Perché non vi leggiamo
Si sono presentati due settimane fa per fare l’alternanza scuola lavoro. Sei ragazzi del liceo scientifico statale Leonardo da Vinci di Milano. «Benvenuti a voi che siete la mia croce». Li ho accolti così. Quella croce che sotto i trent’anni si è disabituata a leggere i giornali di carta, che si informa su internet, che va veloce, che comunica via web. Abbiamo cercato di mostrar loro quanto lavoro e quanta creatività può esserci nel costruire un giornale. Sono sicuro che si siano appassionati, sono sicuro chela ricorderanno come un’esperienza interessante, come sono altrettanto sicuro che difficilmente da domani andranno in edicola per comprare il giornale. Prima di salutarli, però, ho voluto che scrivessero su quella carta stampata che non frequentano. Ho chiesto loro di spiegare in breve, perché ne stanno alla larga. Da quel che capisco ci giudicano lenti, non al passo con i loro scatti da centometristi. E allora ho pensato a Filippo Tortu, l’atleta ventenne che ha abbattuto il muro di Mennea. Dietro quei suoi scatti da 9 secondi e 99 c’è un lavoro lungo e paziente, c’è un padre allenatore che ha studiato e cambiato le regole. Ecco, noi dovremmo diventare velocemente accattivanti, ma ai ragazzi dovrebbero mostrare che la velocità ha anche bisogno di lentezza, di analisi e di approfondimento. Magari noi e loro ci capiremmo meglio.