Jurassic Italy
Milioni di anni fa i dinosauri scorrazzavano lungo la nostra penisola. Ora orme e scheletri preistorici stanno diventando un’attrazione.
I critici non gli hanno riservato grandi elogi, ma i dinosauri non hanno di sicuro stufato il pubblico: Jurassic World-Il regno
distrutto, quinto capitolo della saga, ha fatto record di incassi al botteghino. Ma pochi sanno che proprio sulla nostra penisola i bestioni preistorici hanno cacciato (o pascolato) dagli inizi fino alla loro estinzione. Del resto, lo sanno da poco anche i paleontologi. Tutte le scoperte sui dinosauri made in Italy si sono susseguite nell’arco degli ultimi 20-25 anni, ribaltando l’idea che solo il Sudamerica o la Cina siano stati loro territori.
Le due star tra i dinosauri italiani sono Ciro e Antonio. Il primo è uno tra i pochi cuccioli mai scoperti, con organi e tessuti molli talmente ben conservati da essere diventato una celebrità mondiale. Il secondo, un metro di altezza e quattro di lunghezza, nome scientifico Tethyshadros insularis, viveva su una piccola isola nella parte occidentale dell’oceano di Tetide, tra l’Africa e il nord Europa: dove oggi c’è il Carso.
Ma la presenza di questi animali sul nostro territorio, più che da scheletri fossili, si deduce dalle orme lasciate: dal Trentino alla Puglia, sono decine i siti in cui sono venute alla luce le impronte impresse su spiagge e terreni fangosi decine
di milioni di anni fa. In una ex cava di calcare nei pressi di Altamura, divenuta famosa, ne sono state individuate migliaia (nessuno le ha ancora contate con precisione), appartenute ad almeno 200 animali di specie diverse, tra erbivori e carnivori, adulti e cuccioli, in passeggiate solitarie o in branco: è il sito di orme più grande e importante d’Europa.
Negli studi sull’evoluzione, i dinosauri italiani hanno consentito di aggiungere tasselli cruciali e illuminare punti oscuri. «Orme significa prova certa di terre emerse» osserva Massimo Bernardi, paleontologo del Muse di Trento, che ha contribuito agli ultimi studi. «Fino a non molto tempo fa si dava per scontato che dove oggi c’è l’Italia ci fosse solo acqua». La descrizione della nostra attuale penisola è ora molto più precisa: un mare basso tropicale da cui emergevano isolotti connessi tra loro. Su queste zolle di terra si muovevano gli animali, dinosauri compresi: fin dai tempi geologici l’Italia è sempre stata rotta di migrazioni, un ponte tra sud e nord.
I dinosauri italiani sono importanti anche per un altro motivo. «I resti del Triveneto documentano le specie più vecchie, coeve - 230 milioni di anni fa - di quelle molto più famose dell’Argentina» continua Bernardi. Insomma, un Jurassic World italiano (anzi un Triassic world, visto che questo è il periodo) non sarebbe stato per niente fuori luogo.
Allora perché non valorizzare le nostre star preistoriche? Qui la faccenda si complica. «Povero dinosauro Ciro, abbandonato in una stanzetta» titolava due anni anni fa il Corriere del Mezzogiorno: dopo la copertina di Nature, il baby dinosauro era stato messo in mostra alla Soprintendenza di Benevento, con una fotocopia A4 in bianco e nero ad annunciarlo. «Si potrebbe tranquillamente immaginare un tour che, dalle Alpi alla Sicilia, percorre la penisola e la storia dell’evoluzione dei dinosauri» suggerisce Bernardi. Nell’attesa, qualche itinerario turistico già c’è. Che il viaggio nel passato remoto abbia inizio.