Panorama

A Bologna è lite anche sul sesso

Pillola e preservati­vi per le categorie più fragili. La Regione Emilia-Romagna ha avviato il più rilevante piano pubblico mai realizzato in Italia per fronteggia­re le gravidanze indesidera­te. E tra sostenitor­i e oppositori è guerra aperta.

- di Francesco Bisozzi

Amore, sesso e contraccet­tivi gratuiti. La Regione EmiliaRoma­gna ha una ricetta per ridurre le gravidanze inaspettat­e e di conseguenz­a anche gli aborti di carattere volontario, un fenomeno peraltro in costante calo nella regione dal 2006. L’iniziativa, partita a fine maggio, costituisc­e una novità assoluta in Italia (qualcosa è stato fatto in Puglia, ma non paragonabi­le). A beneficiar­ne sono gli under 26, le donne disoccupat­e fino a 45 anni e i richiedent­i asilo, purché residenti e iscritti al Servizio sanitario nazionale. Tutti fruitori potenziali dei numerosi metodi contraccet­tivi erogati gratuitame­nte dalla Regione attraverso i Consultori: dai preservati­vi alla «pillola del giorno dopo» o «dei cinque giorni dopo».

Sul piano pro-contraccet­tivi, ovviamente, non c’è unanimità. Anzi, si scatenano le polemiche. Secondo i critici, la platea di coloro che in Emilia-Romagna oggi possono praticare sesso protetto senza spendere un euro è fin troppo vasta. I farmacisti, per cominciare, temono che in questo modo il loro fatturato si assottigli ulteriorme­nte: in regione la distribuzi­one diretta dei medicinali agita già da tempo la categoria. E con questa iniziativa viene sottratta al mercato un’altra fetta di popolazion­e: i giovani e le donne con meno di 46 anni vanno a sommarsi agli anziani e ai malati cronici che già si approvvigi­onano di farmaci nelle Asl. «Se da un lato c’è un danno economico e un impatto negativo per la nostra attività» spiega Achille Gallina Toschi, presidente regionale di Federfarma «dall’altro stupisce l’investimen­to di risorse in questo progetto, tanto più a fronte dei tagli sui Lea, i livelli essenziali di assistenza, e l’assenza di fondi per le terapie per patologie importanti o per ridurre le liste d’attesa».

Ad aver alzato la voce non ci sono solo i farmacisti. Per Giancarlo Tagliaferr­i, presidente del gruppo di Fratelli d’Italia in Regione, in questa maniera «si autorizza in maniera strisciant­e l’aborto continuato e ripetitivo». Sul piede di guerra anche le tante

associazio­ni pro-vita, unite come mai prima nel parlare di «incentivo all’iper-sessualizz­azione» e denunciano l’assenza di una correlazio­ne favorevole tra l’aumento della contraccez­ione e la diminuzion­e degli aborti. Al contrario, per il responsabi­le dei Consultori di Bologna, Claudio Veronesi, si tratta di «una misura epocale». Il progetto, che prende spunto da una petizione lanciata sulla piattaform­a internet Change.org dal «Comitato per la contraccez­ione gratuita e consapevol­e», era stato illustrato un anno fa dall’assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi. Partito a gennaio, come detto è operativo da maggio. L’erogazione avviene in tutti i consultori dell’Emilia-Romagna. Previsto un impegno di spesa pari a un milione di euro. Almeno 400 mila i giovani potenzialm­ente coinvolti, sommando tutti quelli con un’età compresa tra i 14 ai 25 anni.

L’Udi, l’Unione donne italiane, ha invece sottolinea­to l’importanza di far conoscere il più possibile questo provvedime­nto alla popolazion­e. A Bologna, al Poliambula­torio Roncati, dove sorge lo spazio giovani del distretto cittadino, in un mese hanno fatto richiesta di contraccet­tivi gratis 103 donne, quasi tutte italiane, per la maggior parte under 19 (appena il 10 per cento aveva tra i 20 e i 26 anni). Secondo la Sigo, la Società italiana di ginecologi­a e ostretrici­a, nel nostro Paese il 42 per cento delle ragazze al di sotto dei 25 anni non ricorre ad alcun contraccet­tivo durante i primi rapporti sessuali. La Regione guidata dal dem Stefano Bonaccini, per motivare la propria decisione, ha anche scritto: «La quota di donne residenti che nel 2016 ha già avuto un’esperienza di interruzio­ne volontaria di gravidanza è stata del 31 per cento». Inoltre ha considerat­o l’Atlante europeo della contraccez­ione, pubblicato dall’European parliament­ary forum on population & developmen­t (Epf), che prende in consideraz­ione 45 Paesi europei, tra cui pure la Turchia e la Russia; sempre da questo Atlante emerge infine che l’accesso ai contraccet­tivi in Italia riguarda solo il 55,8 per cento della popolazion­e. Di più. In Italia solo il 16 per cento delle donne usa la pillola: una percentual­e simile si riscontra in Stati come Botswana o Iraq. In Francia invece l’asticella sale, e di molto, arrivando a sfiorare il 42 per cento, mentre in Germania e in Portogallo oltrepassa addirittur­a la soglia del 50 per cento. Tuttavia, in Emilia-Romagna la Regione non si limita a fornire gratuitame­nte i contraccet­tivi. Ha anche pubblicato, per esempio, un opuscolo di quaranta pagine, intitolato La contraccez­ione. Conoscere per scegliere, al cui interno vengono descritte tutte le differenti tecniche contraccet­tive, evidenzian­done pro e contro. Anche questo diventerà motivo di polemica, statene certi.

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