Saranno efficaci i negoziati tra gli Stati Uniti e i talebani in Afghanistan?
Washington tratta con i talebani in Afghanistan per far cessare la guerra che è costata la vita a più di 2.400 suoi soldati in 17 anni. Con il conflitto cominciato nel 2001 in seguito agli attentati dell’11 settembre, gli Stati Uniti hanno ottenuto la caduta del Mullah Omar e la cacciata di Al Qaeda, ma al prezzo di decine di migliaia di civili morti. Il presidente Donald Trump ora ne ha abbastanza e vuole ritirare i 14 mila americani ancora in Afghanistan, anche se circa un terzo del Paese è sotto il controllo dei jihadisti. I colloqui sono ripresi a Doha in Qatar, dove gli islamisti mantengono da anni una loro rappresentanza. Ma arrivare a un accordo non è semplice. Gli Stati Uniti e i barbuti Studenti islamici hanno un’opposta concezione di quello che debba essere l’Afghanistan. I talebani vorrebbero ricostituire un emirato islamico, ipotesi inaccettabile da parte americana. Washington invece punta ad arrivare a un compromesso e a una condivisione del potere. Ma, in questo caso, è molto difficile che gli islamisti acconsentano. Anche il quadro regionale complica i negoziati. L’Iran, pur a un passo dalla guerra con gli Stati Uniti, preferisce che le truppe statunitensi non abbandonino il Paese perché i talebani instaurerebbero un potere islamico sunnita, nemico della Repubblica islamica sciita. I colloqui vanno avanti. Ma per l’Afghanistan si affacciano scenari di grande debolezza, conflittualità interna e instabilità.