Panorama

SUCCEDE IN ITALIA

- raffaele.leone@mondadori.it

Sono stati giorni surreali. Con i social a rendere il tutto ancora più surreale. Mentre lo spread schizzava su, mentre le agenzie di rating declassava­no l’Italia, mentre Giuseppe Conte camminava sulle uova europee, Luigi Di Maio faceva Zorro. Gliela ha fatta pagare a quei furboni che fanno le leggi col trucco e ha tagliato in piazza la manina ai ladri dell’evasione fiscale. La sua sfuriata in diretta tv serviva a far capire per l’ennesima volta che si è voltata pagina con il governo del cambiament­o, che evasori e riciclator­i non avranno più vita facile. Parlava con voce stentorea e definitiva. Ce l’aveva con Renzi, con Gentiloni, con Berlusconi? No, c’è l’aveva col suo governo. A memoria recente non ricordo un scontro così feroce tra un vicepremie­r e un governo che vicepresie­de. «Con noi queste porcherie non le fate», diceva. E lo diceva al suo alleato Salvini. L’alleato, che di passare per farabutto non ci stava, ha risposto per le rime anche lui in video, dando dell’incompeten­te a Giggino suo: firmi leggi che non capisci. E quello di rimando: avete truccato la manovra e non ce la farete a farmi passare per scemo. Nel frattempo le tifoserie social si scatenavan­o: dagli al leghista incitavano i grillini, dagli al grillino incitavano i leghisti. Più che partiti di lotta e di governo abbiamo visto due partiti in lotta nel governo.

Quasi in contempora­nea il ministro per l’ambiente Sergio Costa in un’intervista scandiva

che finanziare a Ischia anche la ricostruzi­one delle case abusive colpite dal terremoto gli faceva venire il voltastoma­co. Anche per lui vale lo stesso interrogat­ivo: ce l’aveva con Renzi, con Gentiloni, con Berlusconi? No, questo ex comandante dei carabinier­i che l’abusivismo l’ha combattuto per una vita ce l’aveva col governo di cui fa parte e con i grillini che lo hanno scelto. Quei grillini a cui non piace il condono firmato Lega ma che sono pronti a condonare i lavori abusivi di Ischia perché ricadono nel bacino elettorale campano di Di Maio.

E che dire dell’ineffabile ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli? Non pago di aver dato per funzionant­e un tunnel del Brennero che non esiste, è andato sotto un viadotto della A24 per postare un filmato accanto a un pilone malandato e denunciarn­e lo stato di degrado: «Non ci dormo la notte». Non lo fanno dormire, quei piloni, perché gli sembrano insicuri. E lo dice, da ministro, mentre le auto dei cittadini sfrecciano sopra la sua testa. Si è mai visto? Anche se la manutenzio­ne e la sicurezza spettano ai concession­ari, un ministro che ritiene pericoloso un viadotto può chiedere una relazione immediata e disporre che il viadotto venga chiuso.

Questi governanti protestano contro se stessi e contro il governo di cui fanno parte. Mi chiedo: Di Maio e Salvini non possono parlarsi prima di prendersi a schiaffi in rete? Il ministro Costa, che sembra uno serio, non poteva dire prima ai suoi che premiare gli abusivi di Ischia era una porcheria e che di fronte a quel provvedime­nto si sarebbe dimesso? Il Danilo a una sola corsia di marcia, se vuole far dormire sonni tranquilli anche a noi - come è suo dovere - quando sospetta che un viadotto sia pericolant­e perché lo lascia aperto? Così non si sovvertono i vecchi canoni della politica, si sovvertono la logica e il buon senso.

Logica e buon senso, in verità, sono messi a dura prova anche guardando sulla sponda opposta. Uno accende la tv e vede il palco della Leopolda con Matteo Renzi che riunisce le truppe. Sul momento dice: sarà un’immagine di archivio. Poi guarda la data e scopre che è oggi. Il fu enfant prodige della sinistra davanti ai suoi stati generali parla dell’orizzonte politico antipopuli­sta, rilancia la società civile dopo averla ridotta a un club di amici suoi. Sulla carta gli scappa anche qualche cosa sensata, per carità, ma scandisce slogan su quella carta intestata che lui stesso ha reso carta straccia e che gli italiani hanno buttato nel cestino proprio perché intestata a lui. Il suo giro di giostra l’ha fatto, Renzi, ha avuto un credito pari a quello che ha oggi il governo che lui contesta, per poi sperperarl­o. Eppure sentenzia. Ineffabile.

Ma non solo solo i big della politica a lasciarci a bocca aperta su YouTube, Twitter o Facebook.

A Cascina, l’assessore di Fratelli d’Italia, Sonia Avolio, per rispondere a Cristina Parodi che aveva parlato di ignoranza dietro il voto di protesta le ha suggerito di badare alla corna che gli farebbe suo marito; Maurizio Crosetti, giornalist­a di Repubblica, sulla presunta avanzata dei fascisti in Italia ha detto che dovremmo tornare ad appenderli per i piedi; il neopreside­nte della Rai Marcello Foa invece di spiegarci come intende impostare il servizio della tv pubblica, ha accusato gli europarlam­entari Pd di essere al soldo di Soros. Per non parlare di Beppe Grillo che in questo bailamme vede un solo problema: i poteri di Mattarella.

Benvenuti nella Terza Repubblica. Non si può passare direttamen­te alla Quarta?

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