Panorama

Mistero Pantani

Esclusivo. I genitori del Pirata cercano la verità sulla morte del figlio. E ingaggiano un nuovo avvocato, Sabrina Rondinelli, convinta che molti tasselli della vicenda non siano al loro posto: «C’è la mano della camorra».

- (Mirella Molinaro)

«Marco Pantani ha aperto le porte ai suoi assassini». È una convinzion­e ormai granitica e supportata da elementi concreti quella che guida l’avvocato Sabrina Rondinelli, nuovo legale della famiglia Pantani, al lavoro da mesi per la richiesta di riapertura delle indagini sulla morte del Pirata. La legale del foro di Catanzaro è stata contattata dalla famiglia Pantani. E insieme con un’equipe di esperti e consulenti medico-legali, sta preparando l’istanza che presenterà agli inquirenti: «Il 5 giugno 1999, il penultimo giorno del Giro d’Italia, il sangue nelle provette è stato alterato. Renato Vallanzasc­a raccontò che la camorra minacciò un medico per alterare un test. Chiederemo alla Dda di aprire un nuovo fascicolo su questa vicenda». L’avvocato Rondinelli non ha dubbi: «La morte di Pantani inizia nel 1999. Solo quella fisica avvenne nel 2004. Dalle parole di Vallanzasc­a emerge che la camorra prese di mira Marco. Nell’istanza di riapertura chiederò anche la riesumazio­ne del cadavere. Nel 2004 non vennero eseguiti accertamen­ti tecnici per l’analisi di un omicidio volontario. Ma da quello che ho potuto vedere, i rilievi autoptici e ambientali escludono l’ipotesi del suicidio. Tra una tesi scientific­amente improbabil­e come il suicidio e una che può sembrare del tutto fantasiosa come l’omicidio il sistema giustizia tende sempre a preferire la prima». La famiglia Pantani vuole dimostrare il contrario. Rondinelli parla di tante «stranezze» e «misteri» e svela alcuni elementi inediti: «Il giorno prima del ritrovamen­to del cadavere, ai genitori di Marco fu offerta l’opportunit­à di un viaggio all’estero. Rientraron­o perché seppero della morte del figlio. Anche su questo episodio chiederò di indagare». L’avvocato non vuole e non può aggiungere altro. Però è determinat­a a chiedere ulteriori indagini «più che sui fatti, sulle persone vicine al campione. Andrò fino in fondo perché l’ho promesso alla mamma di Marco: lei vuole solo la verità». La signora Tonina, assieme al marito Paolo, dal 2004 cerca la verità sulla morte del figlio: «La nostra famiglia non si è mai fermata. Sono 14 anni che lotto perché sono stata sempre convinta che la vera storia non è quella che è venuta fuori. Ci sono diversi elementi che non sono mai stati presi in consideraz­ione. Per la prima volta ho un avvocato donna, perché penso che le donne abbiano una marcia in più e sono convinta che con l’avvocato Rondinelli riusciremo, finalmente, a portare all’attenzione della magistratu­ra le troppe stranezze che circondano la morte di mio figlio».

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