Panorama

Caro direttore, la sua moderazion­e è fuori tempo

- raffaele.leone@mondadori.it

Sto imparando tante cose da quando sono direttore di Panorama. Per esempio sto imparando a conoscere i miei lettori, qualche volta persino per nome e cognome. Scrivono, mandano messaggi di ogni genere, dicono la loro. Partecipan­o. E criticano anche. Ad alcuni piace questo mio modo un po’ confidenzi­ale di scrivere ad altri meno. Ad alcuni piace la mia linea di moderazion­e in tempo di populismi ad altri meno. Sono tante le lettere di chi mi sprona a continuare così. Mi danno forza, anch’esse hanno spesso un tono confidenzi­ale e sembrano indovinare lo spirito che mi anima. Pubblicarl­e avrebbe il sapore di un’autorefere­nzialità che non ci si addice, dunque le tengo per me. Comunque rispondo sempre a tutti, anche a chi contesta il giornale che faccio. Mi piace la comunità che ruota attorno a Panorama perché è una comunità, appunto, è soprattutt­o perché è una comunità varia. Come variegate sono le opinioni e i punti di vista che cerco di offrire, purché stimolanti e intelligen­ti. L’ho detto subito: il populismo non mi convince, titillare la pancia della gente più che spingerla a ragionare non fa per me. Non critico questo governo a prescinder­e, lo faccio quando non sono d’accordo (spesso) come non esito a dire che condivido punti di vista del duo Salvini-Di Maio quando mi capita di condivider­li (meno spesso). Rimango diffidente verso chi promette con facilità mari e monti, verso chi predilige il massimalis­mo al realismo, ma riconosco che il malcontent­o è profondo ed è figlio di un’incapacità politica dei partiti che hanno preceduto i gialloverd­i. Insisto nel definirmi moderato per quanto questa definizion­e possa essere coniugata in tanti modi. Tutto ciò ha attirato critiche e osservazio­ni di quei lettori che sono oggi maggioranz­a nel Paese. Chiamarli estremisti sarebbe ingeneroso. Sono arrabbiati, questo sì, ma motivano la loro esasperazi­one spesso con ragionamen­ti articolati, sono lettori di un ceto medio diventato elettorato populista. Lo si capisce dalle lettere che ho selezionat­o e che pubblico in queste pagine. A volte vi si trovano pregiudizi come quello di ritenere che Silvio Berlusconi chiami per dettarmi la linea, ma al di là di questa falsa convinzion­e difficile da sradicare, le lettere di chi non condivide la mia posizione mi aiutano a capire l’Italia disincanta­ta che c’è dietro l’attuale governo. Ecco il motivo per cui la mia finestra settimanal­e oggi la apro sul cortile da dove salgono le voci di questa Italia.

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