Il senso di Tria per la Cina
Non una vera e propria vocazione, ma di sicuro un interesse. Definisce così il suo rapporto con la Cina il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che è stato tra Pechino e Shanghai per il suo primo viaggio al di fuori della Ue da quando è in via XX Settembre. Un rapporto, quello del ministro con l’ex Celeste impero, che risale alla fine degli anni Settanta, quando è stato per due anni visiting scholar presso l’Università di Pechino - uno dei più prestigiosi atenei della capitale, che tra i suoi alunni conta anche il primo ministro Li Keqiang - ed ebbe «la fortuna di vivere i primi esperimenti di riforma economica» voluti dall’allora leader, Deng Xiaoping, come dichiarato ai media cinesi. Sempre in quelli anni, riporta Radio Cina Internazionale, lavorò presso la Casa editrice in lingue straniere di Pechino, e all’economia cinese in avvio di trasformazione dedicò una monografia. «Ero un giovane ricercatore», ha ricordato. Negli anni i ricordi degli studiosi, alcuni divenuti importanti, incontrati nei due anni a Pechino sono in parte sbiaditi. Tria era stato a Pechino l’ultima volta nell’aprile scorso, in qualità di preside della Facoltà di economia di Tor Vergata, per il lancio del Sino-European Research Center in Finance and Economic Development, realizzato in collaborazione con la Capital University of Finance and Economics della capitale cinese.
(Eugenio Buzzetti)