Nudo di donna a Liverpool
Egon Schiele e Francesca Woodman: in una mostraevento il «corpo a corpo» tra artisti dell’inquietudine.
La Liverpool ottimistica del 1960, quella che vide la nascita e poi il trionfo planetario dei Beatles, forse non esiste più, però la città inglese si propone ancora come interprete dello spirito dei tempi. E lo fa, per esempio, con la sua Biennale (fino al 28 ottobre) significativamente e ironicamente intitolata Dove sei, bel mondo sereno?. E con questa bellissima mostra, Life in Motion. Egon Schiele / Francesca Woodman, organizzata fino al 23 settembre alla prestigiosa Tate (www.tate.org.uk).
Narra, e annoda tra loro, le storie di due artisti dell’inquietudine. Siccome il destino è imperscrutabile e spesso capricciosamente crudele, i turbamenti del giovane Egon (Schiele) si stavano attenuando proprio quando tutto finì. Il pittore austriaco celebre per le sue raffigurazioni sofferta del corpo («Dipingo la luce che promana da tutti i corpi» diceva)si spense di febbre spa- gnola nel 1918, a 28 anni, quasi la metà dei quali trascorsi a eseguire capolavori. Nel 1981, l’intensa fotografa americana Francesca Woodman era ancor più giovane, 22 anni, ma non esitò a saltare giù da un grattacielo di New York. Pare volesse preservare per sempre la delicata, aurorale, purezza della sua vita.
Inevitabile, poi, che nelle opere di Egon e di Francesca si scorgano cattivi segni, brutti presagi. E c’è, sul fondo, qualcosa che le accomuna, provando che tra artista e artista né il tempo né lo spazio impediscono misteriose connessioni. Quindi ecco il coreografico corpo a corpo tra gli smagriti ritratti e autoritratti del leggendario pittore e i surrealistici, ombrosi scatti della fotografa. In entrambi la figura è come gettata a terra, battuta proprio mentre teatralmente si confessa e si svela, carne tremula, anima inquieta.