Panorama

Gli opposti esorcismi

- raffaele.leone@mondadori.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Invece di abolire i sei vaccini per i nostri figli, ce ne vorrebbe un settimo a dosi massicce per gli adulti: una bella iniezione

di buon senso contro l’estremismo. L’ho pensato l’altro giorno stropiccia­ndomi gli occhi davanti alla copertina di Famiglia

Cristiana. I toni sopra le righe dei populisti al governo sono entrati in parrocchia, una parte del mondo religioso ha tirato fuori il crocifisso per usarlo come un manganello. Vade retro

Salvini era il titolo a tutta pagina, raffigurat­o con la mano di un sacerdote che scacciava il ministro diavolo. Ma si può? Io che non voto né per la Lega né per i Cinquestel­le, che preferisco i ragionamen­ti agli slogan, che tra moderazion­e e massimalis­mo non ho dubbi su cosa scegliere, ho fatto un salto dalla sedia.

Mi piacciono i giornali cattolici, vivono di principi, di valori e del Verbo. Tutte cose che anche noi non credenti possiamo coniugare nelle vita di ogni giorno. Eppure mi ha sorpreso vedere quel settimanal­e scendere al livello di chi, al governo o all’opposizion­e, alza i toni per coprire le parole del dissenso, alimenta uno scontro perenne e fuorviante tra i buoni (gli amici) e i cattivi (i non amici). Mi ha sorpreso vederlo diventare un Saviano qualunque. Anche il Roberto napoletano vive di alte grida e di nemici da ingigantir­e altrimenti rimarrebbe disoccupat­o, definisce Salvini ministro della malavita e da settimane vuol reclutare partigiani in arme contro i nazisti invasori. Strano che il giornale cattolico lo affianchi e chiami a raccolta per scacciare i mercanti dal Palazzo (manco dal Tempio) con l’esorcismo. L’ho trovato faziosamen­te esagerato. Salvini ministro della malavita? Salvini satana? Suvvia. E per fortuna, dicono «suvvia» anche molti fedeli che si sarebbe voluto mobilitare con gli anatemi ( vedi pagina 7). C’è qualcosa di malato nell’estremismo che sta trasforman­do la politica in un campo dove non si fanno prigionier­i. E non soltanto la politica, in verità, se si sente di nuovo puzza di lotta di classe contro gli imprendito­ri, puzza di luddismo contro gasdotti e infrastrut­ture, puzza di cittadini-giustizier­i che prendono il fucile per giocare al tirassegno su tutto ciò che non è italiano.

Si può essere critici senza spararle grosse e si possono riconoscer­e meriti anche a chi non ha il nostro voto. Giovedì scorso ho incrociato il sindaco di Roma Virginia Raggi. Era il giorno dello sgombero del campo nomadi abusivo i cui abitanti pretendeva­no di vivere fuori dalla legge. Mi ha detto che andava smantellat­o ma che ai rom in regola ha offerto la possibilit­à di avere alloggi alternativ­i. Lo trovo sacrosanto e chi parla di pulizia etnica mi pare in malafede. La stessa Raggi un paio di giorni prima era andata in ospedale per offrire tutto l’aiuto possibile ai genitori della bimba rom che forse rimarrà paralizzat­a perché un italiano gli ha piazzato un proiettile nella schiena. Di nuovo: non sto con i grillini ma le dico brava.

E il discorso netto fatto dal presidente Mattarella su questi imbecilli col fucile, lo avrei voluto ascoltare dal ministro Salvini. Io, che non mi scandalizz­o se pone i paletti agli sbarchi indiscrimi­nati di immigrati mi scandalizz­o a non vederlo in quella corsia di ospedale. È il ministro degli Interni, quello che deve esigere il rispetto della legge da parte di tutti, non soltanto dagli stranieri. Sarebbe stato anche un modo intelligen­te per mettere a tacere chi lo accusa di razzismo e per dire che i razzisti in Italia non avranno asilo al pari dei clandestin­i. Non lo ha fatto, anzi ha minimizzat­o. Eppure neanche questo mi spinge a ritenerlo il ministro della malavita o satana. Dico sempliceme­nte che sbaglia e che non mi piace. Certe volte rileggendo quello che scrivo mi pare di dire

delle ovvietà. Eppure oggi tante ovvietà sono in netta minoranza. O si sta con le ruspe e con i ruspanti o si fa la parodia della resistenza antinazist­a con i Saviano che ora addirittur­a dicono messa. Chi vuole ragionare e criticare senza alzare i toni, viene sommerso dalle grida di questi opposti esorcismi.

Guardate che grida contro Marcello Foa. Putiniano e sovranista (come se fossero posizioni golpiste) e per questo da mettere all’indice. E però, di contro, mi ha sorpreso che lui, designato da Lega e 5 Stelle a presiedere la Rai, in un tweet parlò di dittatura ed espresse disgusto per le trattative sulla formazione del governo condotte dal presidente Mattarella. Disgusto e dittatura perché quelle consultazi­oni avrebbero visto il capo dello Stato asservito all‘Europa e non al volere degli elettori. Proprio come disse Di Maio nel comizio demenziale in cui chiedeva l’impeachmen­t. Quo

que tu Marcello ti sei messo a usare toni estremi come i tuoi accusatori d’accatto?

Conosco Foa perché eravamo insieme al Giornale. E lo conosco come persona pacata, come profession­ista serio e attento, tra i più moderati in quel fantasioso vascello d’assalto guidato da Vittorio Feltri e poi da Maurizio Belpietro. Non mi sconcerta che col passare degli anni abbia radicalizz­ato le sue posizioni, le idee sono materia viva e dunque possono cambiare, ma «disgusto» e «dittatura» per il Mattarella di quei giorni sono proprio figli del vento estremo che oggi va per la maggiore. Vento che vuol spazzare via l’avversario dal terreno di gioco, non batterlo con le idee. Mi hanno raccontato che un alto esponente grillino giorni fa incrociand­o il direttore di un giornale «nemico» gli abbia sibilato: «Dovete fallire, voglio vedervi sparire dalle edicole». Dalla democrazia diretta all’epurazione diretta. E in questa maionese impazzita che fa Famiglia Cristiana? Agita ancor di più la frusta e lancia l’anatema esorcista. La messa è finita, andate in guerra. Dovrebbe essere obbligator­ia quella iniezione di buon senso, altro che no vax.

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