Il diluvio Universiadi
Corse contro il tempo. L’appuntamento del 2019 si avvicina e in Campania non è stato fatto quasi nulla. Così Malagò prende di petto la situazione e affida tutta l’organizzazione a Coni Servizi.
È una corsa disperata contro il tempo quella che Coni Servizi sta ingaggiando per arrivare all’appuntamento di giugno 2019 con la fiaccola delle Universiadi all’ombra del Vesuvio. In tre anni, la Regione Campania e l’Agenzia regionale per le Universiadi non hanno fatto nulla, o quasi. Tanto che il commissario Luisa Latella ha già adombrato il fallimento: sapremo ad agosto se davvero si potrà portare a casa il risultato. Il presidente del Coni Giovanni Malagò non ha voluto mediazioni o tentativi di rendere meno traumatico il passaggio: via la Regione, il Cusi (dove siede l’avvocato del governatore Vincenzo De Luca) e l’Aru (che ha speso 23 milioni in iniziative e viaggi su 150 di budget per ristrutturare gli impianti) e mani libere alla società partecipata dal ministero dell’Economia, specializzata nella organizzazione di eventi sportivi internazionali e, date le circostanze, anche in miracoli. «È stata sottovalutata la portata dell’evento, equiparabile a un’Olimpiade» ha denunciato il prefetto Latella. «Di solito ci si prende una timeline di sei anni, invece l’operatività è iniziata solo nel 2016». Inoltre, «non è stato previsto un organigramma, non si è delegato a professionisti del settore, e quindi ci affidiamo anche al volontariato che ci dà una grande mano». I soldi ci sono, manca il tempo. Bisogna progettare la ristrutturazione dei 63 impianti disseminati nelle cinque province (molti risalenti agli anni 70), far partire le gare, affidare i lavori e incrociare le dita. L’Anac ha già dato disco verde per un totale di oltre 100 milioni di euro. L’ultimo appalto è per la costruzione di 2.500 casette prefabbricate nella Mostra d’Oltremare per ospitare i 7.200 atleti. Una scelta scellerata, per gli ambientalisti. Qualcuno l’ha già ribattezzato il campo nomadi universitario.