Lorenzo Serafini. Dove cercare leggiadria di stile e di vita
Da romagnolo ama i tortellini fatti a mano, non esce mai senza profumo e adora lo shopping vintage. Manie e consigli di Lorenzo Serafini, designer di Philosophy.
Èl’idolo delle teenager, quelle più romantiche che sognano di indossare i suoi abiti lunghi, in voile di seta, fioriti come campi a primavera, da sfoggiare con le sneaker Superga, da lui disegnate con i lacci tipici delle scarpette da danza. Lorenzo Serafini è un quarantenne (in realtà ha 45 anni) con lo sguardo da ragazzino che, usando un gioco di parole, ha creato una filosofia estetica improntata alla leggiadria da quando è il direttore creativo del brand Philosophy. Nato a Riccione, ma a Milano da diversi anni, Serafini ha militato nelle retrovie di importanti griffe di moda per approdare quattro anni fa nel gruppo Aeffe alla direzione, appunto, di Philosophy. Il luogo che le è più congeniale? Milano, la città dove ho scelto di vivere molti anni fa. È piena di energia e calore, a misura d’uomo ma con tutte le opportunità di una grande città internazionale, che negli ultimi anni sta vivendo una grande rinascita e non smette di stupire. Il mio luogo preferito sono i giardini della Guastalla, uno dei parchi più piccoli di Milano, ma allo stesso tempo uno dei più antichi, con tanti alberi secolari e fontane in stile barocco in pieno centro. Milano è una città per intenditori: da scoprire, da conoscere. Mi assomiglia: al primo impatto è discreta e distaccata, ma poi si rivela accogliente e coinvolgente. I suoi palazzi signorili, al cui interno si nascondono sorprendenti cortili, sono una rappresentazione concreta di queste sue molteplici sfaccettature. L’esperienza di viaggio che consiglierebbe a un viaggiatore solitario? In macchina da Los Angeles a Big Sur. Una strada interminabile, tra l’oceano e i monti, che non necessita di ulteriori motivazioni. La sua idea di relax? Per me il mare è sinonimo di relax. In particolare, quando si tratta delle acque delle Maldive. Dove le piace portare un gruppo di amici a cena? Amo le cene in pochi, per poter chiacchierare intensamente. Preferisco stare a casa, ma se proprio devo uscire scelgo piccoli ristoranti. Tra questi il mio preferito ultimamente è Giacomo Rosticceria, cibo di qualità in un ambiente intimo e accogliente. Un museo che lei ritiene perfetto? Il Whitney Museum of american art. Gli spazi della nuova sede, progettata da Renzo Piano, ospitano in maniera organica le opere d’arte e la vista sulla città è
spettacolare, soprattutto al tramonto. La lettura che consiglierebbe? Ho appena finito di leggere The Unexpurgated Beaton: The Cecil Beaton diaries as he wrote them, 1970-1980 dell’eclettico Cecil Beaton. Trovo sempre affascinante scoprire la vita di una persona, in questo caso celebre e grandiosa, attraverso i diari personali. La sua colonna sonora? Amo la musica anni ‘70 e ‘80. Non posso rinunciare alle mie playlist su Spotify. La valigia perfetta? Jeans, t-shirt bianche, maglioni in cachemire o shetland costituiscono la mia divisa perfetta. Lo shopping preferito? Non sono uno shopping-addict. Scelgo con molta cura, prediligendo la qualità alla quantità. Non buttando mai via nulla, è un lusso per me poter indossare capi che con il tempo sono ancora più belli. Ma davanti a uno shopping vintage di abiti, libri e riviste vengo colto da raptus irrefrenabili. Un luogo che non frequenterebbe mai? Un campo da golf. L’hotel dove le piace soggiornare? Il nale, Blakes è situato a Londra. nella Sofisticato, zona di Kensington. dal gusto internazioLa sua ricetta preferita? Tortellini in brodo, fatti in casa. Il profumo che l’accompagna ovunque? Associo i profumi alle persone, ai luoghi e ai momenti della vita. Non esco quasi mai senza: da tempo uso Duro di Nasomatto oppure Knize Ten. Il luogo della memoria? La mia città natale, Riccione, dove sono cresciuto. Amo tornarci e ritrovare gli stessi luoghi, che non cambiano mai. Adoro il mare d’inverno. L’oggetto della nostalgia? Tendo a conservare un po’ tutto, ma diciamo che gli album di fotografie sono tra le cose più importanti. Un gesto normale del quale non vergognarsi? Emozionarsi. Si tende a condividere momenti della vita personale con tutti, attraverso i social, mentre si fatica sempre di più a mostrare i propri sentimenti, specialmente quando si tratta di emozioni forti accompagnate da lacrime o paure.