L’incertezza è nemica della nautica, i dazi ancora di più
L’Unione europea reagisce alle tariffe americane con nuove imposte sulle barche Usa. E il patron di Ferretti Group adesso teme un’escalation...
«Il 2018 è un anno incerto e l’incertezza non è amica degli
investimenti. Ci vuole serenità per fare un acquisto importante come una barca e tutto questo parlare di dazi certo non fa bene al comparto». È amara la constatazione dell’avvocato Alberto Galassi, amministratore delegato del big italiano della nautica Ferretti Group, ancor di più se pronunciata a pochi giorni dai festeggiamenti in Laguna per i 50 anni del suo marchio principe e dopo un 2017 da incorniciare, con il fatturato cresciuto dell’11 per cento a 623 milioni di euro e un utile record di 24 milioni (+71 per cento). Dall’Arsenale di Venezia, dov’è stato presentato il nuovo Ferretti 670, sembra davvero lontanissimo il 2012, anno in cui la multinazionale cinese Weichai acquisì il gruppo famoso nel mondo per i marchi Ferretti, Riva, Crn, Pershing, Itama e Custom line che rischiava di andare alla deriva, iniettando 500 milioni di mezzi freschi che nell’ultimo quadriennio hanno portato al lancio di 30 nuove barche nei sei cantieri italiani che danno lavoro a 1.500 persone. Ma l’incognita dazi è lì, come una spada di Damocle, e rischia di rovinare la festa alla nautica tricolore che nel 2017 ha visto tornare il fatturato sopra i 2 miliardi, con un export dell’88 per cento, di cui il 40 per cento negli Stati Uniti. Dal 22 giugno, infatti, l’Unione europea ha risposto ai dazi voluti da Donald Trump su acciaio e alluminio con un altri dazi fino al 25 per cento su molti prodotti americani, tra cui le barche. E ora il settore europeo teme la ritorsione statunitense per il suo export negli States che vale 800 milioni di euro l’anno (contro un import di 150), di cui la metà appannaggio dell’Italia, primo Paese al mondo per la produzione di barche sopra i 30 metri.
La faccenda è molto seria. Lei come la vede?
Essendo nato e vissuto durante la guerra fredda sono abituato a questa tattica del «ti faccio male senza ucciderti», ma stavolta Trump può fare davvero molto male. La sensazione è che in America si sia partiti con una mossa che pareva gestibile, di propaganda per uso interno, ma che poi si sia trasformata in un’escalation di cui tutti pagheremo le conseguenze. Mi faccia dire che, come al solito, gli americani sono eccezionali a ignorare l’effetto domino delle loro azioni: stavolta, però, si
Il nuovo Ferretti 670 presentato in anteprima a Venezia per il 50° compleanno del marchio romagnolo.
faranno male non solo tante persone ma anche molte aziende. Un po’ come in Gran Bretagna dove ai primi annunci d’addio di banche e aziende in tanti non vorrebbero più la Brexit. Proprio così. L’opinione pubblica inglese è talmente spaccata che la definirei una «lose-lose situation»: se esci dall’Unione europea perdi consenso, se resti lo perdi comunque. E alla fine tutti pagheranno un conto salatissimo per le società in fuga e una moneta che s’indebolisce. E voi di Ferretti Group che cosa fate per combattere questa incertezza? Non stiamo mai fermi, siamo come dei tarantolati. Non ci godiamo i risultati e continuiamo a crescere e diversificare. Stiamo valutando l’acquisizione di un marchio per entrare in una nuova nicchia di mercato e, per avere maggiore capacità produttiva, oltre al totale rinnovamento del cantiere Super yacht yard di Ancona, realizzeremo un nuovo sito produttivo sul Tirreno da 12 mila metri quadrati. Quindi creerete altri posti di lavoro? Stiamo pianificando un’ottantina di assunzioni già quest’anno, cerchiamo soprattutto tecnici specializzati. Ma facciamo tanta fatica a trovarli perché sono ancora pochi i ragazzi che intraprendono studi professionali. Ne abbiamo così bisogno che probabilmente potremmo fare internamente, aprendo una nostra scuola. Sarebbe una bella idea. Un’altra idea che state accarezzando è quella di un Salone nautico a Venezia, dopo il vostro addio a Genova. Mi piacerebbe realizzare in Laguna quello che già facciamo al Monte Carlo Yacht Show con il nostro Display. Vorrei portare all’Arsenale 25 barche e non mi spiacerebbe se fosse aperto anche alla nautica locale, ai maestri d’ascia e ai tanti artigiani che hanno fatto grande il nostro settore. Il sindaco Luigi Brugnaro è entusiasta del progetto e si potrebbe partire già il prossimo maggio, in concomitanza con l’apertura della Biennale d’arte. Sempre che il nuovo governo non metta i bastoni nelle eliche del settore. Che cosa pensa dell’esecutivo gialloverde? Se siamo sopravvissuti al governo Monti, e alla tempesta perfetta che ha innescato, possiamo sopravvivere a tutto! Dopo tanti anni credo che finalmente la nautica venga percepita per la tecnologia che incorpora e per il bene che fa al Paese. La caccia alle streghe è finita e a testimonianza di questo c’è che il mercato italiano è ripartito. Diciamo che non mi aspetto nulla di negativo da questo governo, anzi spero sia attento alle nostre esigenze.
Sono oltre 1.700 le imprese tricolori presenti in Cina, un mercato che sta diventando sempre più sofisticato.