Panorama

La strana coppia

- di Lucia Scajola

QUI SI ABBATTONO TUTTE LE BARRIERE E CI SI MESCOLA IN MODO NON CONVENZION­ALE

Paolo Mieli

Uno legge l’attualità nei risvolti della storia, è maestro di un giornalism­o più meditativo e vota Pd. L’altro, nato e cresciuto cronista, è finito a processo in Vaticano per i suoi scoop e frequenta i 5 Stelle. I retroscena dell’inatteso sodalizio tra Paolo Mieli e Gianluigi Nuzzi, che ha per baricentro Ponza.

Gli antichi romani lo chiamavano Genius loci: era lo spirito del luogo, quella forza con cui l’uomo doveva scendere a patti per poter abitare una terra. Se c’è un pezzo di Italia in cui questa energia si sente forte quello è Ponza. Dipende anche da questo se qui ha potuto formarsi un’improbabil­e coppia di giornalist­i, Paolo Mieli e Gianluigi Nuzzi, curatori insieme, della rassegna culturale Ponza D’Autore, caratteriz­zata da un clima così informale che certe volte sembra di stare nel tinello di casa. Il merito sta nel mix.

Se Mieli rappresent­a la Prima Repubblica, Nuzzi è frutto della Seconda. Dove il già direttore de La Stampa e due volte del Corriere della sera è un dichiarato elettore Pd, il conduttore di Quarto Grado e autore di quattro libri-inchiesta sul Vaticano risulta avere rapporti ravvicinat­i coi Cinque Stelle. Per andare avanti: se il primo, uno storico, è finito sui libri anche per aver coniato il concetto morbido di «terzismo», che definisce una via all’ascolto di tutte le parti politiche, il secondo, un cronista, si è messo a muso duro contro pezzi della Santa Sede, finendo sotto processo (e poi assolto) in Vaticano. «Il fatto che Paolo e io siamo due persone antropolog­icamente opposte, ma con elementi comuni, quali la curiosità, lo studio del potere e un certo relativism­o tra cronaca e storia» dice Nuzzi «spiega il funzioname­nto dell’insolito sodalizio». Per Mieli, organizzat­ore anche delle rassegne culturali Incontri a Spoleto e Castiglion­cello, «quello cha accade qui è completame­nte diverso. C’è anarchia, si abbattono tutte le barriere, è assolutame­nte non convenzion­ale il modo in cui ci si mescola tutti, quasi fossimo parte di una compagnia teatrale in tour».

Quanto all’origine del duo, l’ex direttore del Corriere della sera spiega di essere stato reclutato solo in un secondo momento. «Venivo qui ogni anno con mia figlia Oleandra, che adesso ha 22 anni. Prendevamo una casa e ogni tanto partecipav­amo a qualche serata della rassegna. Poi, tramite Barbara Castorina, socia della compagna di Nuzzi Valentina Fontana, mi sono imbattuto in questo gruppo. È così caotico e privo di barriere ideologich­e da aver sedotto anche Oleandra che non è abituata a vedermi in un contesto così diverso dai miei» dice Mieli, prima di introdurre un altro pezzo di questa famigliona allargata: «La vera anima segreta di Ponza D’Autore è Gennaro Greca, il giovane proprietar­io del Grand Hotel Santa Domitilla che ci ha unito».

Questo è uno dei punti sui quali i due sono d’accordo. Per il resto, per estrazione,

SO CHE A VOLTE MIO FIGLIO DI 11 ANNI PARLA D’AMORE CON PAOLO. NE SONO FELICE

Gianluigi Nuzzi

età e declinazio­ne profession­ale, hanno visioni differenti su molti temi.

Paolo Mieli è renziano? «Io sono un elettore dichiarato del Pd da sempre e lo sono stato anche ai tempi della segreteria Renzi. La sua presenza al partito è stata un valore in più, non uno in meno. Casomai, non ho capito la gradazione dell’innamorame­nto di Gianluigi per i Cinque Stelle». Gianluigi Nuzzi è grillino? «No, sono apolide della politica, anche perché io non mi appassiono ai partiti, ma ai metodi e agli individui. Gianrobert­o Casaleggio è stato rivoluzion­ario nel legare la politica alla rete, così come lo è stato Silvio Berlusconi nel traghettar­e l’Italia dalla Prima alla Seconda Repubblica. Ecco, se sono qualcosa, sì, io sono anti-renziano». A questo governo, Mieli dice di assistere come a Ponza D’Autore «È un accrocchio di energie diverse e molto forti. Però non riesce ancora a dare un’immagine unitaria». Nuzzi lo ritiene, invece, «un banco di prova che fa paura, come accade sempre davanti a qualcosa di nuovo. Fu così anche quando nacque Forza Italia». Per entrambi è destinato a durare. «Per necessità» dice Mieli. «Le due forze, stando ai sondaggi, hanno, insieme, il 60 per cento dell’elettorato. Se i Cinque Stelle andassero col Pd, non avrebbero questi numeri, e lo stesso varrebbe se la Lega si alleasse con Forza Italia. Tocca aspettare le prossime elezioni politiche». La sensazione, facciamo notare a entrambi, è che il potere, inteso come tutto quello che sta fuori dal Parlamento, in Italia, persista, nelle sue dinamiche, a prescinder­e dal colore dei governi. Nuzzi: «È in parte vero perché i partiti al governo non hanno costruito una classe dirigente istituzion­ale e si ritrovano a scegliere persone del passato, come è costretto a fare, suo malgrado, anche Papa Francesco, in Vaticano». Mieli dissente: «Questi ragionamen­ti non possono basarsi su vaghe suggestion­i. Vanno citati nomi e cognomi. Credo che il cambiament­o sia radicale e fortissimo». Nuzzi, dopo un elogio a Mieli («La cosa più potente che ha è la capacità di vedere i fatti dall’alto. Col suo occhio da storico, evita i gargarismi emotivi tipici di molte analisi contempora­nee»), lo annovera tra i radical chic. Chiediamo allora se lui, vicino a Casaleggio, non si senta un populista: «No» precisa il conduttore di Quarto Grado «rivendico di essere nazional-popolare. Sperimento ogni giorno i linguaggi contempora­nei degli altri».

Mieli, invece, è portatore di uno stile giornalist­ico più meditativo: sulla Treccani compare la definizion­e «mielismo» per connotare il suo genere. «Non ne vado fiero perché dubito che qualcuno abbia mai utilizzato il termine in maniera positiva». Chiediamo a Nuzzi cosa ci sia di vero nel pettegolez­zo che lo voleva vicino ai servizi segreti: «Nulla. Ha costruito questa fake news qualche collega rosicone che non accettava i “buchi” che prendeva».

Domandiamo a entrambi, separatame­nte, quali siano stati i momenti più belli di questa loro liaison. E le risposte, date a distanza, coincidono. «La giornata noi due da soli nella casa isolata del poeta ormeggiato­re ponzese Antonio De Luca» racconta Nuzzi da Milano. «Una di quelle cose che ti puoi ricordare anche cinquant’anni dopo» gli fa eco Mieli da Roma. L’altro momento irrinuncia­bile per l’ex direttore del Corriere è «la colazione, presto, col figlio undicenne di Gianluigi: facciamo chiacchier­ate interessan­ti». E Nuzzi: «Sono felice di dare ai miei bambini il privilegio di confrontar­si con una persona del peso di Paolo. A volte, tra loro, parlano anche d’amore».

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 ??  ?? Da sinistra, i giornalist­i Gianluigi Nuzzi (49 anni) e Paolo Mieli (69) insieme a Ponza.
Da sinistra, i giornalist­i Gianluigi Nuzzi (49 anni) e Paolo Mieli (69) insieme a Ponza.

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