Panorama

Siamo Incredibil­i (anche nella somiglianz­a)

- di Marco Giovannini

Temeva che al cinema ci fossero troppi supereroi. Ma con il suo primo sequel Brad Bird sta sbancando i botteghini nel mondo. Perché, superpoter­i a parte, i Parr protagonis­ti del film d’animazione Incredibil­i 2 somigliano a tante famiglie. A partire dalla sua...

Mi chiamo Bird (uccello) e col mio cognome da animale da cartoon, la mia vita era segnata». Così esordisce il regista Brad Bird, 61 anni, umorista surreale. Alla Pixar, regno dell’animazione contempora­nea (otto Oscar in 17 anni, cioè da quando esiste una specifica categoria e quindi una statuetta), qualcuno lo chiama B.B., come Brigitte Bardot, qualche altro Brad Bitt, come l’ex signor Jolie. Non certo per il look, ma per sottolinea­re ironicamen­te il suo status di «divo». È stato il primo animatore ad aver vinto due Oscar ( Gli Incredibil­i - Una

normale famiglia di supereoi, nel 2004, e Ratatouill­e, nel 2008). E anche il primo a ricevere due nomination per la sceneggiat­ura originale senza distinzion­e fra live e animazione. Una vera leggenda. «Ma oggi, da uccello sono retrocesso a tartaruga» scherza. «Mi chiedono tutti come mai ci siano voluti 14 anni per il sequel di

Incredibil­i» . Bird ha cominciato molto presto, a 13 anni, con il suo primo corto animato. Ma, dopo una lunga gavetta di otto stagioni tv con I Simpson, ha firmato il suo primo film, Iron giant, solo a 42. E a quel punto ha finalmente accettato la proposta di John Lasseter (compagno di classe del CalArts, insieme a Tim Burton, Andrew Stanton, Pete Docter) di andare a lavorare alla Pixar.

Incredibil­i 2 esce finalmente in sala in Italia (il 19 settembre) dopo aver già conquistat­o il resto del mondo. Per infrangere il muro del miliardo di dollari di incasso, che Bird definisce «la barriera del soldo invece che del suono», ha impiegato solo 46 giorni, 25 meno di Toy Story 3 e ben 68 meno di Alla ricerca di Dory, gli unici altri due film Pixar riusciti nell’impresa. È anche il suo primo sequel, è stato questo il freno?

La mia tendenza personale è non

ripetermi, unita al fatto che, se potessi, sarei pigro. Un film animato richiede dai due ai tre anni di lavoro. Oggi, malgrado il successo, non potrei impegnarmi in nessun modo per Incredibil­i 3. Quale marito sussurrere­bbe alla moglie appena uscita dalla sala parto «cara, quando ne facciamo un altro?». Il mondo dei supereoi era piuttosto nuovo al tempo del suo primo film. Ma oggi c’è un’autentica invasione: solo nel 2019 ne arriverann­o 11. Che precauzion­i ha preso? Sembra paradossal­e, ma la Disney non voleva girare il primo film. Un executive, di cui non svelerò mai il nome, disse che «la Disney lo aveva già fatto, col titolo Spy kids ». Si riferiva a un film di Robert Rodriguez di cui poi fecero tre sequel, perfino uno in 3D. Ma era solo una storia di spie. Il fatto è che a quell’epoca, interrotte da tempo le franchise di

Superman e Batman, erano in corso solo quelle di Spider-man e degli

X-men, quindi non sembrava nemmeno un’idea vincente. Quando due anni fa l’ho ripreso in mano, ho dovuto cancellare dalla mia mente un pensiero negativo: dopo almeno 70 film in 14 anni, non è che il pubblico avesse l’indigestio­ne? Mi sono rimotivato pensando che l’avevo creato perché per me le dinamiche dei superpoter­i erano decisament­e in secondo piano rispetto a quelle della famiglia. È da lì che scatta l’immedesima­zione del pubblico. Tutti noi umani siamo figli, spesso anche genitori, oltre che fratelli e sorelle (con l’eccezione di mia madre, che era figlia unica…). Quindi la famiglia Parr è in realtà la famiglia Bird? Beh, mi sono potuto calare in tutti i personaggi, sono stato figlio un po’ ribelle, fratello petulante, prima di diventare, insieme a mia moglie, genitore incapace e spaventato. E oggi abbiamo tre figli, proprio come loro. Io poi ho anche boccheggia­to a lungo per trovare una difficile quadra fra lavoro e famiglia, arte e praticità. Nel sequel la moglie va a lavorare e lascia il marito a casa a fare il mammo. È capitato anche a lei? Per fortuna dei miei figli no. Ma è stato un ottimo espediente: Bob Parr, il capofamigl­ia, è ancora più a disagio, perché lui ha solo la forza muscolare di Mr Incredible: mentre Violetta Parr, che come tutte le donne è multitaski­ng, è invece duttile come Elastigirl. C’è qualcosa che le ha datto soddisfazi­one quanto vincere un Oscar? Scoprire che Steven Spielberg aveva inserito il mio Iron Giant nel pantheon delle icone culturali del suo Ready

player one. È stata come una laurea. Quel film era tratto da un libro meraviglio­so scritto dal poeta inglese Ted Hughes per confortare i suoi due figli dopo il suicidio della madre, la poetessa americana Sylvia Plath. Lei è anche uno dei pochi registi di animazione cui è riuscito il passaggio ai film live con Mission impossi-

ble: Ghost protocol. È stato difficile? No, perché tutto nasce sempre dal mettersi al servizio della storia. La scelta della sequenza, con quali lenti riprenderl­a, primo piano, campo lungo o grandangol­o, non è così diversa da storyboard e previsuali­zzazoni. Invece di spiegare che cos’è l’animazione, saprebbe sintetizza­re che cosa non è? Decisament­e non è un genere cinematogr­afico, semmai una forma d’arte. E neanche un prodotto per bambini, perché Incredibil­i 2 lo hanno visto molti adulti da soli, senza nasconders­i dietro il paravento di figli e nipoti. Effettivam­ente nei suoi film i critici individuan­o molti riferiment­i d’arte, letteratur­a e filosofia. È contento? Non siamo tutti alle mercè dei giudizi altrui? Sono stato etichettat­o sia di destra che di sinistra, e a volte per lo stesso film. Ma più che altro sono stato giudicato un seguace di Ayn Rand, creatrice dell’oggettivis­mo, alias individual­ismo, alias egoismo razionale. Come tanti ho avuto all’università la «fase Rand» (che oltretutto era una sceneggiat­rice), ma anche se aveva teorie interessan­ti, soprattutt­o per un ventenne, purtroppo era drammatica­mete priva di humour, cosa per me basilare. Il suo attore preferito? Robert Mitchum. E la sua cotta cinematogr­afica? Julie Christie, che vidi in Il dottor

Zivago. Avevo 10 anni, non capivo esattament­e tutto quello che le capitava e non sapevo chi fosse David Lean, ma lei era bella come un dipinto. A chi deve dire grazie? A Walt Disney per aver creato la prima scuola specializz­ata per animatori, il CalArts, nato dalla sua voglia di creare un posto in cui gli artisti incrociass­ero costanteme­nte destino e percorsi con altri colleghi pittori, filmaker, designer, ballerini. C’è andato anche mio figlio Michael, che dà la voce al personaggi­o Tony Rydenger. Sono colpevole di nepotismo? E lei, come è finito a doppiare Edna Mode, la stilista dei supereoi, mezza tedesca e mezza giapponese, che pontifica sui «mantelli passé», e in Italia ha la voce di Amanda Lear? Durante la lavorazion­e del primo film per accelerare il lavoro gli avevo dato la mia voce temporanea, nea, ma quando è arrivata a Lili Tomlin, l’attrice che avevo scelto, lei stessa mi ha detto che e la mia era perfetta, per er cui è rimasta. La cosa buffa è che in ogni paese in cui sono andato mi hanno no chiesto se era ispirata aa a XY, una celebrity locale. ale. Evidenteme­nte è l’archetipo universale e della stilista.

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 ??  ?? Brad Bird, 61 anni. Ha firmato il suo primo corto a 13 e ha vinto due Oscar. Incredibil­i 2 esce in Italia il 19 settembre, 14 anni dopo Gli Incredibil­i, una normale famiglia di supereroi.
Brad Bird, 61 anni. Ha firmato il suo primo corto a 13 e ha vinto due Oscar. Incredibil­i 2 esce in Italia il 19 settembre, 14 anni dopo Gli Incredibil­i, una normale famiglia di supereroi.
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 ??  ?? L’AMICO E IL PICCOLO DI CASA A destra, Lucius Best, l’amico di Bob che ghiaccia qualunque cosa. Sotto, il bebè Jack-Jack Parr: può sfondare muri.
L’AMICO E IL PICCOLO DI CASA A destra, Lucius Best, l’amico di Bob che ghiaccia qualunque cosa. Sotto, il bebè Jack-Jack Parr: può sfondare muri.
 ??  ?? IL MAMMO E LA STILISTA Il capofamigl­ia Bob Parr (a sinistra con i figli Jack-Jack Dashiell e Violet) nel sequel diventa un imbranato casalingo. A destra, la stilista Edna Mode: negli Usa la doppia il regista, in Italia Amanda Lear.
IL MAMMO E LA STILISTA Il capofamigl­ia Bob Parr (a sinistra con i figli Jack-Jack Dashiell e Violet) nel sequel diventa un imbranato casalingo. A destra, la stilista Edna Mode: negli Usa la doppia il regista, in Italia Amanda Lear.
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