Le nostre vite invase dal rumore
Ma solo nel silenzio possiamo capire, ascoltare e ridiventare esseri nuovi.
Lo sentite tutto questo rumore? Parole fuori controllo esondano
da tv sempre accese e inondano le case. Commenti inutili e banali, se non ostili, rimbalzano e si ingigantiscono nei social network. Siamo così conformi a questo modello che anche quando vogliamo isolarci dall’interazione sociale, lo facciamo attraverso cuffiette e auricolari che ci riempiono di rumore. La nostra vita, reale e digitale, è un susseguirsi di stimoli cui dobbiamo reagire con una prontezza sempre maggiore. Una velocità che danneggia la qualità del pensiero e dell’espressione. Siamo talmente soggiogati dal bisogno di dire subito la nostra su qualsiasi cosa che trascuriamo di coltivare la sfera privatissima in cui possiamo ritirarci per riordinare i pensieri e farli maturare. La cosa richiede più tempo e impegno di un like o di un post veloce e superficiale, che sono rumore proveniente da noi.
Non è solo una semplice questione di inquinamento acustico (indicato dall’Oms come una «piaga moderna»). Da tempo si indaga sul concetto di entropia anche in ambiti non puramente fisici. Secondo la teoria dell’informazione, l’entropia di una sorgente di messaggi è l’informazione media contenuta in ogni messaggio emesso. Un messaggio scontato, che ha un’alta probabilità di essere emesso dalla sorgente, contiene poca informazione; un messaggio inaspettato, con poca probabilità di essere emesso, contiene invece molte informazioni. In estrema sintesi: più parliamo più rischiamo di non essere ascoltati.
Prima di parlare di qualsiasi cosa, prima di dare una risposta,
di esprimere un pensiero o un giudizio, di prendere posizione, è utile ricercare un momento di silenzio, possibile solo attraverso un atto portentoso: l’ascolto. Cercando il silenzio si trova l’ascolto di quello che c’è oltre noi stessi, si trova il suono e la vita e se ne prende consapevolezza. Provandoci personalmente, ho sperimentato la magia di avere una chiara consapevolezza del tutto. In quell’istante tra la sollecitazione e la risposta si produce la reale comprensione di ciò che è veramente utile fare o dire, e di conseguenza essere.
Quello è lo spazio della possibilità. Possibilità di ascoltare, di sperimentare per comprendere e ridiventare esseri nuovi poiché capaci di produrre un punto di vista nuovo; che, ancorché soggettivo, è il primo passo per abbandonare la credenza che le cose siano esattamente come ce le hanno raccontate. Ascoltiamo poco, dunque, e veniamo ascoltati poco. Veniamo ascoltati poco perché l’altro è come noi: non ascolta. Il rumore domina. Proviamo a fare silenzio dentro per far cessare il rumore anche fuori, diamoci l’opportunità di entrare nello spazio della possibilità, perché è nel rumore, nel caos, che si viene derubati, e quasi sempre ciò avviene senza che ce ne accorgiamo.
«Parlare è un bisogno, ascoltare è un’arte», Goethe