Panorama

Davigo, il paladino della legalità

- di Andrea Marcenaro

Dice che lui è cinico, ipocrita e che cavalca, con i grillini, pulsioni autoritari­e. E chi sarebbe costui, quest’essere così grottesco? Il dottor Piercavill­o Davigo. Nientemeno. Ti avviso che stai parlando di un alto magistrato. Grave, eh? Lo so, ma mica l’ho detto io. E chi? Indovina. Di sicuro un mascalzone. Errore. Un politico ladro. Sbagliato. Un suo imputato, magari assolto fortunosam­ente. Altro granchio. E parla, su. L’ha detto un suo collega. O meglio, una sua: è donna. Hai voglia di provocare. A definire in quel modo il magistrato Davigo è il sostituto procurator­e presso la Corte di Cassazione Rita Sanlorenzo, ex segretaria di Magistratu­ra democratic­a e candidata al Consiglio superiore della magistratu­ra. Non so se mi spiego. E mica si ferma lì, la dottoressa Sanlorenzo. Sentiamo. Lo dipinge come esponente di una destra che spaccia illusioni, che sa solo chiedere pene più alte e più carcere, che è totalmente privo di qualsiasi cultura delle garanzie. Un magistrato, in pratica, che agisce al di fuori dello stato di diritto e contro la Costituzio­ne. Non ci sarà qualche problema di concorrenz­a personale per l’elezione al Csm? Mi risultano candidati tutti e due. Possibile. Resta il fatto che le accuse restano e sono pesantissi­me. Senti questa: «Rischio di una permanente esibizione esibizion di popolarità» di fronte a «platee « osannanti». Traducendo: Traducen il magistrato Davigo, secondo s la sua collega, andrebbe a cercare legittimaz­ione, legittima piuttosto che nel codice, nelle n piazze. Rassicuran­te non sembra. semb E devo dire che il ritratto ca calza. Me la ricordo rico la passeggiat­a in Galleria a Milano tra due ali di folla già nel 1993: con lui c’era Antonio Di Pietro, ma sfilava pure Gherardo Colombo, una «toga rossa» come la dottoressa Sanlorenzo che ora se ne lamenta. Verissimo. Solo che gli altri si sono squagliati in un modo o nell’altro. E padrone del campo è restato il dottor Davigo, l’amico dei grillini e di Travaglio, il «fautore di una magistratu­ra intesa non come corpo dello Stato al servizio della legalità, ma come tutore esclusivo della moralità pubblica». Occhio: è sempre la dottoressa Sanlorenzo che parla. È un fiume, questa Sanlorenzo. E impetuoso: «Se fossi Davigo non godrei così visibilmen­te per intervista­tori compiacent­i». Capito? Lo accusa di essere una ruotona ben oliata del circuito mediatico-giudiziari­o: «Vellica il consenso personale a scapito della fiducia nell’istituzion­e». Una specie di Grillo-Casaleggio in magistratu­ra? Questo la Sanlorenzo tra virgolette non lo dice. Lo lascia capire. E insomma, non dovremmo fidarci di Davigo? Beh, su questo vedi tu!

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Piercamill­o DavDavigo magistrato presso la Corte di cassazione.

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