb è oggi una delle più grandi piattaforme di alloggi al mondo.
Negli ultimi 10 anni, gli host di Airbnb (così vengono definiti gli affittuari) hanno guadagnato oltre 41 miliardi di dollari, e i viaggiatori che hanno utilizzato la piattaforma hanno soggiornato in Airbnb più di 300 milioni di volte. Oggi l’azienda vale 31 miliardi di dollari, più della capitalizzazione dei gruppi alberghieri Hilton, Sheraton e Marriott messi insieme. «Dieci anni fa non avremmo mai immaginato che Airbnb potesse diventare tutto questo» spiega Chesky. «Allora, scambiarsi le case tra sconosciuti pareva una cosa folle. Oggi, milioni di persone lo fanno tutti i giorni. Nei prossimi 10 anni puntiamo a un miliardo di utenti. Vogliamo trasformare tutte le località del mondo in un posto dove le persone possano sentirsi a casa».
Un obiettivo troppo ambizioso? Chesky è convinto del contrario. Pensa che le esperienze espanderanno la community in maniera esponenziale. Si possono, infatti, prenotare sul loro sito anche senza dover affittare una casa.«Qu est’ annoscommettiamo molto sulle esperienze» continua Chesky «sia in termini di numeri sia di qualità dell’offerta. Entro pochi mesi saranno disponibili in più di mille destinazioni, che includeranno posti unici come l’Isola di Pasqua, la Tasmania e l’Islanda».