Panorama

Il futuro è del riciclo

Per ora le batterie agli ioni di litio delle auto elettriche non sono recuperabi­li a basso costo. Ma per Giancarlo Morandi, presidente del Cobat, la svolta è vicina. Il consorzio sta lavorando con il Cnr per un processo industrial­e più sostenibil­e.

- (G.F.)

Che c’azzecca un consorzio specializz­ato nel recupero di batterie, pneumatici e apparecchi elettronic­i usati con il mondo della mobilità del futuro? Eppure il Cobat è tra i promotori di E-mob, Conferenza

nazionale della mobilità elettrica (27-29 settembre a Milano), una tre giorni dedicata a tutto il mondo che ruota intorno ai veicoli con la spina, con interventi dei rappresent­anti delle società di energia (come Enel, A2a, Edison, Hera), dei produttori di veicoli, della politica, dagli amministra­tori locali al ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli.

È ovvio che chi, come il Cobat, si occupa di raccolta, trattament­o e riciclo di pile e accumulato­ri esausti è interessat­o anche alle auto elettriche, la cui componente più importante e cruciale è proprio la batteria. Ma guardando i numeri ancora esigui del mercato, questa attenzione sembrerebb­e un po’ prematura. «Non è così» ribatte il presidente del consorzio Giancarlo Morandi: «Il recupero delle batterie delle auto elettriche va inserito nel grande discorso dell’economia circolare, che dovrebbe salvare il mondo riutilizza­ndo il più possibile le sue risorse. Ebbene, dobbiamo prepararci per tempo alla diffusione delle auto elettriche, stu- diando batterie che possano essere recuperate facilmente e realizzand­o processi industrial­i in grado di raggiunger­e questo obiettivo in modo sostenibil­e anche economicam­ente».

L’attenzione del Cobat alle nuove tecnologie è entrata nel suo Dna soprattutt­o dopo il 2008, quando il consorzio, nato nel 1988, ha perso il monopolio del recupero delle batterie al piombo (fino al quell’anno era obbligator­io conferirle solo al Cobat). Da allora ha allargato il suo raggio di azione ai prodotti elettronic­i, ai pannelli solari e a tutti i tipi di pile e accumulato­ri, compresi ovviamente quelli agli ioni di litio che vengono usati per alimentare i telefoni cellulari ma anche, in «pacchi» da centinaia di elementi, per far funzionare le auto elettriche. «Siamo convinti che la mobilità stia

andando verso i veicoli a batteria» sottolinea Morandi «non sappiamo quando questo cambiament­o avverrà ma siamo certi che sarà così. Il problema è che le auto elettriche usano attualment­e le batterie agli ioni di litio e a oggi non esiste un processo industrial­e economicam­ente sostenibil­e che ne garantisca il recupero. Però noi insieme al Cnr abbiamo brevettato un sistema che dovrebbe permettere il

riciclo di questi accumulato­ri a condizioni economiche, recuperand­o soprattutt­o litio e cobalto. Vedremo quando riusciremo a industrial­izzarlo».

Un’altra strada per recuperare le batterie delle auto elettriche è quella del riutilizzo: «Sarebbe la loro seconda vita. Un accumulato­re che ha perso la potenza necessaria per muovere una vettura può ancora immagazzin­are energia e cederla. Stiamo studiando con l’Enel un sistema per riutilizza­re queste batterie esauste per immagazzin­are l’elettricit­à delle fonti rinnovabil­i. Ma è un processo complesso, perché questi accumulato­ri vanno verificati in tutti i loro componenti per essere sicuri che funzionino bene». Attualment­e ci sono nel mondo miliardi di telefoni e tablet che montano batteria agli ioni di litio (circa 100 milioni solo in Italia). In Europa tutti questi apparecchi, quando sono «morti», finiscono in due aziende in Francia e Belgio dove vendono fusi e dalla fusione vengono recuperati alcuni metalli. Ma il litio, un metallo che in

natura si trova solo legato ad altri minerali, si perde. Nell’opinione pubblica cresce an

che la preoccupaz­ione riguardo all’impatto che le batterie esauste delle auto potranno avere sull’ambiente, un po’ come è avvenuto con i pannelli solari. «Intanto vorrei smontare un luogo comune» precisa il presidente del Cobat: «Oggi di un pannello solare arrivato a fine vita si recupera tutto, proprio tutto. E il riciclo dei pannelli è un’attività che si regge sulle proprie gambe da un punto di vista economico: chi produce il pannello paga un piccolo compenso periodico che coprirà le spese di trasporto e di gestione logistica per il futuro riciclo dell’impianto solare. Ecco, con le batterie dobbiamo ricreare un ecosistema di questo tipo».

In futuro però non ci saranno solo le batterie agli ioni di litio: «Penso di no. Nel mondo si stano investendo cifre enormi per sviluppare nuove batterie. Tanto per fare un caso, la Toyota ha avuto un atteggiame­nto cauto sulla tecnologia degli ioni di litio e sta studiando accumulato­ri allo stato solido. Gli ioni di litio sono il presente ma non sono il punto di arrivo».

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Il pianale con la batteria della Nissan Leaf: uno dei più avanzati modelli di veicolo elettrico.
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