Caro direttore, la sua moderazione è fuori tempo
Sto imparando tante cose da quando sono direttore di Panorama. Per esempio sto imparando a conoscere i miei lettori, qualche volta persino per nome e cognome. Scrivono, mandano messaggi di ogni genere, dicono la loro. Partecipano. E criticano anche. Ad alcuni piace questo mio modo un po’ confidenziale di scrivere ad altri meno. Ad alcuni piace la mia linea di moderazione in tempo di populismi ad altri meno. Sono tante le lettere di chi mi sprona a continuare così. Mi danno forza, anch’esse hanno spesso un tono confidenziale e sembrano indovinare lo spirito che mi anima. Pubblicarle avrebbe il sapore di un’autoreferenzialità che non ci si addice, dunque le tengo per me. Comunque rispondo sempre a tutti, anche a chi contesta il giornale che faccio. Mi piace la comunità che ruota attorno a Panorama perché è una comunità, appunto, è soprattutto perché è una comunità varia. Come variegate sono le opinioni e i punti di vista che cerco di offrire, purché stimolanti e intelligenti. L’ho detto subito: il populismo non mi convince, titillare la pancia della gente più che spingerla a ragionare non fa per me. Non critico questo governo a prescindere, lo faccio quando non sono d’accordo (spesso) come non esito a dire che condivido punti di vista del duo Salvini-Di Maio quando mi capita di condividerli (meno spesso). Rimango diffidente verso chi promette con facilità mari e monti, verso chi predilige il massimalismo al realismo, ma riconosco che il malcontento è profondo ed è figlio di un’incapacità politica dei partiti che hanno preceduto i gialloverdi. Insisto nel definirmi moderato per quanto questa definizione possa essere coniugata in tanti modi. Tutto ciò ha attirato critiche e osservazioni di quei lettori che sono oggi maggioranza nel Paese. Chiamarli estremisti sarebbe ingeneroso. Sono arrabbiati, questo sì, ma motivano la loro esasperazione spesso con ragionamenti articolati, sono lettori di un ceto medio diventato elettorato populista. Lo si capisce dalle lettere che ho selezionato e che pubblico in queste pagine. A volte vi si trovano pregiudizi come quello di ritenere che Silvio Berlusconi chiami per dettarmi la linea, ma al di là di questa falsa convinzione difficile da sradicare, le lettere di chi non condivide la mia posizione mi aiutano a capire l’Italia disincantata che c’è dietro l’attuale governo. Ecco il motivo per cui la mia finestra settimanale oggi la apro sul cortile da dove salgono le voci di questa Italia.