Sul Sud senza speranza, su chi se n’è andato e su chi resta.
Anche agli imprenditori parlo degli aiuti (contratti di sviluppo, Zes a Gioia Tauro, legge 181, ecc.) destinati al Sud. Sono stato all’Unione Industriale di Torino, a Bergamo e a Venezia. Continuerò a girare e illustrare le mille opportunità che ci sono.
Abbiamo letto con attenzione il suo articolo sul Sud «arretrato». Lei ha presentato uno scenario autentico di quella che è la Sicilia (con tante cose belle e panorami unici) che come azienda abbiamo frequentato per otto anni. Otto anni per poter costruire una importante infrastruttura commerciale nel Palermitano, di cui sei per produrre la documentazione necessaria e due per i lavori. In parallelo al progetto del suddetto centro commerciale di Carini (Pa) avevamo anche l’incarico da parte dei promotori immobiliari della realizzazione di un centro commerciale anche nella città di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) ma sopratutto di un centro intermodale merci. Purtroppo l’intento non ha avuto seguito per varie vicissitudini dopo 10 anni di attività tecnicoprogettuale e amministrativa (tempo impensabile per un qualsiasi promotore immobiliare ma noi friulani siamo ostinati). Un centro intermodale merci come quello del progetto non esiste in Sicilia e potrebbe rappresentare un’occasione economica unica per la regione. Ci siamo interessati anche per forme di coofinaziamento europeo. Orbene, dopo tanto lavoro svolto e dopo una vasta diffusione del progetto, non abbiamo avuto dal mondo imprenditoriale alcuna partecipazione positiva. Non riteniamo che la causa sia nel ritorno finanziario ma piuttosto per l’incertezza della realtà locale. Eppure si trattava di offrire sviluppo non assistenzialismo. Giuseppe Zanello e Stefano Zanello
Si chiama palude. Palude politica e burocratica. E al Sud, più che altrove, non è stata bonificata.
Da un anno sono presidente di Confindustria di Reggio Calabria e ho avviato, nel mio modesto e piccolo spazio, una intensa iniziativa di marketing industriale contro la desertificazione del nostro territorio, partendo dal presupposto che
ci sono tante opportunità di sviluppo che non sono conosciute e/o non vengono sfruttate. Ho chiesto ai rettori delle Università del Centro-nord dove studiano molti giovani calabresi di poterli incontrare. Il messaggio che porto è semplice: studiate, formatevi, imparate il mestiere ma tornate nelle vostre terre; i vostri genitori, i vostri nonni spendono centinaia di migliaia di euro per formarvi e questo investimento finisce lontano da qui.
Può darsi che una noce in un sacco non faccia rumore, ma se ognuno mette la propria... Lei la sta mettendo.
Anch’io, come lei, pensando al Sud e alla sua Sicilia dico: peccato. Peccato per una terra fantastica piena di cultura e di bellezze immense. La conosco bene la sua terra, un po’ per lavoro, un po’
per diletto. E quando ho un momento non perdo occasione per tornarci. Ogni volta ho modo di ricredermi sulla Sicilia e su molti siciliani. Pensi che da giovane studente andavo in giro a dire: «Ma Garibaldi non poteva pensare ai fatti suoi?». Poi, vivendo l’isola e frequentandola, ho capito quanto mi sbagliassi. È un vero peccato leggere la sua frase: «Eppure io sono andato via». Mi scuso, ma mi ha fatto riflettere e allo stesso tempo imbestialire. Perché? Perché lei e tanti altri siete «scappati» come conigli (e chiedo ancora venia). Perché avete ceduto? Potevate rimanere, usando quella vostro parte migliore per provare a cambiare una terra che lei stesso definisce unica al mondo. Se io «nordico» mi sono ricreduto, mi domando: perché voi non avete provato a fare come Garibaldi? Lui ha spazzato via i Borboni, voi potevate spazzare chi impedisce il sacrosanto sviluppo del Sud. Potevate tirare fuori tutti insieme l’oro di questa bellissima e unica isola. Io dico: rimanete signori giovani e forti, rimanete nella vostra fantastica isola. Noi pensionati certamente verremo, ma per farci gli occhi, la mente, lo spirito e la... pancia. Vittorino Veronese
Ciao Raffaele, scusa se ti do del tu ma ti sento come un vecchio amico. Mi sono venuti i brividi leggendo il tuo articolo sul Sud. Penso esattamente le stesse cose. Io non mi posso lamentare della mia posizione attuale dopo anni di impegno professionale, ho tre figli di cui due all’estero (Londra e Australia) e vado spesso a Milano dove ha studiato mio figlio. Quando torno a casa in Sicilia mi rattristo a vedere come dici tu i palazzi con la rete verde, la spazzatura per strada, l’incuria totale che si respira camminando. Credimi, maledico tutti i nostri politici meridionali che siedono in Parlamento o che ci sono stati che non hanno fatto nulla per la Sicilia, anzi hanno permesso di ridurla così. Caterina B.
Ho letto il suo editoriale e, da calabrese, purtroppo dico che ciò che scrive rappresenta la realtà odierna del nostro Sud. Enrico Benedetto
Come avrà notato, ogni volta che i cosiddetti «populisti» vincono una qualsiasi elezione in Europa si ricorda l’Olocausto, la notte dei cristalli, si sottolinea che anche Hitler è andato al potere con democratiche elezioni ed altre storie che non c’entrano nulla con tali risultati e che appartengono al secolo scorso (ovviamente quando vince uno come Macron è tutto democratico e corretto). La cosa divertente è che, in genere, tali cialtronerie preconcette sono dette da ruderi della politica. Io non ho votato per i gialloverdi né per l’opposizione ufficiale (personalmente mi astengo nei confronti del governo Conte), però ritengo che una democrazia senza un’opposizione seria non possa esistere. È questo il problema: ogni volta che Renzi, Martina, Boldrini aprono bocca, i sondaggi pro governo (e Salvini in particolare) crescono. Il duello non è tra populisti e progressisti, ma tra politici (che io non amo) e presuntuosi autolesionisti: la conseguenza di tutto ciò è inevitabile, senza bisogno di soffiare su nessuna paura. Marco Mingarelli
Mi auguro che Lei voglia spiegare al ministro lussemburghese che l’emigrazione degli italiani in Lussemburgo è ben altra cosa da quella attuale. I nostri connazionali avevano la possibilità di entrare in Lussemburgo solo ed esclusivamente qualora in possesso di contratto di lavoro; altrimenti nessuno entrava in Lussemburgo. Non solo, ma se non erro, qualora il contratto si fosse interrotto, i nostri connazionali sarebbero dovuti rientrare in Italia. Michele Moscato
Ho 62 anni, sono affetto da un’importante patologia, 38 anni di contributi versati, dal 2013 senza lavoro e senza alcun ammortizzatore sociale. Nei 38 anni ho versato all’Inps circa 430.000 euro; capitalizzando mese su mese, al tasso medio del 5 per cento le somme versate, si produce un montante abbondantemente superiore al milione di euro.
Paradosso: sono titolare di un tesoretto cumulato con il lavoro di una vita (che per altri 6 anni produrrà fior di interessi)
e mi si nega, in un momento di grande difficoltà, prelevare dal mio montante una pur minima cifra in acconto (da detrarre al momento dell’erogazione della pensione) che garantisca una vita dignitosa.
Leggo spesso gli articoli di Danilo Ferrari e devo dire che mi coinvolgono anche se non riuscirò mai a mettermi nei suoi panni di ragazzo condannato alla sedia a rotelle, pur cercando di immedesimarmi in qualche modo. Sono una persona che ha sempre voluto essere autonoma in tutto e penso spesso, con inquietudine, se dovesse capitarmi una malattia invalidante a come reagirò. Però ho un appunto da fare a Danilo che ha scritto di cani discriminati. Discriminati? Oggigiorno ai cani è consentito andare ovunque. Hanno anche delle Spa e ambulatori di psicologia.