Alla Rai è di nuovo totonomine
Il Sudoku delle poltrone tv. Lo stallo politico sta dando vita a un clima di attesa e a un totonomine in continua mutazione. Mentre partono le procedure per il nuovo cda. Nominato con le regole renziane...
In Rai si sta come le anime nel limbo, «in attesa di sapere se si finirà all’inferno o in paradiso». La metafora dantesca arriva da Arturo Diaconale, consigliere d’amministrazione di centrodestra, e fotografa il clima che si respira nei corridoi della tv pubblica in questi giorni di grande instabilità politica, con ipotesi di alleanze che si fanno e disfano nel giro di poche ore, di pari passo con il totonomine interne: ormai quasi un Sudoku, essendo il più intricato e mutevole della storia Rai. L’accordo M5SPd a trazione grillina, affossato da Matteo Renzi a Che tempo che fa, penalizzerebbe l’attuale dg Mario Orfeo che, si dice, potrebbe invece restare al suo posto in caso d’intesa M5S-Lega e ancor di più, con la gran parte dei direttori attuali, in caso di un governo del presidente. Tra quelli che potrebbero aspirare a una poltrona se a dare le carte con Luigi Di Maio sarà Matteo Salvini, tra gli interni spiccano Gennaro Sangiuliano, Antonio Preziosi (in lizza per il Tg1), Luciano Ghelfi (Tg2) e Ludovico Di Meo (a capo di una rete). I grillini puntano invece su Milena Gabanelli (per la presidenza o una rete) e sul consigliere Carlo Freccero, mentre all’interno non possono ancora contare su professionalità da premiare. Perché dirigenti e direttori sono fermi, in opzione limbo, appunto. Lanciarsi tra le braccia dei grillini (come a destra o a sinistra) in assenza di un esecutivo e con la prospettiva di nuove elezioni, a giochi fatti potrebbe avere un rischioso effetto boomerang per tante carriere. L’unica certezza oggi è l’avvio delle procedure per il rinnovo del cda (l’attuale scade il 30 giugno). Sarà il primo nominato con le regole della legge (renziana) di riforma Rai: due consiglieri eletti dalla Camera, due dal Senato, uno dalla Rai e due dal governo. Che ancora non c’è...