Panorama

Madame Setsuko Klossowska de Rola, 75 anni, che a 21 sposò il pittore Balthus.

- di Mauro Querci - foto di Luca Rotondo per Panorama

Un grandissim­o pittore del ’900, che ha sempre scatenato polemiche con i suoi «nudi» di adolescent­i. Mentre a Basilea la Fondazione Beyeler lo celebra con una mostra straordina­ria, Panorama è andato nella sua storica casa-atelier di Rossinière, in Svizzera. È qui che madame Setsuko Klossowska de Rola, la moglie dell’artista, custodisce le stanze più private e le memorie più care.

L ei che custodisce il sacro fuoco dei ricordi dentro la Grande Dimora indossa questo kimono grigio fermato in vita da una cintura obi rossa, il viso incornicia­to dai capelli neri che non rivela fino in fondo l’età. Tutto ciò non impedisce a madame Setsuko Klossowska de Rola, già vedova di Balthus, di scherzare con chi è arrivato a visitarla fin quassù nel suo monumental­e chalet-fondazione di Rossinière, cantone svizzero di Vaud, non lontano da Losanna. E dice: «Con tutte le fotografie che avrete nei computer, me ne volete scattare ancora?».

La signora discende da una famiglia di samurai di Tokyo ed è stata prima giovanissi­ma compagna e quindi seconda moglie del pittore che ha fatto scandalo nell’arte novecentes­ca con i suoi «nudi» adolescent­i. La testimone fino all’ultimo giorno della vita di Balthasar Klossowski de Rola, Balthus appunto, qui nell’ex albergo in legno tra le monta-

gne, un edificio di 40 stanze che sulla facciata data 1754 e che la coppia ha scelto come rifugio e atelier nel 1977. Lei, adesso, sta prendendo accordi per i prossimi eventi alla Fondazione Beyeler di Basilea, dove si tiene un’importante mostra sull’artista (si veda il box a pag. 84). In questa occasione è anche previsto un «programma di mediazione» che affronta con i visitatori i temi più scabrosi della sua opera, quelli che pure di recente gli hanno procurato accuse di pornografi­a o, peggio, di pedofilia. Nel 2017, al Metropolit­an museum, il celebre quadro

Thérèse revant, con la modella-ragazzina che sogna e il vestito le scivola sulle gambe nude, ha rischiato la censura. Se a Madame Setsuko si chiede un commento su queste polemiche, lei replica citando Oscar Wilde con fiera dialettica: «L’arte esprime solo sé stessa. Può essere criticata, ma non censurata. Mio marito diceva sempre che nella sua arte cercava la verità e di certi commenti si curava poco».

È pittore controcorr­ente, Balthus: ha fatto una scelta di espression­e figurativa e tra i suoi maestri ideali c’erano Masaccio e Piero della Francesca, “classici” francesi come Nicolas Poussin e Théodore Géricault. Eppure piaceva a Pablo Picasso, che gli ha comprato un quadro importante; è stato amico fraterno di Alberto Giacometti, lo scultore che con le sue statue filiformi, drammatica­mente scavate, racconta la disarmonia contempora­nea. Balthus ha dipinto, all’inizio della carriera anche per necessità economica, l’agiata borghesia francese, ma in quei ritratti anticipa tutte le inquietudi­ni di un tempo di crisi come gli anni Trenta e Quaranta.

L’uomo è dunque affascinan­te.

È sposato ma ha varie storie parallele, quando la diciannove­nne Setsuko lo incontra in Giappone. Lui è direttore dell’Accademia di Francia, a Roma e ha 54 anni. «Però ne dichiarava 50, per non mettermi in difficoltà» racconta madame, alternando brillantem­ente francese, italiano e inglese. «Era talmente interessat­o alla dimensione spirituale del mio Paese che, una volta in Europa, non ne ho mai avuto nostalgia. A volte, discutendo, mi spiazzava con un approccio pacato: “Sei più giapponese di me”, gli dicevo».

Sono gli Anni 60: lei gli fa da modella per un quadro straordina­rio, La Chambre turque. La ragazza dagli occhi orientali è nuda, distesa su un divano e si guarda nello specchio che tiene in mano, le decorazion­i di pareti e pavimento sono chiare, rasserenan­ti - più che erotismo il quadro esprime una dichiarazi­one d’amore. «Appena lo ebbe finito, Balthus mi disse: “Sono felice, ho dipinto un corpo nudo che non è nudo”». Ma lei non era gelosa delle donne che si muovevano intorno a lui? «Forse un po’ all’inizio. Comunque, sono una persona positiva, ed essendo stata al suo fianco mi rendo conto di aver avuto una vita fortunata».

Anche lei è pittrice e viaggia tra Rossinière e la Francia; a Parigi ha uno studio in cui lavora anche la ceramica. Tuttavia, è qui nel Grand Chalet che si concentran­o le sue memorie. Lungo i corridoi in penombra dove i pavimenti scricchiol­ano, le porte basse si aprono su piccole stanze colme di oggetti inaspettat­i - un puma impagliato, la vetrina stipata di bambole e marionette giapponesi, poi libri e, soprattutt­o, statuette di gatti o quadretti alle pareti in cui le figure umane hanno il volto di felino. È l’animale-amuleto di Balthus. Tra le foto appese spicca un bellissimo paesaggio di alberi in bianco e nero; è firmato da un altro amico, Henry

Cartier-Bresson. Un’ultima stanza: dalle immagini del passato riporta al presente. La cameretta è ingombra di giocattoli. Sono quelli della nipote del pittore, nata dalla figlia Harumi, che vive anche lei qua. Già, è una casa-teatro Rossinière: dove mobili e suppellett­ili, con una carica di magia e inquietudi­ne, sembrano uscire dagli stessi quadri del pittore.

Seduta in un piccolo salotto,

madame Setsuko aggiunge ricordi: «Qui la nostra vita è sempre stata semplice. Balthus restava tutto il giorno in atelier: cercava sempre la luce naturale per i suoi dipinti. Mi viene in mente un episodio, alla fine degli anni Sessanta. Arrivò una telefonata del presidente De Gaulle. Corsi a bussare al suo studio di allora, entrai e glielo dissi; il suo sguardo era talmente concentrat­o sulla tela, lontano, non mi vedeva. Nemmeno sentì quello che gli ripetevo».

Fuori dalla casa, al di là dalla strada, si entra infine nel piccolo ambiente dove Balthus lavorava. Qua ha dipinto 14 quadri e gli oggetti quotidiani sono nello stesso caotico ordine lasciato dall’artista. Tele ancora bianche e alcuni cavalletti. La poltrona con i braccioli graffiati dai gatti dove si sedeva a osservare il quadro del momento, nella luce migliore che si diffonde dalla vetrata. Ci sono una parata di pennelli e, alla parete, un’unica foto: il ritratto di Giacometti. Madame Setsuko è convinta che l’artista ci continuass­e a parlare, anche dopo la morte dell’amico. Sulla parete opposta un’enorme tela riproduce la prospettiv­a del capolavoro Passage du

Commerce Saint-André: è stata utilizzata da Wim Wenders per il prossimo documentar­io su Balthus. Le etichette, su una fila di barattoli di pigmenti, hanno i nomi in italiano - terra di Siena, verde smeraldo, ocra Avana. «Se li faceva arrivare dall’Italia» spiega Madame. Il Paese dove ha vissuto 15 anni, direttore

dell’Accademia francese. «Per raccoglier­e i fondi del restauro di Villa Medici, mio marito si mise a fare tantissimi disegni! Roma è stato un periodo bellissimo. A casa venivano Fellini e Visconti. Avevamo tanti amici tra gli artisti. C’era Renato Guttuso. Come Balthus anche lui amava Mozart. Quando andavamo da lui, a Palazzo del Grillo, insieme attaccavan­o a cantare il Don Giovanni ».

In questo studio il pittore è venuto fino all’ultimo, anche se non poteva più lavorare. «Il giorno prima della sua morte ha voluto tornarci. Stava in poltrona, con l’ossigeno. Io e Harumi gli tenevamo la mano. Siamo rimasti così, per ore. Non avevo paura: sentivo come noi tre fossimo una cosa sola».

Rientrati nello chalet, madame Setsuko anticipa che l’atelier tra qualche mese avrà un’evoluzione. Diventerà un centro studi con l’archivio del pittore e sarà inaugurato proprio dal film di Wenders. Il fuoco sacro dei ricordi si continua a tramandare.

A Rossinière venivano a omaggiare

Balthus anche personaggi molto più giovani, come David Bowie o Bono Vox, il leader degli U2. Ricorda madame: «Bowie dipingeva e ha voluto fare un’intervista a mio marito per una sua rivista d’arte. Lui era incuriosit­o e rispondeva con gentilezza, anche se non prendeva troppo sul serio la creatività contempora­nea...».

Di nuovo nel cuore della casa, dietro una porta c’è lo studio dove madame Setsuko dipinge. Tra di voi parlavate d’arte? «Lui mi dava molti consigli; a me, per una cosa o per l’altra, piacevano tutte le sue opere... Una volta eravamo in viaggio con un quadro appena ultimato, quando all’improvviso questo è volato via dal portabagag­li finendo in mezzo alla strada. Ma Balthus ha detto, calmissimo: “Non importa, lo rifarò meglio”. Ecco: aveva questa energia, un’incredibil­e giovinezza e l’interesse per il fare».

Tra le varie tele di questo studio, su un cavalletto c’è un ritratto del pittore. Lui è vecchio, sta seduto sulla sua poltrona dell’atelier. «Sono vent’anni che ci sto lavorando» dice madame Setsuko. «Sento che ancora non ha quel dettaglio decisivo... Spero solo di non impiegarci altri vent’anni per finirlo!”.

Ma quadri interminab­ili a parte, Balthus le manca? Madame Setsuko indugia un attimo. Si guarda intorno e sorride: «Non mi manca. Lui è qui».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Sopra, uno dei molti quadri che rimandano al gatto, nello chalet di Rossinière. Balthus ha anche intitolato un celebre autoritrat­to con felino Le roi des chats (1935), «il re dei gatti». A destra, alcune marionette e maschere giapponesi.
Sopra, uno dei molti quadri che rimandano al gatto, nello chalet di Rossinière. Balthus ha anche intitolato un celebre autoritrat­to con felino Le roi des chats (1935), «il re dei gatti». A destra, alcune marionette e maschere giapponesi.
 ??  ?? Sopra, alcuni strumenti che Balthus usava nel suo atelier.
Sopra, alcuni strumenti che Balthus usava nel suo atelier.
 ??  ??
 ??  ?? A sinistra, la facciata del Grand Chalet di Rossinière. Fu acquistato da Balthus e dalla moglie nel 1977.
A sinistra, la facciata del Grand Chalet di Rossinière. Fu acquistato da Balthus e dalla moglie nel 1977.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy