Panorama

La lezione secolare

Fedele Confalonie­ri presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano

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«La grande cattedrale, nobile e magnifica, è visibile da qualsiasi luogo vi troviate in Milano nel raggio di sette miglia e quando la vedete, nessun’altra cosa può attirare la vostra completa attenzione. Lasciate un solo istante gli occhi liberi dal vostro volere ed essi certamente torneranno a cercarla» Quello di Milano con il Duomo è un rapporto singolare, unico al mondo. La Cattedrale è come un coniuge: sono i milanesi che hanno ideato, progettato e costruito il Duomo, eppure si sentono a loro volta rigenerati dal Monumento e dal suo messaggio ogni volta che ne varcano le soglie, come quando si torna a casa. Hanno con il Duomo il più singolare rapporto: si sono innamorati della Cattedrale alla fine del ’300 e hanno deciso di sposarne la costruzion­e. Grazie a questo fortunato matrimonio, la città è diventata una grande famiglia europea, primo laboratori­o di una comune identità costruita sui ponteggi, tra le guglie. Nei secoli, sono seguiti periodi di grande passione ad anni di più tiepida indifferen­za, di coloro che, venuti da lontano, si sono innamorati della Cattedrale, come Napoleone. Ma non c’è nulla da fare: anche oggi che i milanesi si sentono più che mai cittadini del mondo, continuano a sentire il Duomo come qualcosa di veramente personale. Come coglie Mark Twain nella citazione sopra riportata, anche se indirizzan­o lo sguardo altrove, verso il resto del mondo, tornano sempre a cercarlo. Forse perché il Duomo, per dirla con le parole di Herman Melville, l’autore di Moby Dick, che visitò Milano tra il 1856 ed il 1857, «non è l’ideazione, ma l’esecuzione». Qualcosa che coglie veramente l’esprit meneghino. Forse perché anche lo spirito imprendito­riale, il design, la moda e tutto ciò che è Milano nel mondo è frutto dell’esperienza della Cattedrale. Sono qui, da sempre, l’anima e il cuore della città.

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