Panorama

E non va meglio a Lampedusa e Linosa: villeggian­ti a spasso tra i sacchetti

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Anche Lampedusa e Linosa sono colme di rifiuti. Tutto dipende dagli scioperi «a singhiozzo» proclamati dai 16 operatori ecologici delle isole simbolo dell’immigrazio­ne africana. Perché scioperano i netturbini? La prima volta, a inizio giugno, lo hanno fatto perché da sei mesi non ricevevano lo stipendio. La seconda e la terza perché, dopo la promessa di ricevere almeno due mensilità arretrate, ne hanno incassata soltanto una, per la precisione dal raggruppam­ento di imprese Iseda, Seap e Sea. Ovviamente, i disagi sono gravi, anche per i turisti, avviliti dai sacchetti maleodoran­ti. E allora il sindaco Totò Martello ha domandato ufficialme­nte di «desistere» e, alla Regione Sicilia, «di differire lo sciopero, appurato che sussiste il fondato pericolo di un pregiudizi­o grave e imminente ai diritti della persona costituzio­nalmente tutelati». Ma l’Usb, l’Unità sindacale di base, chiede a Martello «se tra questi diritti non vi è anche quello dei lavoratori, i quali hanno il sacrosanto diritto di sfamare le famiglie». E per quanto riguarda «le preoccupaz­ioni del sindaco circa i numerosi turisti» forse si chiederann­o «perché un prestatore di un servizio così importante non viene pagato». I lavoratori, aggiunge il sindacalis­ta Aldo Mucci « sono stanchi, esasperati» e gli scioperi saranno prolungati « fino a quando Comune e aziende non concordera­nno come fare per sanare tutti gli arretrati». Un’ipotesi improbabil­e, visto che il Comune non ha i soldi da girare alle aziende che poi pagano i netturbini. E se il Comune è povero è anche perché il 50 per cento dei lampedusan­i evade le tasse comunali. Ma ribattono: «Mica gli immigrati che ospitiamo le pagano: dovremmo farlo noi per loro?». Insomma, altra benzina nel serbatoio di Matteo Salvini.

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