Davigo, il paladino della legalità
Dice che lui è cinico, ipocrita e che cavalca, con i grillini, pulsioni autoritarie. E chi sarebbe costui, quest’essere così grottesco? Il dottor Piercavillo Davigo. Nientemeno. Ti avviso che stai parlando di un alto magistrato. Grave, eh? Lo so, ma mica l’ho detto io. E chi? Indovina. Di sicuro un mascalzone. Errore. Un politico ladro. Sbagliato. Un suo imputato, magari assolto fortunosamente. Altro granchio. E parla, su. L’ha detto un suo collega. O meglio, una sua: è donna. Hai voglia di provocare. A definire in quel modo il magistrato Davigo è il sostituto procuratore presso la Corte di Cassazione Rita Sanlorenzo, ex segretaria di Magistratura democratica e candidata al Consiglio superiore della magistratura. Non so se mi spiego. E mica si ferma lì, la dottoressa Sanlorenzo. Sentiamo. Lo dipinge come esponente di una destra che spaccia illusioni, che sa solo chiedere pene più alte e più carcere, che è totalmente privo di qualsiasi cultura delle garanzie. Un magistrato, in pratica, che agisce al di fuori dello stato di diritto e contro la Costituzione. Non ci sarà qualche problema di concorrenza personale per l’elezione al Csm? Mi risultano candidati tutti e due. Possibile. Resta il fatto che le accuse restano e sono pesantissime. Senti questa: «Rischio di una permanente esibizione esibizion di popolarità» di fronte a «platee « osannanti». Traducendo: Traducen il magistrato Davigo, secondo s la sua collega, andrebbe a cercare legittimazione, legittima piuttosto che nel codice, nelle n piazze. Rassicurante non sembra. semb E devo dire che il ritratto ca calza. Me la ricordo rico la passeggiata in Galleria a Milano tra due ali di folla già nel 1993: con lui c’era Antonio Di Pietro, ma sfilava pure Gherardo Colombo, una «toga rossa» come la dottoressa Sanlorenzo che ora se ne lamenta. Verissimo. Solo che gli altri si sono squagliati in un modo o nell’altro. E padrone del campo è restato il dottor Davigo, l’amico dei grillini e di Travaglio, il «fautore di una magistratura intesa non come corpo dello Stato al servizio della legalità, ma come tutore esclusivo della moralità pubblica». Occhio: è sempre la dottoressa Sanlorenzo che parla. È un fiume, questa Sanlorenzo. E impetuoso: «Se fossi Davigo non godrei così visibilmente per intervistatori compiacenti». Capito? Lo accusa di essere una ruotona ben oliata del circuito mediatico-giudiziario: «Vellica il consenso personale a scapito della fiducia nell’istituzione». Una specie di Grillo-Casaleggio in magistratura? Questo la Sanlorenzo tra virgolette non lo dice. Lo lascia capire. E insomma, non dovremmo fidarci di Davigo? Beh, su questo vedi tu!