«Il richiamo a Satana imbarazza noi sacerdoti»
Monsignor Gonzino, esorcizziamo Matteo Salvini? «Non scherziamo. Salvini non è il diavolo e un buon cristiano non demonizza, semmai accarezza e perdona».
Siamo andati anche noi in edicola e abbiamo comprato l’ultimo numero di
Famiglia Cristiana che con la sua copertina «Vade retro Salvini» ha acceso la sinistra e fatto apparire Vittorio Feltri più timoroso di un sacrestano. Decidiamo di parlarne con Don Gianluca Gonzino, canonico della cattedrale di Vercelli, un uomo di Chiesa ma che voleva fare il magistrato, («Ho studiato al liceo linguistico. In seminario sono entrato in un’età matura, quando insomma la fede era salda»). Sono rimasti saldi i cattolici che sono andati in edicola? «I cattolici leggono sempre meno Famiglia
Cristiana ». E lei? «Anche, ma ciò non significa che in passato non lo abbia letto e non abbia apprezzato il suo contributo o non continui ad apprezzarlo». In copertina, sotto la testata, l’occhiello porta questa dicitura «I fatti mai separati dai valori». Fa il verso a Panorama e allo storico direttore, Lamberto Sechi, che coniò lo slogan «i fatti separati dalle opinioni». Monsignore, non è che siamo più moderati noi di Panorama? «Non solo voi. Anche altri quotidiani si sono opposti alle politiche migratorie senza però perdere l’equilibrio. Riconosco che quella copertina ha diviso il nostro mondo ma in parte lo ha anche unito. Tutti l’abbiamo salutata come esagerata. Una caduta di stile che ci ha imbarazzato».
Don Gonzino è nato a Borgosesia in provincia di Vercelli. Ha 56 anni e può vantare un personale primato. «Il cento per cento di fedeli presenti alle mie messe». Come fa? È più carismatico del leader della Lega? «No, la mia chiesa è di campagna. È piccina ma calda. In tutto i fedeli saranno cinquanta e le confido un segreto. Ho spostato l’orario della funzione. Ho approfittato del traino che offre il supermercato». Cioè? «I fedeli prima fanno spesa e poi ascoltano messa». E dopo? «Mi sta chiedendo se leggono?». In ogni buona famiglia, e cristiana, c’è sempre stata una copia del settimanale. «Non solo. Ha fatto parte dell’identità del mondo cattolico. Anche a casa mia veniva sfogliato. I preti stessi lo distribuivano. Ma oggi non possiamo dire che rappresenti il mondo cattolico. Guardi che anche i parroci stanno su Facebook». Cosa dice la «bacheca» di Dio? «Che quel titolo sconcerta». Anche lei ha acquistato una copia? «No, ho appreso della copertina proprio sui social. Un sacerdote aveva condiviso l’immagine commentandola con perplessità, anzi, l’ha definita poco cristiana». Abbiamo letto il servizio e possiamo assicurare che non ha nulla a che vedere con i toni della copertina. «Ma l’imbarazzo rimane, tuttavia mi fa piacere sapere che il contenuto del servizio sia più moderato». Non crede che sia imbarazzante anche il rosario che sfoggia Matteo Salvini a ogni suo comizio? «Intanto devo riconoscere che ha dimostrato di essere più cristiano lui quando ha ribaltato il tavolo parlando di perdono. Poteva alimentare l’odio. Non l’ha fatto. Va detto». Ma si può perdonare Salvini per le politiche che sta attuando? «È la parola a dirlo. Sono “politiche”. E capisco che non si possono condividere. Ma peggio di Salvini trovo chi ha strappato quella copertina per farne un manifesto. Penso a uomini di sinistra che non hanno mai avuto nulla a che vedere con lo spirito cattolico. Sia chiaro, ben venga la controversia. Un settimanale deve suscitarla. Ma lasciamo stare Satana».
Riconoscerà che Salvini ha una barba saturnina… «Ma l’epiteto di diavolo va utilizzato per la ferocia, l’Olocausto. Va rivolto a uomini terribili del Novecento». Alcuni sacerdoti ci hanno fatto notare che Gesù rivolgendosi a Pietro utilizza «Vade retro». «Tra di noi è circolata anche questa lettura. Allontanare il maligno da Pietro. Ma è una lettura sottile. Troppo sottile. Purtroppo il titolo non è sottile».
I titoli hanno sempre il dono della sintesi ma l’aggravante della semplicità. «Lo so. Ma non può valere per un settimanale dei Paolini». Monsignore: i vescovi, la Cei, stanno all’opposizione di questo governo. Non vuole fare anche lei «la predica» a Salvini? «Ci sono molti sacerdoti che si limitano a descrivere la preghiera evangelica. I buoni sentimenti si possono ispirare e non suggerire». E l’accoglienza? «Un cattolico sa che deve aiutare il prossimo. Ma la carità deve avere gli occhi aperti e non gli occhi chiusi. Fare l’elemosina a un ubriacone serve solo a farlo cadere e non a risollevarlo». Insomma, lei non fa politica? «Sarei fuoriposto come lo sono tutti quelli che stanno alzando, in queste ore,
Famiglia Cristiana ». I migranti li aiutiamo a «casa loro»? «Li aiutiamo innanzitutto. Noi cattolici lo abbiamo sempre fatto. Vede, questo terremoto di uomini che si mettono in mare ci ha fatto dimenticare il ruolo dei missionari. Eppure questi uomini ci sono. Fanno un lavoro eccezionale ma dimenticato. Oggi sembra quasi si tratti di un colonialismo religioso. Mi piace parlare più di loro».
I cattolici praticano l’obiezione e di solito ha a che vedere con la coscienza. Non è che questa volta l’avete applicata al giornalismo? Sacerdoti obiettori? «Come ho detto, non faccio politica. Ma io quella copertina non l’avrei distribuita. E forse, questa volta, avrei invitato a non comprarla. Rimaniamo una famiglia. Cristiana».