Un abc di lotta e di governo.
Desidero manifestarle il mio apprezzamento per l’editoriale della scorsa settimana, equilibrato e mordace al tempo stesso. Con l’occasione, cambiando pagina, le faccio notare che nel grafico del Veneto di pag. 33 manca un ingranaggio, neanche tanto piccolo secondo me...
Comunque sono un vecchio lettore che vive in quell’ingranaggio e non cambierò settimanale per questo.
Giuseppe Martini
Nel grafico c’era l’ingranaggio che indicava Padova ma il nome è saltato. Mi scuso per il carente controllo da direttore, forse sono finito in un ingranaggio più grande di me. In uno dei numeri scorsi di Panorama ho letto una domanda semplice, direi agreste, e ben posta: che farà la dirigenza Fiat dopo l’era Marchionne? Molti anni orsono ho frequentato un corso per dirigenti Fiat tenutosi al Castello di Marentino in Piemonte, durato un mese. Di quell’occasione ricordo che l’Avvocato puntava molto sul concetto di squadra, che doveva essere preparata per ogni evenienza, in cui ognuno doveva sapere cosa gli toccava fare. In quel mese si affrontavano casi concreti di crisi e si ragionava su come andavano affrontati.
Che cosa dobbiamo fare per fare bene? era il quesito a cui bisognava rispondere. Provi a porre la stessa domanda a questo governo bicolore. Giuseppe P.
Il governo c’è, ma più che nel gioco di squadra mi sembra abile nel gioco delle parti. Ho letto il suo editoriale e sono d’accordo quando dice che non le sono mai piaciuti i giudici che fanno politica né i politici che emettono sentenze. Però mi si permetta una previsione: il processo sul ponte di Genova (se mai si arriverà a un processo) non durerà anni ma decenni, fra perizie, controperizie, rinvii, consulenze e cavilli vari per poi finire fra le braccia misericordiose di Santa Prescrizione.
Massimo Veronesi
Un processo così complesso richiederà inevitabilmente tempo. A me spaventa la palude in cui affondano milioni di processi minori. Vorrei parlare del ponte, d’altronde lo stanno facendo tutti, ma non come lo fanno tutti. Vorrei parlare di un museo del ponte, un museo fatto di macerie e di rottami. Che ricordi quel ponte ma anche il ponte della vita, il passaggio tra la nascita e la morte. Noi nasciamo attraverso un ponte, siamo il frutto di una unione. L’umanità è piena di ponti crollati, di errori commessi riconosciuti e magari dimenticati, facciamo un museo anche per ricordare tutto ciò.
Mi piacerebbe che un giorno in quel museo mio nipote magari visitandolo potesse anche vedere la lettera di un ministro o di un imprenditore che si scusano per aver sbagliato. Oppure la lettera di un papà accanto alle lamiere dell’auto della figlia, un biglietto in cui le scrive che le voleva tanto bene ma che non era riuscito a dirglielo come avrebbe voluto. O il saluto commosso di un estraneo per una delle vittime. Quel museo potrebbe aiutarci a ricordare il ponte tra la vita e la morte e quanto fallace può essere l’uomo. L’odio lasciamolo passare sotto. Luca R.