Il dress code di quest’estate politica prevede una divisa al giorno
Occhio, ti stai macchiando la felpa col cappuccino. Bevi già la mattina presto? Veramente no. E come faccio a macchiarmi la felpa, se non ce l’ho? Davo per scontato che ce l’avessi. Dava per scontato, lui... ma non ce li hai gli occhi? Salvini ogni giorno sfoggia una felpa nuova, tu stai con Salvini, c’avrà la felpa anche lui, mi sono detto. Invece mi indossi una polo. T’infastidisce la polo? Al contrario, noto che la porti da quando il Salvini s’è messo quella del Battaglione San Marco. Essendo ancora estate, lo capisco. Che fissa, però, eh? Quale fissa? Quella dei ragazzi di governo di vestirsi con i gadget e le insegne delle istituzioni repubblicane. E mica solo repubblicane. Bah! Come bah? Mica crederai che sia casuale. Sta a sentire: Salvini con la polo del Battaglione San Marco; Salvini con la polo dell’Associazione nazionale alpini; Salvini con la polo dei Vigili del fuoco; il presidente Conte con la polo della Protezione civile; il ministro Toninelli col cappellino della Guardia costiera; Di Maio con la maglietta di Amatrice, che proprio un’istituzione non è, ma tutto fa brodo. E sentiamo: cosa dedurrebbe da tutto ciò il sapientone che è in te? Niente di decisivo. Solo non si perde occasione per fare demagogia e per presentarsi con i segni, con gli emblemi di coloro che di momento in momento si ritiene che il popolo giudichi più virtuosi. Una furbata, solo che… Solo che cosa? Solo che gli alpini si sono incazzati come tori quando hanno visto il capo della Lega con la loro penna d’aquila. Non hanno condiviso, diciamo così. L’hanno fatto sapere ufficialmente. E ho come la sensazione che anche Guardia costiera e Vigili del fuoco non abbiano apprezzato. Sono istituzioni di tutti, non di una parte, e sentirsi strumentalizzare a volte può scocciare. Quanto ti piace farla grossa, eh? Mica la faccio grossa. Noto soltanto che un politico normalmente vestito, è lui e basta. Mentre un politico che si veste da guardia carceraria quando incontra le guardie carcerarie, da arbitro quando incontra gli arbitri, da operatore ecologico ad honorem se incontra i netturbini, è uno che strizza l’occhio, che cerca di captare benevolenze al di là di quel che pensa, che prova a fare il ruffiano in partenza. Tutto qui. Ne parli come se fosse una prerogativa degli uomini di Lega e Cinque stelle. No, no, hai ragione. Martina, del Pd, che per mostrarsi radicato nel popolo è capace di infilarsi la maglietta di Tor Bella Monaca o dello Zen di Palermo, tanto diverso non mi sembra. E me la immagino la Camusso, che non dice una parola sulla faccenda dell’Ilva, ma non la dice indossando la tuta dei siderurgici. Cazzate, di qua e di là. Quantunque, al momento, più di là. Ma l’hai letto Vittorio Feltri? No. Su Libero. Non l’ho letto. Leggi qua: «La nostra idea banale è che sia una follia recuperare in mare i popoli che sfidano le onde del Mediterraneo per attraccare nei porti siciliani. Lasciamoli al loro destino di naufraghi… Smetteranno presto di salpare e rimarranno sulla loro terra ferma per non morire annegati. Dopo il terzo barcone colato a picco, i neri si guarderanno bene dal partire». Visto? Visto cosa? Feltri aveva il suo bel vestito di sartoria quando scriveva queste cose. E allora? E allora non c’è bisogno di truccarsi da qualcun altro, per dire cose così estreme. Basta e avanza rimanere se stessi.