Panorama

Ogni promessa è debito

Il governo gialloverd­e chiede più flessibili­tà, ma il vero problema dell’Italia rimane il macigno del deficit pubblico. Parola di Carlo Cottarelli. Che aspetta di vedere la politica economica del nuovo esecutivo (non i numeri di Salvini e Di Maio) dopo la

- di Guido Fontanelli

ACarlo Cottarelli i numeri di Matteo Salvini fanno scappare un sorriso. «Spero che siano solo battute» dice l’ex direttore degli Affari fiscali del Fondo monetario internazio­nale, «e penso che anche lui lo sappia». Domenica 1° luglio a Pontida il leader della Lega aveva arringato così la sua folla: «Se per fare star meglio la nostra gente dovrò ignorare uno zero virgola imposto da Bruxelles» aveva tuonato «per me quello zero virgola vale meno di zero». «Il problema non sono gli zero virgola ma il 132 per cento di rapporto debitoPil, i 2.300 miliardi di euro di debito in valore assoluto, i 35 miliardi di titoli di Stato che vanno in scadenza ogni mese» ricorda Cottarelli, fondatore e direttore dell’Osservator­io sui conti pubblici italiani presso l’Università Cattolica di Milano, ex commissari­o straordina­rio alla spending review e, per qualche ora, presidente del Consiglio in pectore prima dell’avvento dell’attuale governo Lega-Movimento 5 Stelle. I vincoli dell’Europa non sono troppo stretti come fanno intendere Salvini e molti politici italiani? Ma no, Bruxelles ci ha dato tanta flessibili­tà e infatti da sei anni non raggiungia­mo il pareggio di bilancio. Il problema vero è che con un debito così alto l’Italia è schiava dei mercati finanziari: ogni mese dobbiamo collocare nuovi titoli e se gli investitor­i non hanno fiducia in noi gli interessi, e quindi il costo del debito, aumentano. E attenzione, siamo ancora in una situazione di fragilità: se arriva un’altra crisi ci ritroviamo come nel 2012. Nei suoi libri (l’ultimo è I sette peccati capitali dell’economia italiana) lei spiega che si può ridurre il debito pur non tagliando la spesa pubblica: mi può riassumere il meccanismo? La spesa non va tagliata se le cose vanno bene, se l’economia cresce come sta accadendo ora in Italia. Il Pil sta aumentando e così salgono le entrate dello Stato. Se la spesa pubblica si limita a tenere il passo dell’inflazione, allora nel giro di tre anni potremmo raggiunger­e il pareggio di bilancio. Quindi senza alcun taglio alla spesa e ai servizi per i cittadini. E con il pareggio di bilancio come fa a scendere il debito pubblico? In termini nominali il debito non cresce più e inizia a scendere in rapporto al Pil. Se quest’ultimo aumenta dell’1,5 per cento reale, ogni anno il debito calerebbe del 3 per cento in rapporto al Pil. Sembra una piccola discesa, ma è quello che si aspetta l’Europa ed è quello che ci chiedono i mercati finanziari: dimostrare che le strada verso l’abbassamen­to del rapporto debito-Pil è stata davvero imboccata. Una riduzione del debito del 3 per cento all’anno, lo provano alcuni studi, riduce di parecchio il rischio di una nuova crisi finanziari­a. Non condivide la tesi secondo cui tagliando le tasse si liberano energie e quindi il Pil sale? Ora va di moda questa strana idea di far aumentare il deficit per far crescere l’economia e così ridurre il debito pubblico. Ma nessun Paese c’è riuscito. Neppure Ronald Reagan, che infatti abbassando le tasse fece esplodere il debito pubblico americano. Da uomo che ha lavorato nelle istituzion­i internazio­nali, come giudica la politica del pugno battuto sul tavolo a Bruxelles? Serve a poco, come ha dimostrato il caso della Grecia. E poi non è tanto importante ottenere un po’ di flessibili­tà in più dall’Europa, ma piuttosto rassicurar­e le migliaia di investitor­i che hanno i nostri titoli in portafogli­o. Dalla Lega è arrivata la proposta di emettere titoli di Stato riservati solo

Non credo ai complotti, però tante potenze avrebbero interesse a indebolire l’Europa

agli italiani, per ridurre l’influenza dei mercati sulla nostra politica economia. È un’idea che non condivido, si ridurrebbe la platea degli acquirenti e quindi i tassi potrebbero salire. A meno che non si intenda obbligare gli italiani ad acquistare titoli di Stato, il che sarebbe una sorta di tassa. I partiti cosiddetti sovranisti stanno indebolend­o l’Europa: secondo lei stanno facendo il gioco di qualcun altro? Non credo ai complotti, però certamente gli Stati Uniti e la Cina avrebbero interesse ad avere un’Europa più debole e divisa. Basti pensare ai dazi: come possono gli europei affrontare il braccio di ferro con gli Usa di Donald Trump senza essere coesi? Come giudica la politica economica del governo? Per ora ha fatto poco. Anche il decreto dignità mi sembra modesto. Tra l’altro gli interventi sui contratti a termine potrebbero avere degli effetti controprod­ucenti. Apprezzo invece lo stop alla pubblicità sulle scommesse, una decisione eticamente corretta. Dobbiamo aspettare settembre, quando verranno indicati gli obiettivi di deficit e di debito: allora si vedrà per davvero quale sarà la politica economica di questo governo, come anticipato dal ministro dell’Economia Tria.

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