A BASILEA C’È UN BALTHUS LIBERATO DAI PREGIUDIZI
Quaranta dipinti tutti significativi, dagli anni Venti ai Novanta, in una produzione che attraverso il ’900 ne conta un totale di 350. La mostra
Balthus, appena aperta alla fondazione Beyeler di Basilea (a cura di Raphael Bouvier e Michiko Kono, fino al 1 gennaio 2019, www.fondationbeyeler. ch), è un esempio di razionalità espositiva. Traccia un percorso di comprensione dell’artista - (1908- 2001), che con la sua scelta figurativa è in apparenza «antimoderno» rispetto al proprio tempo. E lo fa riscoprire attraverso la bellezza di ciò che ha creato, col necessario inquadramento storico, individuandone i temi-cardine, anche quelli che più dividono le sensibilità. Soprattutto i «nudi» di giovanissime, che hanno sempre scatenato polemiche. Ultimo esempio, nel 2017, la petizione via web con 11 mila firme, per richiedere al Metropolitan Museum di confinare dietro una tenda il capolavoro Thérèse revant. Richiesta respinta, per fortuna. L’esposizione di Basilea, oltre a questa tela, ne presenta altri due con la stessa protagonista: si capisce meglio così la rappresentazione che l’artista dà del complesso passaggio tra infanzia e adolescenza. Un’età di esplorazione, in cui l’innocenza si mescola a pulsioni nuove, perturbanti, anche provocatorie. Tra i dipinti in mostra, vari quelli usciti per la prima volta da collezioni private, si segnala però l’enigmatico Passage du commerce Saint-André
(1952-54). È la sintesi perfetta nella ricerca di Balthus, con la sua riflessione sul trascorrere del tempo, l’equilibrio di una composizione geniale, il trattamento della figura umana che ora diventa quasi una bambola, i simboli che parlano delle nostre inquietudini. E l’intensità delle emozioni che suscita il quadro misura la grandezza del suo autore.