Panorama

Macché marketing, meglio il calcio

- (Stefania Fiorucci)

Sdoppiato, tra Tiki Taka e il nuovo

Pressing di Mediaset, Pierluigi Pardo, 44 anni, è intrigato dalle sfide. Tanto da aver mollato una multinazio­nale per tentare, parecchi anni fa, la carriera da giornalist­a sportivo.

La sua prima telecronac­a?

A cinque anni. Giocavo in casa a pallone e inscenavo le telecronac­he da solo. Lo facevo anche quando giocavo a Subbuteo con gli amici. Adoravo Sandro Piccinini, allora a Teleroma 56.

Come è arrivato alla tv?

Con una cassetta VHS. Nel ’96, quando studiavo Economia e Commercio e venni a sapere che Telepiù cercava telecronis­ti, mandai una mia telecronac­a di Inghilterr­a-Scozia. Mi presero come collaborat­ore e cominciai una serie infinita di contratti precari.

La sliding door decisiva?

Quella di Stream, piattaform­a che poi, insieme a Telepiù, sarebbe diventata Sky. Lavoravo già con la Procter&Gamble nel marketing, ma il sabato e domenica seguivo la serie B per loro. Nel 2001 mi proposero un vero contratto. Mio padre era contento ma feci di testa mia e accettai, lasciando il mio impiego.

Se avesse dato retta a suo padre ora dove sarebbe?

Nell’ufficio marketing di qualche grande azienda. Tanto che per il mio romanzo Lo stretto necessario (Rizzoli) come protagonis­ta ho scelto un pubblicita­rio quarantatr­eenne milanese.

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