Mi riconosco più nella Milano di Sala che in quella di Salvini
«Sono l’anti Salvini a Milano» ha detto il sindaco Beppe Sala nel corso di un festoso picnic popolare multi etnico.
A Salvini e alla sua campagna Sala ha contrappo
sto se stesso e Milano con la sua capacità di gestione dell’immigrazione. «Un modello che funziona», alternativo a quello che Salvini propaganda senza tregua. Un modello fatto di apertura e di concretezza opposto a quello di chi chiude, separa e discrimina. I due sono diversi per ruolo, valori e stile di comunicazione.
Sala è discreto e parco di parole e, in verità, anche Salvini è di poche parole solo che non smette mai di ribadirle: comizi a ripetizione, interventi e slogan in mezzo alla gente e sotto le telecamere, un fiume in piena sui social media. Anche nelle ore di relax Salvini comunica con milioni di followers. Una volta è stato capace, primo politoco al mondo, di farsi fotografare nudo con la cravatta, a casa sua, per la copertina di un magazine.
A differenza di Craxi e di Berlusconi, milanesi con tratti di modernità, di vera generosità e di allegro disincanto che naturalmente esportavano a Roma e in Italia, per Salvini Milano è Milan, grinta, coacervo di interessi e destra populista. Quel che pensa l’ha fatto intendere molto chiaramente. Per Sala invece Milano è un’altra cosa, è diversa, ha un suo modo positivo, costruttivo di affrontare i problemi e non ha nessuna intenzione di adeguarsi al modello e al modo di governare della Lega e di questo governo.
Di entrambi Salvini, milanese anche lui, è leader incontrastato. Sala non si è contrapposto in nome della sinistra o del Pd, ma in nome di Milano. Aveva già preso la parola in nome della città raccogliendo l’adesione di tutti i sindaci che si sono succeduti negli ultimi quarant’anni - uomini della destra democratica e della tradizione socialista e di sinistra, laici e cattolici - unanimi con lui nel difendere le istituzioni democratiche e il presidente della Repubblica, aggredito da Luigi Di Maio e contestato da Salvini. Questa volta Sala ha parlato in nome di una città che ha fatto e vuol continuare a fare anche dell’apertura agli altri, italiani e stranieri, la sua forza e la sua fama.
Nelle università milane
si ogni anno aumentano gli iscritti e gli studenti stranieri sono già più di 50 mila. È una città che ha mantenuto la coesione sociale anche nei momenti più difficili. Per riuscirci hanno lavorato e cooperato in molti: responsabili politici e religiosi, imprenditori, associazioni di categoria e centri di cultura. Mentre una parte del Paese ancora soffre la crisi, Milano è ripartita e si rinnova grazie anche a un certo modo di amministrare la cosa pubblica. «Qui non si usa così»: le parole intercettate dell’assessore del Pd, Maran, che interrompe le chiacchiere scivolose di un gruppo d’affari ci rassicurano che nella sfera pubblica, almeno in quella milanese, abitano anche la competenza e l’onestà.