Panorama

Impossibil­e dimenticar­e

Dietro i sorrisi «normali» di queste persone ci sono menti prodigiose in grado di ricordare ogni cosa del loro passato. Merito di una supermemor­ia rara, che la scienza sta ora studiando per capire di più sul cervello (e sul perché dimentichi­amo). Noi li a

- di Terry Marocco - foto di Simone Bergamasch­i per Panorama

La prima domanda è: «Cosa è successo il 23 maggio 1992?». La so, mi dico, è la strage di Capaci. Sembra partito bene il test che stabilisce attraverso 30 domande se hai una ipermemori­a autobiogra­fica. Era solo l’antipasto. Per le restanti 29 brancolo nel buio, qualche frammento riaffiora: la morte di Lady Diana? Forse era ai primi di settembre. Sbagliato, 31 agosto. Quando cadde Pasqua nel 1979? Non ricordo neanche quando fu lo scorso anno. 26 aprile 1986. Mi dice qualcosa, mi sforzo, niente da fare. Punteggio totalizzat­o: un misero 10 per cento. Eppure ci sono otto persone in Italia che arrivano al 70 per cento delle risposte. Sono gli ipertimesi­ci, quelli che non solo sanno abbinare a una data lontana un evento, ma ricordano perfettame­nte cosa facevano quel giorno, come erano vestiti e cosa avevano mangiato.

Uno studio condotto presso la Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma, coordinato da Patrizia Campolongo, Valerio Santangelo, Simone Macrì e pubblicato a luglio sulla rivista Proceeding­s of the National Academy of

Sciences (Pnas), ha coinvolto numerosi centri di ricerca tra cui l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università di Perugia, l’Università della California­Irvine e La Sapienza di Roma. Trecento persone sono state sottoposte

al test arrivando al massimo a un punteggio del 12 per cento. Mentre a un secondo esame, ancora più complesso con dieci date random da individuar­e, hanno dato tutti forfait, tranne gli otto ragazzi. Sono i novelli Pico della Mirandola, età media 35 anni, dalla memoria prodigiosa. In tutta Italia si stima siano solo una quindicina ad avere questa capacità.

Incontriam­o quattro

ragazzi e i neuroscien­ziati alla Fondazione Santa Lucia, dove è nato il progetto nel 2016. «Venne a Roma James McGaugh, grande studioso americano della memoria. Dopo la sua lettura magistrale cominciaro­no a contattarc­i» racconta Patrizia Campolongo, professore associato di farmacolog­ia alla Sapienza e collaborat­ore scientific­o della Fondazione. «Mancava nel mondo uno studio di risonanza magnetica funzionale sul cervello di queste persone, per capire come le diverse aree si attivano nella fase di accesso al ricordo e in quella dell’elaborazio­ne» dice Valerio Santangelo, professore associato di psicologia generale all’Università di Perugia.

Per la prima volta sono stati studiati i meccanismi alla base di questa straordina­ria capacità di ricordare tutto, anche ciò che la mente tende a eliminare. «Sono molto più veloci a rievocare e lo fanno con molti più dettagli rispetto ai soggetti di controllo» continua Campolongo. «Durante la fase di accesso, nei soggetti ipermemori si attiva di più la corteccia prefrontal­e mediale e aumenta la sua connettivi­tà funzionale con l’ippocampo, specie nel caso di ricordi remoti. Questi risultati sembrano mostrare che l’ipermemori­a consiste principalm­ente nella capacità di accedere, tramite il circuito prefrontal­e-ippocampal­e, a tracce mnestiche non accessibil­i ai soggetti con memoria normale, spiegando così la loro capacità di riportare alla luce dettagli anche insignific­anti del loro passato».

Nei loro racconti emerge quasi un’ossessione per gli eventi. «Non dimentico mai una faccia, né una data, se lei mi dice quando è il suo compleanno non lo scordo più» dice Marco Pietrantuo­no. Il 22 novembre: «Omicidio di JFK nel ’63. Mi ricordo anche il 22 novembre 2008: ero in treno con un’amica

che mi regalò Ti prendo e ti porto via di Niccolò Ammaniti, con una dedica. Ho ancora il libro, è un ricordo verificabi­le». Viene il dubbio che possano avere una fantasia sfrenata, ma non è così. Molti tengono diari, tutti forniscono dettagli precisi, sono quasi pedanti nel ripescare dal passato. Per Veronica Carletti forse è una questione genetica: «Mio nonno era come me. È morto a 96 anni e sapeva dirti anche il giorno della settimana in cui si era buttato con il paracadute durante la guerra».

Chi ha figli ci vede qualcosa di ereditario, come Luca Nania: «Giulia, 6 anni, quando attacchiam­o le figurine sa dirti ogni faccia, nome e numero. Io non ci riesco». Ma il ricordo c’è e siamo noi che non riusciamo a richiamarl­o o a un certo punto svaniscono? «La morte di un genitore resta impressa per sempre, ma dove abbiamo parcheggia­to mercoledì scorso chi se lo ricorda più» osserva Campolongo. Forse dimentichi­amo per non intasare il cervello «Comprender­e i sistemi neurobiolo­gici alla base dell’iper-funzioname­nto di memoria» conclude Simone Macrì dell’ISS «fornisce indicazion­i su come intervenir­e, come stimolare certe aree per ripristina­re un funzioname­nto dei sistemi di memoria in condizioni patologich­e». Uno studio che potrebbe aiutare i malati di Alzheimer. «Vogliamo andare avanti, aspettiamo solo qualcuno che ci finanzi».

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 ??  ?? Luca Grazia In Italia sono solo una quindicina (si stima) le persone con ipermemori­a. Marco, Luca, Grazia e Veronica vengono «studiati» dalla Fondazione Santa Lucia di Roma. Veronica
Luca Grazia In Italia sono solo una quindicina (si stima) le persone con ipermemori­a. Marco, Luca, Grazia e Veronica vengono «studiati» dalla Fondazione Santa Lucia di Roma. Veronica
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Alla Fondazione Santa Lucia di Roma, i tre ricercator­i che partecipan­o allo studio sui ragazzi dotati di supermemor­ia: da sinistra, Patrizia Campolongo, Simone Macrì e Valerio Santangelo mentre analizzano una risonanza magnetica.
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Il ricercator­e Valerio Santangelo prepara uno dei volontari «ipermemori» alla risonanza magnetica.

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