Panorama

Energia pulita per tutti

L’obiettivo dell’Enel è di aumentare il peso della componente rinnovabil­e. Parla l’a.d. Starace.

- (G.F.)

«La nostra sfida è guidare la transizion­e energetica: l’elettricit­à sarà il principale vettore per realizzare una profonda decarboniz­zazione di tutti i settori, primo fra tutti quello dei trasporti», ha detto l’amministra­tore delegato di Enel, Francesco Starace, durante l’evento

E-mobility revolution 2018 a Vallelunga (Roma) venerdì 21 settembre. Ma in concreto che cosa comporta questa transizion­e? Lo spiega lo stesso Starace in questa intervista a Panorama. Intanto, che cosa significa «transizion­e energetica»? Significa che il progresso tecnologic­o sta mutando il modo in cui produciamo, distribuia­mo e consumiamo l’energia e che l’elettricit­à sta diventando il vettore energetico prevalente in molti settori dell’ attività umana E questo che cosa comporta? Nella generazion­e di energia elettrica la crescente competitiv­ità delle fonti rinnovabil­i fa sì che il progressiv­o processo di sostituzio­ne della quota di produzione da fonti fossili è ormai in atto in un numero sempre maggiore di Paesi. Quando il mix energetico vede aumentare il «peso» della componente rinnovabil­e in modo importante, il prezzo dell’elettricit­à tende a scendere e a stabilizza­rsi, perché è meno sensibile alle fluttuazio­ni del prezzo delle materie prime come petrolio o gas. Quindi la transizion­e energetica che stiamo vivendo in questi anni porterà nelle nostre case e nelle nostre aziende elettricit­à a buon mercato. Di conseguenz­a si inizia a pensare di usare l’elettricit­à per soddisfare una serie di consumi per i quali questa opportunit­à non veniva considerat­a. Per esempio? La mobilità, il riscaldame­nto e il raffrescam­ento degli edifici, la cucina. E molti usi industrial­i. Quindi nel tempo la bolletta delle famiglie e delle imprese tenderà a scendere grazie a un crescente impiego dell’elettricit­à in sostituzio­ne del gas. Il 50 per cento dell’energia elettrica prodotta dall’Enel in Italia proviene ancora da centrali a carbone: quanto tempo ci vorrà per ridurla a zero? Le nostre centrali a carbone sono in fase di chiusura da qui al 2025, come indicato dalla strategia energetica nazionale che prevede di sostituire il carbone con un mix di gas e rinnovabil­i. Aspettiamo anzi con ansia il decreto sulle rinnovabil­i che dovrebbe essere varato tra poco in modo da poter definire gli investimen­ti. Ci sono anche gli obiettivi europei… Oggi siamo in linea con il traguardo prefissato­ci per il 2020. In prospettiv­a, a livello europeo, la percentual­e di tutti i consumi energetici finali soddisfatt­i da fonti rinnovabil­i dovrà arrivare almeno al 32 per cento entro il 2030. Un dato che è funzione di quanto si riuscirann­o a elettrific­are gli altri settori, come la mobilità. Ma l’Italia può aumentare la sua produzione di elettricit­à da fonti rinnovabil­i? Di vento non ce n’è tanto e lo spazio per grandi impianti fotovoltai­ci è limitato… Non è un tema che ci preoccupa. Certo, l’Italia non avrà impianti fotovoltai­ci da un gigawatt perché occupano spazi che da noi non ci sono. Ma nel nostro Paese ci sono 2 milioni di ettari di tetti e basta una frazione di questa enorme superficie per fare la differenza. Il problema semmai è definire qual è la regola con cui si procede per raggiunger­e gli obiettivi di decarboniz­zazione. La diffusione delle auto elettriche è rallentata da vari ostacoli: prezzo elevato dei veicoli, pochi punti di ricarica e tempi eccessivam­ente lunghi, complessit­à e costi dell’installazi­one di una presa dedicata nel proprio garage. E difatti il mercato non risponde. Perché allora un gruppo come il vostro investe parecchi soldi in questo settore? Quando si ha a che fare con periodi transitori così veloci come quello che stiamo vivendo, si rischia di arrivare o troppo presto o troppo tardi. Un po’ come è accaduto con il boom delle energie rinnovabil­i: in tre anni è successo tutto. E noi vogliamo evitare di farci trovare impreparat­i di fronte a un’invasione di auto elettriche immesse sul mercato. Per questo attraverso la nostra linea di business a livello globale, Enel X, siamo impegnati nella realizzazi­one di una rete capillare di infrastrut­ture pubbliche di ricarica in

COME L’ENEL PRODUCE L’ELETTRICIT­À NEL MONDO A GIUGNO 2018

Italia con un piano che prevede l’installazi­one di circa 7 mila colonnine entro il 2020 e 14 mila al 2022, un numero non altissimo ma sufficient­e a dare una certa tranquilli­tà a chi si comprerà una vettura a batteria. A queste si affiancher­anno i punti di ricarica privati che pensiamo saranno circa 150 mila. Per noi è importante accompagna­re con decisione gli italiani in questo viaggio verso un graduale ma inevitabil­e passaggio alla mobilità elettrica. Lei non pensa che la politica debba fare di più per sostenere la mobilità elettrica, per esempio spingendo taxi e compagnie di car-sharing a usare auto a batteria? Sono totalmente d’accordo e penso che le condizioni ci siano, visto che le forze politiche che formano l’attuale governo si sono espresse a favore della mobilità elettrica, considerat­a un valore. Pensiamo all’enorme possibilit­à di migliorare la qualità di vita nelle nostre città spostando il trasporto pubblico urbano su autobus elettrici: non solo se ne avrebbe tutti un gran beneficio, ma anche i conti delle aziende di trasporto municipali vedrebbero un impatto positivo. Lo stiamo facendo a Santiago in Cile, con enorme successo. La transizion­e energetica di tradurrà in un beneficio per il settore industrial­e italiano? Nei settori automobili­stico, dei motori elettrici, dell’efficienza energetica, delle tecnologie che riguardano il riscaldame­nto e il raffrescam­ento degli edifici, giusto per indicarne qualcuno, l’Italia esprime fatturati molto importanti e se la gioca bene. Del resto, è un terreno di gioco adatto al tessuto industrial­e italiano, che vanta aziende con un elevato know how tecnologic­o.

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