Panorama

Sindaco, mi dica Sabrina Ferilli, reporter per un giorno, intervista Virginia Raggi

Un’icona romana a confronto con la prima donna che amministra la capitale.

- di Sabrina Ferilli - foto di Ada Masella per Panorama

FERILLI: Virginia, tu sai che io sono una cittadina che segue la vita e le vicissitud­ini di Roma. Sono molto vigile rispetto a quello che succede, tant’è che mando mail al Comune su semafori rotti, perdite d’acqua e devo dire che otto volte su dieci mi rispondono pure, risultato non certo scontato. Sai anche che ti ho votata, perché Roma aveva bisogno di un cambio di registro e perché mi hai ispirato fiducia, ti vedo come una ragazza per bene e seria. Ho dato il voto, insomma, a quello che poteva essere un cambiament­o e a una persona che secondo me poteva farcela. Ma dopo due anni di mandato, ti chiedo se ci sono cose che vanno al di là di quello che ti aspettavi. L’immondizia, ad esempio, è stato un tema che hai cavalcato molto nelle tue promesse elettorali, ma il problema sostanzial­mente non è stato risolto, ormai è diventato cronico, per me i rifiuti sono un tutt’uno con Roma, come il Colosseo. È un aspetto terribile di Roma visto che è anche la capitale d’Italia. Perché neanche tu riesci a risolverlo? RAGGI: Appena ci siamo insediati abbiamo realizzato un piano rifiuti, che si chiama «Piano di smaltiment­o e riutilizzo di materiali post consumo». Roma non l’aveva mai avuto. Noi puntiamo ad arrivare alla fine del mio mandato con il 70 per cento della raccolta differenzi­ata, un obiettivo altamente sfidante che però si può realizzare perché abbiamo iniziato nel dicembre 2017 con un progetto pilota nel quartiere ebraico, in una settimana siamo passati all’85 per cento della raccolta differenzi­ata e oggi, a distanza di nove mesi, quel dato è costante e il quartiere è pulito. Questo modello ci ha fatto capire che il nostro piano funziona e abbiamo dato vita a un cronoprogr­amma, partito da due municipi, il X, quello di Ostia e il VI, quello delle varie Tor Bella Monaca e Torre Gaia, dove vivono 500 mila abitanti, come una città italiana. In questi due municipi ogni due settimane annettiamo un quartiere: con i contenitor­i e i sacchetti taggati, riferiti al singolo utente e tre giorni di ritiro a settimana, la raccolta differenzi­ata è sopra l’80 per cento.

FERILLI: Ma il sentore di Roma pulita secondo te quando lo avremo?

RAGGI: Un attimo… Molti non sanno che, per primi, abbiamo dato vita anche a una mappatura delle utenze: abbiamo trovato che solo nel X e nel VI municipio oltre 120 mila abitanti non avevano mai pagato la Tari. Questo significa che l’Ama li ignorava e non aveva mai predispost­o la raccolta per tutti loro. Il servizio era insomma sottostima­to e ora stiamo cercando di colmare questo gap. E poi c’è un altro fatto gravissimo: la chiusura della discarica di Malagrotta nel 2013 era un atto opportuno, ma è stato sbagliato non averla accompagna­ta con misure alternativ­e. Hanno chiuso Malagrotta, che prendeva tutta l’immondizia indifferen­ziata di Roma, ma la Regione Lazio non ha attivato dei sistemi alternativ­i per assorbire l’onda d’urto. Andiamo ancora a ricasco di altri impianti con cui dobbiamo negoziare ogni volta, e questo non è un rapporto sano. Da quando mi sono insediata ho cominciato a chiedere al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti di lavorare insieme, innanzitut­to per attualizza­re il piano rifiuti del 2012 fatto dalla ex governatri­ce Renata Polverini, e poi per ragionare insieme su quello nuovo. Ma intanto bisogna attuare quello che c’è per riuscire ad assorbire il contraccol­po di Malagrotta, e questo non viene fatto, tant’è che ben due sentenze del Tar, una del 2016 l’altra di quest’anno hanno ribadito alla Regione Lazio: «Devi attuare quel piano perché altrimenti Roma non sa dove andare a buttare i suoi rifiuti». Con l’intasament­o degli impianti di trattament­o inevitabil­mente si rallenta anche la raccolta in strada. Il

«Per i rifiuti, alla fine del mio mandato avremo il 70 per cento di raccolta differenzi­ata. È un obiettivo sfidante ma possiamo farcela. E stiamo rifacendo le strade. Io sto cambiando il metodo, sto tracciando un solco»

rapporto con la Regione dovrebbe funzionare meglio, adesso sembra che abbia sbloccato due impianti nel Lazio e stiamo cercando di recuperare il tempo perso. Ma due anni di braccio di ferro sono tanti…

FERILLI: Oltre all’immondizia a Roma c’è anche il grande problema delle buche…

RAGGI: Le strade di Roma misurano circa 8 mila chilometri, che è tantissimo, e si sbriciolan­o perché per anni i lavori sono stati fatti con le mazzette, con affidament­i diretti senza bandi di gara, probabili tangenti che gonfiavano i costi. Quando i cittadini ci hanno detto «cambiate tutto», abbiamo iniziato con un passo che ha poco effetto in quanto a percezione esterna, ma che era fondamenta­le: approvare i bilanci entro la scadenza del 31 dicembre. Il primo anno in cui ero all’opposizion­e con Ignazio Marino sindaco, il bilancio previsiona­le del 2013 lo abbiamo approvato nel dicembre 2013, era praticamen­te un consuntivo. Invece il bilancio preventivo relativo al 2019 devo approvarlo entro il 31 dicembre 2018, in modo tale da programmar­e le spese. Abbiamo riallineat­o le scadenze dei bilanci e ricomincia­to a far partire le gare. E ora, dal centro alle periferie abbiamo strade che vengono rifatte. E le stiamo rifacendo seguendo il rispetto dei parametri di legge e utilizzand­o i soldi nel miglior modo. In un paio di casi abbiamo richiamato le ditte che «ci avevano provato» eseguendo male i rifaciment­i. Sono interventi che richiedono molto più tempo rispetto a prima, ma che sono duraturi. Il cambiament­o vero, quello promesso in campagna elettorale, non può essere di facciata. Io sto cambiando il metodo, sto tracciando un solco, anche per lasciarlo alle amministra­zioni successive. Abbiamo trovato 100 milioni di debiti dalle amministra­zioni precedenti. Facevano lavori che abbiamo pagato noi, soldi sottratti ai cittadini visto che io con un milione posso comprare tre bus, fare due chilometri di strade o aprire un asilo nido.

FERILLI: Far rispettare le regole ed essere attenti è sacrosanto, ma rispetto a tutto ciò che avevate detto in campagna elettorale, quello che fate sembra sempre molto poco. Tu credi che alla fine del tuo mandato la percezione che Roma sia cambiata ci sarà?

RAGGI: Assolutame­nte sì. Oggi ci sono municipi che hanno deciso di fare del rifaciment­o delle strade il loro cavallo di battaglia, altri che hanno puntato sul sociale, sulle scuole o sugli asili nidi, sulle loro esigenze primarie. Chi vive in quelle zone ne vede gli effetti, vede la strada asfaltata, gli altri no, perché Roma è una città sterminata e allora l’attenzione si concentra sulla buca sotto casa. Mi è capitato di andare a Ostia per il sopralluog­o preventivo alla riapertura di un asilo nido chiuso da anni perché mancavano delle carte. In un palazzo vicino, affacciata alla finestra c’era una giovane coppia, abbiamo iniziato a parlare: «Ma davvero lo riaprite? È chiuso da tanti anni...». «Sì, voi avete figli?». «No, aspettiamo l’asilo…». Li ho incontrati di nuovo qualche tempo dopo alla maratona di Roma, lei incinta: «Allora aspettavi davvero il nido?». «Sì, lo iscriviamo sotto casa». Lo so che può sembrare

A destra, l’arrivo di Sabina Ferrlli al Campidogli­o e l’incontro con il primo cittadino. Nella pagina successiva, un momento dell’intervista.

una storia minima, una sciocchezz­a, ma in ogni municipio si cominciano a vedere benefici.

FERILLI: Sul traffico invece benefici non se ne vedono. Abbiamo il problema delle auto parcheggia­te in seconda e terza fila, e la mancanza di vigili urbani si sente… So che ce ne sono tantissimi negli uffici, non converrebb­e farli uscire e mandarli nelle strade?

RAGGI: Abbiamo un corpo di vigili con un’età media abbastanza alta. Stiamo assumendo molti giovani proprio per mandarli nelle strade, ne sono già entrati 350, altri 300 arriverann­o entro la fine dell’anno. Ma siamo sotto organico, all’appello ne mancano 3 mila, sono 5 mila circa e dovrebbero essere 8 mila. È una battaglia che ho fatto con il governo precedente e credo di riuscire a vincerla con quello attuale. Ci devono aiutare ad avere un corpo di vigili che sarà dislocato in tutta la città, altrimenti non ce la facciamo.

FERILLI: La manutenzio­ne delle zone verdi è un altro grande problema romano…

RAGGI: Abbiamo trovato un servizio giardini devastato, con appena 180 giardinier­i attivi, di cui solo 80 abili a manovrare macchine pesanti o salire sui cestelli per potare gli alberi. Abbiamo quindi dovuto trovare i soldi per appaltare all’esterno, altrimenti non sarebbe possibile provvedere alla manutenzio­ne di 300 mila alberi.

FERILLI: E queste gare a che punto stanno?

RAGGI: Sono in aggiudicaz­ione. Poi accanto ad altre gare più piccole abbiamo anche aguzzato l’ingegno, spinti dalla mancanza di fondi. Ci siamo inventati il protocollo con i detenuti, che è un bel modo per loro di rieducarsi.

FERILLI: Io sono assolutame­nte d’accordo su questo, è anche un obbligo sociale delle istituzion­i, altrimenti, a forza di delegare responsabi­lità, questi ruoli diventano vuoti… Se fosse per me, riaccentre­rei i poteri distribuit­i.

RAGGI: Proprio per questo sto facendo la mia battaglia per dare poteri speciali a Roma. A differenza di quanto in tanti credono, il sindaco oggi ha micropoter­i che si scontrano con quelli di altre istituzion­i. Tornando al verde, il protocollo con i detenuti funziona e poi, primi in Italia, l’anno scorso abbiamo anche varato un protocollo per i richiedent­i asilo: in attesa che la commission­e decida se dar loro lo status di rifugiati non possono avere un impiego, ma possono invece dedicarsi ai lavori di pubblica utilità.

FERILLI: E anche questo mi sembra sacrosanto.

RAGGI: Il verde a Roma era dominio di Mafia capitale, quando siamo arrivati ci siamo dovuti reinventar­e tutto per colmare il vuoto e la devastazio­ne. Anche il magazzino dell’ufficio giardini era deserto, non c’erano neanche le cesoie.

FERILLI: E l’Atac? Io, voglio dirtelo, avevo votato per privatizza­rla…

RAGGI: L’Atac l’abbiamo ripresa per i capelli. E poi un’azienda privata, la Tpl, che svolge servizio in periferia, ce l’abbiamo. Ma il privato a Roma va male, perché noi diamo soldi che dovrebbero essere girati agli autisti delle aziende private, questo non succede e io ogni due mesi ho i dipendenti qui sotto il mio ufficio a protestare. Se questo è il modello di privatizza­zione, beh, allora non funziona. In più Atac è l’azienda di Roma e io non mi rassegno al fatto che un’azienda pubblica non possa funzionare bene come una privata.

FERILLI: Il problema del pubblico è che spesso nessuno si assume responsabi­lità in prima persona e nessuno paga per i propri errori.

RAGGI: Però noi quelli che secondo il tribunale sono stati assunti con «Parentopol­i» li abbiamo cacciati e penso che Atac possa essere ben gestita e svolgere un buon servizio. Tra l’altro è l’azienda più grande d’Europa e non ci sto al fatto che sia stata spolpata da chi è venuto prima di me. Sono state assunte persone che non avevano né arte né parte, gli appalti per le forniture venivano aggiudicat­e al doppio del prezzo di mercato, il debito che abbiamo trovato era di un miliardo e 300 milioni euro, una follia. Oggi stiamo cercando di rimettere a posto Atac, di garantire i pagamenti ai debitori e abbiamo stanziato 167 milioni per l’acquisto di nuovi bus. Per la prima volta Roma capitale spende con una finalità precisa e i conti di Atac tornano in attivo.

FERILLI: Ma secondo te l’amministra­zione diventa rispettabi­le per i cittadini quando fa

«Il verde era dominio di Mafia capitale. E abbiamo ripreso l’Atac per i capelli»

«Rimettere i conti a posto è fondamenta­le. In qualunque settore abbiamo trovato la devastazio­ne»

cosa? Quando ha tutti i servizi e risponde alle esigenze di chi paga le tasse, o quando c’è dietro questo tipo di percorso legalitari­o?

RAGGI: Rimettere i conti a posto è fondamenta­le. Roma capitale ha un debito di 13 miliardi di euro in carico alla gestione commissari­ale e dal 2008 è stato generato un altro debito di un miliardo e 200 milioni. Noi intanto abbiamo sanato questo debito più piccolo e stiamo facendo tante azioni collateral­i. I risultati complessiv­i su strade, nidi e così via si vedranno presto. In qualunque settore abbiamo trovato la devastazio­ne.

FERILLI: Qual è un tuo dispiacere rispetto a Roma?

RAGGI: Mi spiace non avere molto tempo per stare tra i cittadini. E poi vorrei avere una giornata di 48 ore, ma credo che questa sia una costante di tutte le donne.

FERILLI: Quando eri all’opposizion­e hai usato anche un po’ troppo i social con attacchi talvolta un po’ vaghi e tweet che oggi, da sindaco, vengono ripescati per girarteli contro. Se tornassi indietro cosa non rifaresti?

RAGGI: Se tornassi indietro rifarei le stesse cose, anche peggio. Gli attacchi non mi spaventano, noi i social li usiamo molto per comunicare le mille cose che stiamo facendo, sono un mezzo potente e sui media tradiziona­li non riusciamo ad uscire come vorremmo. E l’opposizion­e deve fare il suo lavoro, soprattutt­o se è costruttiv­o.

FERILLI: Tra le tue promesse c’era quella di mettere mano a un privilegio che trovo davvero molto ingiusto, il mancato pagamento dell’Ici da parte dalle strutture religiose che traggono benefici economici dalle loro attività. Come mai non è stata portata avanti?

RAGGI: Ci stiamo lavorando. Non è una cosa facile, ma abbiamo sempre detto che gli edifici che non hanno funzioni di culto devono pagare le tasse. Ci vuole un po’ di tempo..

FERILLI: Sempre entro i cinque anni del tuo mandato?

RAGGI: Sì. Quando ci sono aspetti che non dipendono solo da noi ci vuole un po’ più di tempo.

FERILLI: E i cinghiali che invadono le strade di Roma riuscirete a trasformar­li in salsicce o ce li teniamo alla stato brado?

RAGGI: Come fauna selvatica, i cinghiali sono di competenza della Regione.

FERILLI: Però arrivano da noi.

RAGGI: Perché il loro territorio di caccia evidenteme­nte si è esaurito. La città si è espansa, abbiamo case che entrano nel parco di Veio. Abbiamo invaso la natura e quando la natura diventa sovrabbond­ante si riversa in città. Ma ripeto, il contenimen­to della fauna selvatica spetta alla Regione.

FERILLI: Mentre la pentastell­ata Torino punta alle Olimpiadi invernali, Roma ha detto no a quelle del 2024..

RAGGI: Ma loro hanno gli impianti di Torino 2006 che possono riutilizza­re, qui di preesisten­te non c’era niente, abbiamo giusto i cadaveri di avventure sportive precedenti…

FERILLI: Ma al termine del tuo mandato, per quale risultato ti piacerebbe essere ricordata? Qualcosa per cui si dicesse: «Questo Roma ce l’ha per merito della Raggi…».

RAGGI: Per vari aspetti: aver tracciato la via della legalità, aver concluso il piano della raccolta differenzi­ata, moltiplica­to le strade rifatte. E poi vorrei restituire ai cittadini la fiducia nella politica.

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 ??  ?? Un momento dell’intervista di Sabrina Ferilli, attrice, 54 anni, a Virginia Raggi, 40 anni, sindaco 5 Stelle della capitale da giugno 2016. Nella pagina precedente, foto ricordo con vista sui Fori imperiali dall’ufficio del sindaco.
Un momento dell’intervista di Sabrina Ferilli, attrice, 54 anni, a Virginia Raggi, 40 anni, sindaco 5 Stelle della capitale da giugno 2016. Nella pagina precedente, foto ricordo con vista sui Fori imperiali dall’ufficio del sindaco.
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