Un parlamento tutto decreti e niente leggi
Correva il 19 giugno 2013. Luigi Di Maio denunciava con veemenza populista il «parlamento esautorato» dal decreto Omnibus presentato dal governo guidato dal Partito democratico. Da allora, per anni, il Movimento 5 Stelle ha insistito sullo stesso concetto: il governo stava sottraendo potestà a deputati e senatori. E quando il 24 marzo 2018 Roberto Fico è diventato presidente della Camera ha promesso: «Le decisioni finali devono maturare solo e soltanto nelle commissioni e nell’Aula perché soltanto un lavoro indipendente può dare vita a leggi di qualità». Uno stesso atteggiamento, negli anni dell’opposizione, ha avuto Matteo Salvini. Tuttavia, una volta arrivati al governo, Lega e Movimento 5 stelle... Le statistiche dicono che questo è il parlamento più inoperoso della storia repubblicana. Ormai si limita soltanto a ratificare i decreti legge del governo (l’ultimo, quello sulla sicurezza), materializzando il rischio che contestavano Di Maio e Salvini a suo tempo. Dopo 35 giorni di ferie (quasi un record), alla riapertura dei lavori l’unico dibattito serio è stato sul seggiolino anti-abbandono. Per il resto, solo mozioni delle opposizioni. Poi, più nulla. Mentre le aule di Camera e Senato restano di fatto desolatamente vuote. E i parlamentari? Cosa fanno solitamente? Praticano la cosiddetta «chiacchiera morta» nel corridoio del Transatlantico. Insomma, ciondolano.
Capannelli. L’Aula resta vuota, in compenso i parlamentari affollano il Transatlantico.