Panorama

Essere Matteo Salvini

È il ministro degli Interni più amato e contempora­neamente più odiato, non si ferma un attimo, ribatte colpo su colpo, ordina di chiudere i porti, litiga, presiede i vertici, va in tv e registra i messaggi sui social. Gli abbiamo chiesto di poterlo seguir

- di Andrea Soglio - foto di Matteo Minnella per Panorama

18ore e mezza di lavoro senza sosta; 400 chilometri, sette appuntamen­ti in ufficio, una diretta Facebook, decine di telefonate fatte e ancora di più quelle rifiutate, tre panini (uno a pranzo, due a cena), tre comizi, qualche migliaio di foto. Tanto, forse troppo, visto che l’uomo che alle 1,35 della notte entra nella stanza d’albergo a Siena è distrutto, con gli occhi rossi e quasi senza voce. «Sono qui da venti giorni ma sono invecchiat­o di 10 anni».

Finisce così una delle giornate-tipo che Matteo Salvini ha accettato di mostrare a Panorama, dal primo all’ultimo minuto (giovedì 21 scorso); con lui nel suo ufficio, con lui a bordo della sua auto ascoltando telefonate e conversazi­oni «riservate», pubbliche e «private».

«Ci sono colleghi» spiega il ministro dell’Interno, per molti il politico italiano più amato, potente e controvers­o del momento «che vivono questa profession­e in modo diverso, con ritmi e orari più tranquilli e il fine settimana a casa. Io non sono così. Io lo faccio a

Una no-stop di incontri, interviste e dichiarazi­oni che incendiano il dibattito politico, sempre con l’occhio attentissi­mo alla comunicazi­one «via social». Essere ovunque, non sottrarsi al contatto pubblico, intervenir­e su tutto, o quasi: così il neo ministro degli Interni sta imponendo il suo stile al potere.

modo mio».

Poteva però scegliersi un ministero un po’ più tranquillo...

«Assolutame­nte no. Il Viminale è luogo cruciale per questo Paese. Stiamo cercando di cambiare davvero le cose. Ecco. Voglio essere al centro del cambiament­o».

Si comincia presto, sveglia alle 7; prima di tutto le relazioni delle forze dell’ordine che raccontano quanto successo il giorno prima e nella notte. Subito dopo la rassegna stampa. Poi si parte. Ore 8, appuntamen­to in Rai, Salvini è ospite ad Agorà: «Valuteremo se confermare la scorta a Roberto Saviano che passa più tempo all’estero che in Italia». Fallo di reazione? «Voglio solo capire se i soldi degli italiani vengono spesi bene o in qualche modo sprecati. In Italia ci sono duemila agenti impegnati ogni giorno per questi servizi di sicurezza. Nessuno in Europa ne ha così tanti. Sono troppi».

Alle 10 si arriva al Viminale. La stanza dei bottoni è un ufficio al secondo piano dai soffitti alti e la moquette classica. C’è la foto del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ma anche quelle dei figli del ministro; il televisore acceso su un canale di musica italiana. Niente all news, tanto Salvini è aggiornato, connesso, vive di fatto in tempo reale. Merito anche della squadra di collaborat­ori e consiglier­i che sanno sempre quello che succede e quello che sta per succedere. Il ministro è nel corridoio, pronto ad entrare in una saletta per l’intervista con una television­e russa. Guarda il cellulare e si blocca: «C’è una nave di una Ong in acque libiche che non ascolta gli inviti della Guardia costiera libica e della nostra. Sta continuand­o a navigare a poche miglia dalla costa e a raccoglier­e immigrati. Non esiste. Voglio sapere che nave è, la sua posizione, che bandiera batte e parliamo subito con i libici. Questi in Italia non arrivano, sia chiaro...».

L’intervista scorre veloce. «Lo sa, Salvini, che lei in Russia è molto amato?». Spenti i microfoni si torna nel corridoio dove il ministro riceve tutti gli aggiorname­nti sulla nave misteriosa. «Raccogliam­o lo scambio di lettere con i libici, le comunicazi­oni e prepariamo una diretta Facebook. Gli facciamo un c… così». Attorno, una decina di persone che da anni lavorano al Viminale, negli uffici a disposizio­ne del ministro di turno; sentono nitida la parolaccia ma non si scompongon­o, anzi. In quelle stanze un modo di fare, così senza filtri, non si era mai visto.

10,46. C’è la seconda intervista della mattina, stavolta con un giornale tedesco. Dieci minuti dedicati all’Europa. «La Merkel? Non ho mai avuto il piacere di

incontrarl­a. Però sia chiara una cosa. Il tempo dell’Italia che sapeva dire solo “sì” è finito. Adesso quando serve, garbatamen­te, diciamo anche qualche no». L’intervista finisce con un selfie. Un tedesco è stato conquistat­o.

Nuovo incontro con i collaborat­ori. «Sono le 11» conteggia Salvini «e ci sono già tre persone che mi denunciano e 40 che mi insultano. Siamo nella media, dài...».

Ministro, scusi, non sarebbe il caso di abbassare un po’ i toni?

«A parte che credo di usare sempre dei toni pacati, magari dico cose forti, ma senza insultare nessuno. Oggi mi hanno dato del buffone, ministro della Criminalit­à (copyright Saviano), lebbroso (parole di Macron), oltre ai soliti razzista e fascista. Ma non hanno capito che più mi insultano più mi danno la forza di andare avanti». Non c’è nulla che la fa arrabbiare? «Sì, quando toccano i miei figli. Il post di quella cantante ( Rosanna Casale, che invitava a caricare i figli del ministro sulla Aquarius, ndr) mi ha fatto davvero incazzare».

L’incazzato va di corsa. Ci sono i vertici militari da incontrare. Per prima la Marina con un paio di «progetti interessan­ti» sulla questione dei migranti nel Mediterran­eo. Poi tocca al capo di Stato maggiore. Sono le 12. È il primo momento della giornata in cui Salvini chiede di restare solo per la diretta Facebook sulla questione di quella che definisce «nave pirata». La comunicazi­one, soprattutt­o social, è curata in maniera quasi maniacale da un team di persone che non lascia nulla al caso. Di fatto la pagina Facebook è una web tv con aggiorname­nti ed eventi in diretta. Lo consiglian­o, ma l’ultima parola è sempre sua.

12,25. Nella sala d’attesa si presenta il capo della Polizia, il prefetto Franco Gabrielli; venti minuti dopo tocca al capo dei Servizi segreti. Il leader della Lega ha una sola richiesta: «Si può avere un panino ( cotto e

formaggio, ndr) e un’aranciata, per favore?». Il pranzo non è proprio una consuetudi­ne con questi ritmi e forse anche per questo, nonostante abbia smesso di fumare da un paio di mesi («Ho scelto il momento peggiore per farlo ma se resisto in queste settimane posso davvero resistere per sempre») il fisico appare più asciutto di prima. Alle 13,15 dopo il capo dei Servizi segreti, Salvini riceve parlamenta­ri non solo leghisti che attendono in fila «solo per un saluto». Rientriamo in ufficio.

«Danilo, allora?» Dall’altra parte del telefono Toninelli sta seguendo la vicenda della nave Lifeline, con aggiorname­nti e cartine gps in tempo reale che viaggiano tra tablet e computer. L’esponente del Movimento 5 stelle e ministro dei Trasporti comunica a Salvini che l’Olanda ha effettuato i controlli del caso e assicura che non si tratta di una loro nave seppur batta bandiera «orange». «E che cos’è? Una nave pirata? Bene, portino i profughi a Malta poi noi la sequestria­mo e arrestiamo l’equipaggio per favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a».

Ministro, ma davvero non le fanno nemmeno un po’ di compassion­e quei profughi? Sono persone, disperate...

«Il modo migliore per aiutarli è fermare questo commercio criminale che esiste e specula sulle loro vite ben prima che vengano messi in mare. Adesso non viaggiano neanche più su barche; li caricano per 5 mila euro su dei canotti in grado di fare poche miglia tanto poi sanno che queste navi faranno il resto del lavoro. Bisogna bloccare questo traffico di esseri umani. E l’unico modo per farlo è dire di no al loro arrivo. Anche la Libia adesso sta facendo la sua parte, attivament­e...».

Non a caso l’agenda della settimana del ministro prevede come meta della prima missione istituzion­ale all’estero proprio Tripoli «per vedere dal vivo e capire cosa e come fare». Alle 13,20 lascia la scrivania. Cinque minuti sul divano per «staccare» parlando dei Mondiali, («Riesco a vedere poche partite ma mi sembra che ci siano le grandi in difficoltà») e del suo Milan («Davvero l’Uefa ci mette fuori dall’Europa? No, dài, ditemi di no...»). Si corre a casa per la doccia e gli appuntamen­ti del pomeriggio. Il primo fuori Roma, per la confisca di due ville ai Casamonica. «La mafia va colpita nel portafogli. Bisogna portarle via tutto: case, negozi, conti in banca. Li lasciamo in mutande». Si ritorna in auto. Salvini ha una scorta di primo livello tra uomini e auto blindate, come previsto per l’inquilino del Viminale.

Non ha paura? «Per me? No. Davvero. Gli scalmanati non mi ha mai fatto paura. E poi adesso c’è tanta gente che mi saluta a braccia aperte e questo mi dà una grande mano».

Ed eccola la folla. Sono gli ultimi scampoli di campagna elettorale in vista dei ballottagg­i. A Viterbo (sono le 19) c’è la piazza piena e due parlamenta­ri di Forza Italia in disparte che guardano con un pizzico di invidia tanto calore ( per la cronaca ha vinto poi il centrodest­ra). Il comizio scorre veloce, i selfie un po’ meno. Serve un’ora e 40 minuti per accontenta­re tutti quelli che si sono messi in fila. «Il record però è di Treviso» conferma uno dei suoi agenti di scorta «tre ore e venti!». Si torna in macchina. Arrivano aggiorname­nti sugli insulti di Emmanuel Macron e si dà un’occhiata al video di risposta di Roberto Saviano che lo definisce un «buffone». Poi si parla di politica, anzi, di politici. Giancarlo Giorgetti? «Prezioso, preziosiss­imo». Silvio Berlusconi? «Ci sentiamo e ci siamo visti anche lunedì scorso ad Arcore. Siamo sempre alleati; non capisco la paura per le sue television­i, totalmente infondata». Luigi Di Maio? «Oggi non l’ho sentito. Invece ho parlato e mi sono messaggiat­o con il presidente del Consiglio, Conte. La marcia indietro della Merkel sulla bozza di accordo per l’immigrazio­ne è una cosa importante».

Tanto lo sanno tutti che il vero premier è lei; è lei che detta i tempi e la linea politica...

«No, vi sbagliate. Certo, siamo un governo e un’alleanza strana. Ma abbiamo uguali oneri e onori».

La sensazione però, Salvini è che lei sia un po’ come la Juventus. In questo momento vince, anzi, domina anche perché gli avversari non sono all’altezza. «Non posso negare che ora le cose vadano bene ma

non ci dobbiamo montare la testa. Bisogna stare pronti quando ci saranno i problemi, perché arriverann­o. I sondaggi? Non li guardo». Ci si sposta a Terni, città rossa ( anche vinta domenica 24 giugno al ballottagg­io

dal centrodest­ra con il 63 per cento) dove partono cori da stadio «Salvini, Salvini!». Ecco, il fattore «S», quel modo di comunicare, gestire, improvvisa­ndo ogni situazione: «Voglio le telecamere sul palco. Salite, inquadrate questa folla, questa piazza», dice ai giornalist­i presi in contropied­e.

L’agenda a questo punto prevedereb­be il trasferime­nto a Siena, per la notte. Nessuno ha mangiato. A Spoleto però ci sono mille persone in piazza. Lo aspettano. Cambio di programma. In 25 minuti il ministro arriva. Tre ragazze che gridano «fascista!». Salvini le sente e appena sale sul palco strappa il microfono dalle mani del candidato sindaco e grida: «Questo bacione è per voi. Andate a casa!». Boato.

Mezzanotte e 10. La giornata è finita. Due panini e un’acqua accompagna­no il viaggio verso Siena. Attraversi­amo l’Umbria e si entra in Toscana. C’è il tempo per una partita col gioco preferito sul telefonino: «Mi distrae». L’ultima telefonata, prima di addormenta­rsi in macchina, è la buonanotte alla sua «lei». Crolliamo anche noi. Una giornata particolar­e? Macché. Domani, da quel che abbiamo visto, sarà lo stesso.

«Stiamo cercando di cambiare davvero le cose. Voglio essere al centro del cambiament­o»

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 ??  ?? Riunioni operative Qui sopra, Matteo Salvini in un incontro con il capo della Polizia, Franco Gabrielli. Il nuovo ministro degli Interni riassume così la lotta che vuol condurre contro la mafia: «Bisogna colpirla nel portafogli, portarle via tutto».
Riunioni operative Qui sopra, Matteo Salvini in un incontro con il capo della Polizia, Franco Gabrielli. Il nuovo ministro degli Interni riassume così la lotta che vuol condurre contro la mafia: «Bisogna colpirla nel portafogli, portarle via tutto».
 ??  ?? Sempre connesso Nella foto sopra e in quelle a destra, Matteo Salvini impegnato nella comunicazi­one «social», aspetto cruciale della sua azione politica.
Sempre connesso Nella foto sopra e in quelle a destra, Matteo Salvini impegnato nella comunicazi­one «social», aspetto cruciale della sua azione politica.
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Per le antiche stanze Nella foto sopra, a sinistra,qui sotto, Matteo Salvini in alcuni momenti della giornata nell’ufficio e nelle stanze del ministero degli Interni. A destra, il ministro parte alla volta del suo tour di incontri per il secondo turno delle elezioni amministra­tive. Qui sotto, la spilla di Alberto da Giussano sul bavero della sua giacca.
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Assedio mediatico Nelle foto di queste pagine, Matteo Salvini durante la confisca di due ville dei Casamonica, il clan della malavita laziale. Qui a sinistra è con il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
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