Panorama

Ho una montagna di passioni da raccontare

Si nutre di roccia, di vette e di sfide. Ma la ricetta esistenzia­le dell’alpinista Hervé Barmasse prevede anche il pianoforte rivelatore di Ludovico Einaudi e la contemplaz­ione di Michelange­lo. E per trovare serenità, la Barbagia.

- di Stefania Vitulli

Al Festival della mente di Sarzana, dove è appena stato ospite, ha fatto il tutto esaurito: un paradosso, visto che un alpinista dovrebbe avere a che fare soprattutt­o con il corpo. Ma la verità è che Hervé Barmasse ha fatto del «pensiero di montagna» una vera filosofia di vita: ci sono «i punti zero», quelli in cui tutto va male, siamo infelici e non vediamo vie d’uscita, e «i punti 8 mila», la gioia pura, l’obiettivo raggiunto. In mezzo c’è la scalata, ovvero la vita, il vero lavoro. Barmasse ha scalato fin da adolescent­e: a 16 anni un palo di ferro a cento all’ora centrato in gara lo ha tolto per sempre dalle piste e gli ha richiesto sette operazioni al ginocchio. Ha scalato una diagnosi di tumore alla gola. Ha scalato un complesso rapporto con suo padre, innumerevo­li incidenti di montagna, amici perduti per sempre sulle cime. E ha avuto gli «ottomila»: quelli veri e quelli della vita, come la sua prima figlia, che ora ha undici mesi. La montagna è stata la sua vera maestra. Una in particolar­e.

Qual è la cima che più ama?

Il Cervino che per me è qualcosa di più di una montagna. Non è solo roccia, ghiaccio e neve. È un fratello maggiore che mi ha insegnato a vivere in situazioni estreme e di quell’estremo ho fatto uno stile di vita. Spesso in solitaria.

E la cima che l’ha trasformat­a come uomo?

Lo Shisha Pangma, 8.027 metri, in Tibet. Lo scorso anno ho scalato la sua parete sud in 13 ore contro i quattro giorni normalment­e impiegati per lo stesso obiettivo. Un’esperienza al limite delle capacità fisiche e mentali. Ma questa sfida si è conclusa

a tre metri dalla cima. Meno di dieci passi. Dieci secondi. Che sono fondamenta­li per omologare un’impresa. In quei tre metri però si nascondeva l’insidia della morte. La montagna è anche questo: la rinuncia non è mai una sconfitta. I luoghi di montagna che si dovrebbero vedere? Sicurament­e il Nepal e la regione del Solu Khumbu, ma durante l’inverno: quando i pochi turisti presenti alle pendici dell’Himalaya e dell’Everest lasciano spazio all’umanità fraterna degli sherpa, che non ha eguali. Poi la Patagonia, anch’essa d’inverno, perché la neve rende quelle terre desolate ancora più selvagge. Infine, il Pakistan: un trekking nella valle di Hunza, per la gentilezza e la cordialità del suo popolo, potrebbe sorprender­e anche il più diffidente. Il suo luogo-rifugio? Casa mia, a Valtournen­che, e la Sardegna, in Barbagia. Luoghi in cui riesco a trovare sereni-

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 ??  ?? SULLO SCHERMO, BENIGNI E SPIELBERG Tra i film che l’alpinista giudica imperdibil­i ci sono La vita è bella (foto sotto) e The Post.
SULLO SCHERMO, BENIGNI E SPIELBERG Tra i film che l’alpinista giudica imperdibil­i ci sono La vita è bella (foto sotto) e The Post.
 ??  ?? SCRITTURA COME TERAPIA Il libro di Barmasse La montagna dentro. Scriverlo è stata un’auto-terapia.
SCRITTURA COME TERAPIA Il libro di Barmasse La montagna dentro. Scriverlo è stata un’auto-terapia.
 ??  ?? HERVÉ BARMASSE Nato ad Aosta nel 1977 (mentre suo padre rischiava la vita sul Cervino), guida alpina da quattro generazion­i, ha aperto una nuova via in solitaria sul Cervino, la prima ascensione del Cerro Piergiorgi­o (Italia) e, tra l’altro, la prima salita del Beka Brakai Chhok (Pakistan). Ha scritto La montagna dentro (Laterza) e diretto i docufilm Linea continua Non così lontano. e ALTITUDINI ISPIRAZION­ALI Il Cervino (sotto) e lo Shisha Pangma (sopra) sono le cime più amate da Barmasse. La prima è la vetta che gli ha insegnato a vivere in situazioni estreme, la seconda quella che gli ha «regalato» un’istruttiva sconfitta a pochi passi dalla cima.
HERVÉ BARMASSE Nato ad Aosta nel 1977 (mentre suo padre rischiava la vita sul Cervino), guida alpina da quattro generazion­i, ha aperto una nuova via in solitaria sul Cervino, la prima ascensione del Cerro Piergiorgi­o (Italia) e, tra l’altro, la prima salita del Beka Brakai Chhok (Pakistan). Ha scritto La montagna dentro (Laterza) e diretto i docufilm Linea continua Non così lontano. e ALTITUDINI ISPIRAZION­ALI Il Cervino (sotto) e lo Shisha Pangma (sopra) sono le cime più amate da Barmasse. La prima è la vetta che gli ha insegnato a vivere in situazioni estreme, la seconda quella che gli ha «regalato» un’istruttiva sconfitta a pochi passi dalla cima.
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